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Libia, euro, F35 e Nato. Tutte le tesi choc di Alessandro Di Battista in politica estera

Alessandro Di Battista

Portato ad essere un “non allineato”, per sua stessa definizione, Alessandro Di Battista è uno degli esponenti del Movimento 5 Stelle di spicco. Dopo la bagarre creata dal caso Muraro e non solo che sta intaccando la giunta di Virginia Raggi, e le critiche ricevute da Luigi Di Maio anche da militanti grillini nella gestione del caso dell’assessore all’Ambiente di Roma, molti osservatori ritengono (ma non l’ex guru dei Cinque Stelle, Paolo Becchi) che Alessandro Di Battista, anima movimentista e più di sinistra dei 5 Stelle, dopo il comizio a Nettuno con Beppe Grillo stia superando Di Maio nel ruolo di potenziale candidato premier dei Cinque Stelle alle prossime elezioni politiche. Vero, verosimile o falso che sia, vediamo comunque le principali posizioni in politica estera di Di Battista.

NO ALLE BASI ITALIANE PER GLI USA CONTRO ISIS IN LIBIA

Una delle più recenti dichiarazioni di Di Battista in politica estera è dell’agosto scorso, quando gli Usa su richiesta del governo della Libia retto da Serraj hanno bombardato le postazioni militari dello Stato Islamico nel territorio libico. Concedere o no le basi aeree in Italia agli Usa? A questa domanda il leader pentastellato rispondeva così: “Non dobbiamo farci percepire come nemici in Libia, perciò sarebbe un errore enorme concedere le basi per i bombardamenti”. E ancor: i bombardamenti sono “una follia” perché rischiano di “ricompattare le fazioni libiche contro il nemico occidentale”.

EURO SÌ, EURO NO

Quella della sovranità monetaria è stata una battaglia del Movimento 5 stelle fin dagli albori, anche per Alessandro Di Battista. “L’Euro è una zavorra di cui l’Italia deve liberarsi”, sosteneva il vicepresidente degli affari esteri Di Battista intervenendo al convegno “All’Alba di una nuova Europa” nel marzo 2015. “La realtà è che siamo schiavi – dichiarava ancora -. Non stiamo nell’Euro ma sostanzialmente nel marco quindi dobbiamo staccarci dal nazismo centrale di Germania e istituzioni europee perché vogliono colonizzare il Sud Europa attraverso le loro politiche economiche”. L’euroscetticismo del Movimento, però, ha visto una sostanziale battuta d’arresto proprio nei giorni della Brexit, quando il Regno Unito doveva scegliere, attraverso un referendum popolare, se abbandonare o meno l’Unione Europea. Durante una serata organizzata dall’ambasciata britannica proprio in occasione del referendum, il deputato ha sostenuto che quella del referendum “è la strada, anche per noi”, non riferendosi, però, a un eventuale voto sull’Euro o sull’Europa, ma riguardo temi come il taglio delle pensioni d’oro. Sempre in Europa e con l’Euro, dunque, ma lottando dall’interno per scardinare le istituzioni (la cosiddetta Troika) e arginare così le politiche di austerità.

LA DIFFIDENZA VERSO LA NATO (E GLI USA)

E sempre di riappropriazione della sovranità si parla quando si tocca il tema Nato: intervistato dal Manifesto lo scorso gennaio, Di Battista ha spiegato: “Siamo ottimi amici degli Usa, ma vogliamo essere amici simmetrici e con una identica voce”. Nello specifico, secondo Di Battista, venti anni fa aveva senso allinearsi con gli Usa in contrapposizione all’Urss perché “dopo la guerra c’erano situazioni molto complicate” mentre ora “da strumento di difesa la Nato è diventata un organismo che porta avanti teorie come quella della guerra preventiva, un concetto che trascende gli obiettivi iniziali e va contro quelli della Repubblica italiana”. “Gli Stati Uniti sono un grande paese – ha aggiunto – da cui possiamo anche apprendere molto, ma non è che tutto quello che arriva da lì dev’essere considerato accettabile” e così il vicepresidente della commissione Esteri alla Camera bocciava il Ttpi (ormai in stallo), e chiariva la sua posizione riguardo a molti degli ultimi conflitti a cui l’Italia, in diverse misure, ha preso parte: Afghanistan, Libia, fino ad arrivare ai bombardamenti di Belgrado nel 1999 che, secondo Di Battista, sono conflitti costati “miliardi di euro, vittime civili e soldati italiani, in spregio al diritto internazionale”.

