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Ecco come il Movimento 5 stelle vuole rivoltare banche e Banca d’Italia

Rivoltare il sistema bancario italiano come un calzino. A partire da un ripensamento della Banca d’Italia, passando per la separazione tra istituti commerciali e d’affari, toccando persino la Cdp. Sono le idee del Movimento Cinque Stelle per il settore creditizio: i grillini in questi giorni, in vista anche delle prossime elezioni politiche, stanno elaborando proposte in più comparti. Con questo articolo Formiche.net inizia una serie di articoli di approfondimento sui progetti dei Cinque Stelle.

BANKITALIA FORMATO SVEZIA

Il primo cardine della riforma pentastellata risponde al nome di Bankitalia. Poche settimane fa il deputato grillino Alessio Villarosa ha presentato alla Camera un progetto per cambiare radicalmente l’assetto dell’Istituto centrale governato da Ignazio Visco. A partire dalla governance. Mandato al governatore di 7 anni, non rinnovabile, ed elezione del Consiglio superiore da parte della Camere in seduta comune previo parere favorevole di un’apposita commissione di vigilanza. Ma, soprattutto, nazionalizzazione della Banca d’Italia sulla falsariga del modello svedese, che ha fatto scuola nel mondo secondo i grillini. Dunque, fuori gli azionisti privati (le banche) da Via Nazionale e rimessa delle quote in mano pubblica. Infine il Direttorio di Palazzo Koch, il cui mandato dei membri scende da 6 a 5 anni con un possibile rinnovo e resta nominato dal Consiglio superiore “che non è più frutto delle scelte degli azionisti privati”.

LA SEPARAZIONE BANCARIA

L’altra battaglia che i grillini intendono portare avanti è quella per la cosiddetta separazione bancaria, ovvero l’obbligo di separare  l’attività delle banche d’affari da quelle commerciali. L’obiettivo di fondo della proposta, ribattezzata Glass Steagall Act, in onore della legge bancaria che, nel 1993, introdusse negli Stati Uniti una rigida distinzione tra attività bancaria tradizionale e attività bancaria di investimento, è quello di “incentivare” le seconde a finanziare famiglie e imprese, limitandone il campo di azione nelle attività finanziarie, considerate più rischiose e che secondo la filosofia grillina dovrebbero essere esclusiva prerogativa delle banche di affari. Come fanno sapere ambienti vicini al dossier i cardini dell’operazione, prevista in un progetto di legge in corso di stesura, sono essenzialmente quattro. Innanzitutto, divieto assoluto di operatività delle banche d’affari nei comparti delle seconde e viceversa. Nessun dipendente, quadro, consulente socio che sia di una banca commerciale potrà poi operare contemporaneamente per una banca d’affari e per una commerciale. Previsti inoltre alcuni casi di “incompatibilità” bancaria. In pratica, spiegano dal Movimento fondato da Beppe Grillo, nessuna persona fisica, dipendente, funzionario, amministratore delegato di una banca commerciale può contemporaneamente ricoprire ruoli o incarichi ne diretti che indiretti da parte di una banca d’affari. Ultimo punto, riguarda nuovamente la Banca d’Italia, che avrà infine poteri maggiori durante le operazioni di separazione con la possibilità di obbligare la separazione anzitempo nel caso in cui ciò sia necessario per la tutele dell’interesse pubblico o del risparmio.

BAIL-IN (NON) TI CONOSCO

E che dire del mai così discusso Bail-in, il meccanismo europeo in vigore da 1 gennaio 2016 che fa pagare il conto delle crisi bancarie ad azionisti e correntisti? Il Movimento Cinque Stelle non ha mai nascosto la sua avversione per tale sistema, chiedendone a più riprese la cancellazione. L’idea di una separazione bancaria va proprio in questo senso. Perché, “se si vuole mettere a rischio i depositi dei correntisti il governo dovrebbe prima approvare la nostra proposta di separazione bancaria per far si che ogni correntista sappia con certezza che la propria banca investirà solo nell’economia reale escludendo così titoli altamente rischiosi”, viene spiegato, non mancando di far notare come “peccato che da noi esisteva una separazione bancaria, distingueva le operazioni in breve e lungo termine, cancellata dalla nuova introduzione del Testo unico bancario”.

“L’ALTRO” SALVA-BANCHE

La riforma bancaria targata Grillo arriva persino ai quattro crack di novembre e al decreto salva-banche che ha azzerato milioni di risparmi. Anche su questo capitolo i pentastellati hanno sempre avuto un’idea tutta loro e alternativa al meccanismo messo a punto dal governo e approvato recentemente dal parlamento. L’idea dei 5 Stelle prevede la possibilità di risarcire i risparmiatori con i dividendi che ogni anno elargisce Bankitalia ad azionisti (340 milioni nel 2016) e Stato (oltre 3 miliardi). Non solo. Il M5S ha chiesto di convertire le obbligazioni azzerate dal salvabanche in azioni della nascente bad bank, oltre a chiedere a gran voce un credito di imposta per contribuire al recupero delle perdite.

VIGILANZA, COSI’ NON VA

Nel ventaglio di proposte grilline c’è anche il capitolo vigilanza. A partire dai manager delle banche private che “non possono più sottoscrivere strumenti finanziari, prestiti o fidi personali che provengono dalle banche da loro amministrate: una misura che ha l’obiettivo di rendere più agevole ed efficace la vigilanza. C’è poi la possibilità di istituire, per gli amministratori delle banche private, “una cauzione speciale, pari al 25% degli emolumenti degli stessi, che l’istituto centrale detiene e ha facoltà di trattenere per il triennio successivo alla fine del mandato del manager in quel dato istituto. Il lasso di tempo consente di verificare se la gestione del dirigente ha generato dissesti finanziari o danni reputazionali all’intermediario”. Dunque, soldi da trattenere in caso di malagestio dell’istituto.

CDP ALLA TEDESCA

Un ultimo capitolo bancario riguarda la Cdp. Che i grillini vorrebbero più simile alla sua “cugina” tedesca, la Kfw, perché – dicono i Pentastellati – è molto più concentrata sui finanziamenti all’economia reale di quanto faccia la sua omonima italiana. Nei piani del Movimento ci sarebbe dunque una sorta di grande banca pubblica, che potrebbe rispondere al nome di Cdp, da mettere al servizio di famiglie e imprese. Proprio come in Germania.

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