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Ama e Paola Muraro, tutti i numeri choc che affossano Roma tra i rifiuti

Paola Muraro

A Roma c’è qualcosa che davvero non funziona: i rifiuti. Nessuno, o quasi, è riuscito finora a capire perché nella Capitale raccogliere e smaltire la spazzatura costa 3-4 volte in più rispetto alle altre metropoli italiane ed europee. Forse il servizio è migliore? Non proprio.

I NUMERI DI UN DISASTRO

Come ricostruito nei giorni scorsi da un’inchiesta della Stampa, trattare e smaltire una tonnellata di rifiuti a Roma costa all’incirca 200 euro. Considerando che ogni anno nella Capitale si producono all’incirca 1,7 milioni di tonnellate di rifiuti, il costo complessivo è su per giù di 340 milioni. A Milano, dove opera l’Amsa (gruppo A2a) trattare la medesima quantità di rifiuti costa 50 euro, quattro volte in meno. Applicando tale importo alla Capitale, di milioni se ne spenderebbero 85. Dunque, avere una città sporca come Roma costa alla collettività quattro volte tanto l’esborso per una metropoli pulita. Ma non è tutto. C’è un altro dato che deve fare riflettere, e non poco. Secondo i dati dell’Agenzia per il controllo della qualità dei servizi a Roma, ogni romano produce 1,67 kg di rifiuti al giorno, contro una media italiana, calcolata in un recente rapporto della banca mondiale, di 2,2 kg per abitante. Altra anomalia, dunque: si produce meno spazzatura degli altri ma si paga un costo tra i più alti d’Europa. Ma non è tutto.

SE ROMA E’ LADRONA (SUI RIFIUTI)

Attenzione, fin qui si è parlato del trattamento rifiuti, non della raccolta. E un ciclo rifiuti è fatto da ambedue le cose. Dunque, ai cittadini romani la gestione dei rifiuti, raccolta inclusa, costa ben più dei 340 milioni sopra evidenziati. Quanto? Il calcolo è presto fatto, basta leggersi il contratto di servizio stipulato da Ama col Campidoglio nel settembre 2015, e valevole per i prossimi 15 anni. I 2,7 milioni di residenti romani pagano in media 260 euro all’anno, contro una media nazionale di 186 euro (dati Ispra). In tutto fanno circa 700 milioni. Tale è infatti il costo a carico della cittadinanza per l’intero ciclo rifiuti.

TUTTE LE FALLE DELLO SMALTIMENTO

Dando insomma per certo che a Roma raccogliere e smaltire la spazzatura è un vero salasso, è tempo di capirne le ragioni. La prima è di natura prettamente industriale. E cioè che Roma non ha un ciclo di smaltimento “chiuso”. Che vuol dire? In buona sostanza mentre tutte le altre capitali europee raccolgono e si liberano nei propri rifiuti rigorosamente all’interno della propria cintura metropolitana, Roma è costretta a portare altrove la propria spazzatura, presso gli impianti siti in altre regioni. Prima di cedere la guida dell’Ama tra le polemiche, l’ex presidente Daniele Fortini aveva rivelato come ogni giorno decine di camion portino fuori dal Lazio i rifiuti di Roma. Il che comporta enormi costi di gestione, fino a 250 milioni di euro all’anno, con evidenti ripercussioni sul costo complessivo della raccolta Solo il 40% della spazzatura viene smaltita dentro la provincia di Roma, il resto se ne va fuori presso impianti terzi e privati, che fanno il loro prezzo. E pensare che, proclami del sindaco Raggi sulla chiusura del ciclo a parte, città come Parigi e Londra smaltiscono al loro interno oltre il 90% dei rifiuti prodotti dai propri cittadini. A questo punto la domanda sorge spontanea. Ma dove vanno a finire i rifiuti di Roma?

DOVE FINISCONO I RIFIUTI DI ROMA?

Piccola premessa. A Roma il differenziato, inchiodato a ridosso del 40% (circa 700 mila tonnellate), viene smaltito pressocché interamente nelle isole ecologiche. All’appello manca quindi quel milione e passa di tonnellate che costituiscono l’indifferenziato, il vero tallone d’Achille dell’Ama. Ebbene, circa 400.000 tonnellate si dividono fra i Tmb (impianti di trattamento meccanico e biologico che, attenzione, non elimina i rifiuti come l’inceneritore, bensì ne crea di nuovi) di via Salaria e Rocca Cencia, altrettante finiscono nei due impianti privati di Manlio Cerroni a Malagrotta. Altre 200.000 tonnellate vengono infine trasferite in altri tre impianti: a Latina, Frosinone e Avezzano. Terminata l’operazione di smistamento, solo 300.000 tonnellate vengono incenerite e trasformate in combustibile derivato, meglio noto come Cdr. La gran parte dell’immondizia che esce dai Tmb – ben 700.000 tonnellate di rifiuti pretrattati – viene a sua volta distribuita in altri impianti e discariche sparse tra Friuli (Poredenone), Abruzzo, Lombardia (Pavia) ed Emilia Romagna (inceneritore di Ravenna). costo medio del processo: 40 euro a tonnellata per il trattamento, 45 per il trasporto, 100 per l’incenerimento. Totale: 195 euro a tonnellata.

IL PROBLEMA DEI TMB

Ed eccoci all’origine del problema. I Tmb, sorta di ibridi tra i compattatori e gli inceneritori. Il problema è che i Tmb, sorti per tamponare la chiusura della maxidiscarica di Malagrotta, imposta dall’Ue e che ha aperto la strada ai Tmb, non smaltiscono i rifiuti, bensì li trasformano in un’altra cosa, che poi deve essere a sua volta smaltita. Non risolvono il problema, anzi, complicano non poco il già accidentato percorso della spazzatura. In altre parole sono impianti non idonei ai volumi di una città come Roma. Punto secondo, non tutti funzionano. A Roma ce ne sono 4 (due dell’Ama, gli altri di Cerroni), nel Lazio otto. Ma di questi funzionano a regime solo cinque visto che i due impianti di Malagrotta, di proprietà del Consorzio Colari di  Cerroni, hanno difficoltà, mentre il sito di Rocca Cencia è finito più volte in affanno, tanto che in più di un’occasione rimandare indietro alcuni camion. Non va meglio sul fronte degli inceneritori: nel Lazio ce ne sono quattro ma uno, quello di Malagrottaè fermo mentre un altro, quello di Colleferro, ha un forno fermo. Rimangono dunque solo due impianti su quattro funzionanti a pieno regime, Colleferro 2 e San Vittore nel Lazio. Il ragionamento è semplice. Pochi impianti, per giunta inadeguati, pochi inceneritori, uguale rifiuti in altre regioni a costi raddoppiati.

LA PROFEZIA DI FORTINI (OVVERO IL COSTO DELL’INEFFICIENZA) 

Per chiudere il cerchio, non resta che fare il conto della serva, ovvero quantificare il costo di tale situazione. Più volte l’ex numero uno di Ama Fortini ha annunciato come raccogliere e smaltire i rifiuti costerà nei prossimi 10 anni 2 miliardi di euro. Il contratto firmato ai tempi di Marino quantifica in 200 milioni all’anno il costo della gestione dei rifiuti. Sempre che nel frattempo non vadano in pensione i Tmb.



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