ARMAMENTI, F35 E QUESTIONE MIGRANTI

“Non dobbiamo provare a risolvere i conflitti internazionali mediante bombe, perché è questo che genera flussi migratori. Mi dà il voltastomaco l’ipocrisia di chi la domenica si scandalizza per le morti in mare e poi il lunedì continua ad armare chi li ha uccisi”. Così Di Battista commentava, nel settembre 2015, la posizione dell’Italia sull’emergenza migranti e, lateralmente, sulle spese militari italiane. L’Italia, aggiungeva, “avrebbe la forza di andare in Europa e minacciare gli altri paesi: o ci date una mano con una seria redistribuzione o ce ne andiamo, o ci date una mano per il superamento dell’accordo di Dublino o noi prendiamo altre strade.
La posizione di Di Battista contro il programma sugli F-35 era stata espressa dal vicepresidente degli affari esteri della Camera sia in Aula (giugno 2013) che sul blog di Beppe Grillo, all’indomani dell’intervento militare per contrastare l’avanzata dello Stato Islamico della Coalizione contro l’Isis nel 2014 (guidata dagli Usa e composta da uno schieramento eterogeneo di paesi). “Innanzitutto – scriveva Di Battista – occorre mettere in discussione, una volta per tutte, la leadership nordamericana. Gli USA non ne hanno azzeccata una in Medio Oriente. Hanno portato morte, instabilità e povertà. Hanno dichiarato guerra al terrorismo e il risultato che hanno ottenuto è stato il moltiplicarsi del fenomeno stesso”, fino ad arrivare alla posizione che dovrebbe assumere l’Italia: “L’Italia dovrebbe promuovere una moratoria internazionale sulla vendita delle armi. Se vuoi la pace la smetti di lucrare sugli armamenti” scriveva nel post fiume pubblicato su beppegrillo.it.

IL DIALOGO CON LA RUSSIA E UNO SGUARDO IN AMERICA LATINA

Se l’orientamento filo atlantico non è nella visione geopolitica di Di Battista, si aprono dunque nuove porte di dialogo e nuove finestre di osservazione: “Abbiamo ottimi rapporti con la Federazione russa”, raccontava sempre Di Battista al Manifesto con cui si condivide l’obiettivo di porre fine alle sanzioni imposte dagli Usa: “Le sanzioni alla Russia imposte da Washington hanno messo in crisi l’impresa italiana e quel che ha perso l’Italia in termini di rapporti commerciali se lo sono accaparrati gli Stati uniti, il cui volume d’affari con la Russia è aumentato”. Sono aperte, invece, finestre di osservazione verso i Paesi latinoamericani (CELAC) e i BRICS, da cui è possibile imparare molto: dai primi, come riuscire ad esportare il made in Italy in modo orizzontale e come provare a raggiungere la sovranità economica energetica e dai secondi, invece, “le politiche complessive come quella della sovranità bancaria e monetaria”.

UNA RIFORMA SULLE POLITICHE MONETARIE

Un modo per riacquistare sovranità è, secondo Di Battista, la costruzione di un Fondo monetario alternativo sulla falsa riga di quello immaginato dai BRICS: “Noi proponiamo una riforma in cui l’impresa privata venga regolata dalla banca pubblica nazionalizzata: prevediamo una banca che si occupi di politiche monetarie e valutarie e una preposta agli investimenti delle imprese. In questo senso, vi sono alcuni esempi in Germania”.

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