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Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps. Cosa succederà alle banche italiane secondo il Cer

Si mette bene per le banche italiane? Forse sì. La buona novella sarebbe contenuta nell’ultimo rapporto del Cer, il Centro Europa Ricerche che ieri pomeriggio ha diffuso la sua annuale fotografia sul sistema bancario italiano. Il punto di partenza è che, a partire dai prossimi mesi il peso delle sofferenze che puntualmente affossa i bilanci bancari obbligando gli istituti a robuste ricapitalizzazioni diminuirà e impedendogli di liberare risorse utili a finanziare l’economia reale. Da una parte i clienti, che piano piano sembrano riuscire a rimborsare i prestiti, dall’altra la messa in vendita di stock di crediti deteriorati da parte degli istituti, mediante veicoli, tanto per citarne uno, come il Fondo Atlante.

BANCHE, SOFFERENZE ADDIO?

Attenzione, è presto per cantar vittoria e vedere gli istituti italiani liberi finalmente dagli npl. Però il Cer lo dice in modo chiaro. Da qui al 2019 lo stock di sofferenze diminuirà di quasi 40 miliardi di euro. Non è poco per un Paese costantemente nel mirino di Europa e organismi internazionali, proprio a causa dell’elevato ammontare di npl. Oggi le banche italiane sono schiacciate da 200 miliardi di sofferenze lorde, 203 entro la fine del 2016. Eppure, dal prossimo anno qualcosa cambierà. Nel 2017 il Cer stima uno stock ridotto a 194 miliardi, ridotto a 181 nel 2018 e a 166,4 l’anno dopo. Dunque, un considerevole taglio al peggior nemico degli istituti. “Lo stock delle sofferenze ha ormai fermato la sua corsa e il flusso di nuove sofferenze si è molto indebolito”, come indicato dai due estensori del rapporto Antonio Forte e Carlo Milani

QUANTO COSTA ATLANTE?

Per rimanere nel campo delle sofferenze, un capitolo a parte del rapporto è dedicato a Fondo Atlante e ai suoi effettivi benefici per il sistema bancario. Il Cer ha eseguito alcune simulazioni sulle perdite potenziali per le banche che dovessero cedere npl al Fondo. Le sofferenze infatti non vengono cedute a prezzo pieno, bensì scontato rispetto al valore nominale, comportando inevitabili deficit per gli istituti. Se per esempio nel 2017 Atlante acquistasse 14 miliardi di sofferenze dalle banche italiane, queste registrerebbero perdite per 4,7 miliardi. Se invece lo stock ceduto ammontasse a 15 miliardi, gli istituti dovrebbero iscrivere a bilancio passivi per 5 miliardi di euro.

COSI’ (FORSE) TORNERA’ LA FIDUCIA NELLE BANCHE

Fin qui il punto sulle sofferenze. Ci sono poi un paio di indicatori che aumentano le ipotesi di una vera ripresa del sistema creditizio. Il primo, da sempre termometro della fiducia verso le banche, riguarda i depositi. Che passeranno dai 1.345 miliardi del 2016,ai 1.400 dl 2017 agli oltre 1.500 del 2019. Una crescita non scontata in un Paese reduce dal disastro di Etruria&co e entrato in piena era bai-in. L’altro dato, legato a doppio filo alla ripresa del sistema industriale, è quello degli impieghi: 1.731 miliardi quest’anno, 1.761 il prossimo e 1.839 nel 2019.

IL MEF GELA LE BANCHE SUL JOBS ACT

Ma se per le banche le cose sembrano mettersi un pochino meglio, dal governo è arrivata una prima doccia fredda. Il fronte è quello del lavoro, in particolare il meccanismo del Naspi, l’indennità di disoccupazione introdotta dal Jobs Act, per i prepensionamenti del settore del credito. “Io sono contrario, perché se anche altri settori lo chiedono? Chi lo paga quel contributo? Preferirei piuttosto un’altra via che abbia a che fare con il trattamento fiscale di attività bancarie cui possiamo riconoscere l’eccezionalità della situazione”, ha detto il sottosegretario all’Economia, Enrico Morando.

COSI’ IL GOVERNO BENEDICE IL CAMBIO AL VERTICE MPS

Nel corso dell’appuntamento presso la Luiss, ha trovato spazio anche il recente cambio della guardia al vertice di Monte dei Paschi. Parlando con i cronisti, Morando si è detto piuttosto tranquillo sulle chanche della banca senese di superare le attuali difficoltà, legate anche allo smaltimento di quasi 10 miliardi di sofferenze. E non poteva essere altrimenti visto che il ricambio è stato di fatto assecondato dallo stesso governo. “Il nostro orientamento sul Monte dei Paschi è che la banca è solida, in grado di superare le difficoltà di questi mesi e anche il cambio di management deve essere iscritto in questo contesto“.



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