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Perché Matteo Renzi sul referendum costituzionale cerca di sedurre i pensionati

Matteo Renzi

Silvio Pellico divenne famoso con un libro: Le Mie Prigioni. E’ possibile che l’attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi lasci ai posteri un volume intitolato Le Mie Pensioni. Anche Silvio Berlusconi, dopo le proteste del 1995, pensò di scrivere un libro sull’argomento, mutuando il titolo da Jean Paul Sartre La P… Respectuese’ dove P… sarebbe stato Pension non Putain come nell’originale del filosofo e scrittore francese.

Infatti, l’esito del referendum costituzionale dipenderà in gran misura dal voto di che è in pensione o di chi si appresta ad andarci. L’età mediana degli elettori ha superato i 45 anni (anche se di pochi mesi) e l’aspettativa di vita alla nascita è di 80 anni per gli uomini e di 87 per le donne: bastano questi due dati per indicare che il “SI” o il “No”, ed i voti alle elezioni dipenderanno in gran misura dai pensionati e dai pensionandi. Anche i quarantacinquenni guardano con grande apprensione ad un Italia piatta in cui (dati i meccanismi della riforma del 1995 che collega la crescita del montante individuale, da cui calcolare la pensione, all’andamento del Pil reale) gli assegni futuri si prospettano sempre più snelli.

Il governo è consapevole del problema e una parte importante della legge di bilancio (in cantiere) è diretta all’aumento delle pensioni più basse, con vari marchingegni tecnici illustrati in dettaglio sulla stampa quotidiana. Tuttavia, come ha dimostrato con grande chiarezza il Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, le promesse fatto dall’esecutivo sono prive di copertura. E lo saranno ancora di più a regime in quanto mischiando previdenza con assistenza, aumentano l’assegno previdenziale di individui a basso reddito, ma che in gran misura non hanno mai pagato contributi. Innescano, quindi, un meccanismo che rende vantaggioso eludere od evadere i contributi sociali. L’ex ministro dell’Economia e delle Finanze, Giulio Tremonti, parlerebbe di Stato Criminogeno (uno Stato che induce al reato), titolo di un suo libro di alcuni anni fa.

A Via Ciro il Grande, sede centrale dell’INPS, ci si dovrebbe occupare di fare funzionare la macchina (ci vogliono tempi biblici perché le pensioni, soprattutto quelle di reversibilità, vengano liquidate e la fusione con altri enti sembra non vada particolarmente bene) ma si ama, anzi si adora, occuparsi di politica previdenziale (compito specificatamente affidato ad un Ministro della Repubblica). Quindi, secondo le voci che corrono a Palazzo, avrebbero formulato una proposta: abbassare l’asticella per i contributi di solidarietà da 90.000 a 57.000 euro, nonostante la sentenze della Corte Costituzionale e le prospettive di una vera e propria rivolta elettorale di pensionati e pensionandi. I “gufi” dicono che si tratta di una trappola tesa allo stesso Presidente del Consiglio, dopo una passione consumatasi presto.


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