Si diceva che – dato il contesto politico attuale – fossero i grandi favoriti dall’Italicum, eppure i cinquestelle hanno ufficializzato ieri la loro proposta di riforma della legge elettorale approvata dal Parlamento nel maggio del 2015 su input di Matteo Renzi. La posizione del movimento – messa nero su bianco in una mozione presentata alla Camera da sette deputati, tra cui Danilo Toninelli – prevede il varo di un sistema “proporzionale senza alcun premio di maggioranza“, che si articoli “in circoscrizioni medio-piccole” e che consenta ai cittadini di esprimere le loro preferenze. Una mossa che ha sparigliato le carte nel dibattito in corso nel nostro Paese sulla legge elettorale, nel quale si inseriscono anche le discussioni a proposito del referendum sulla riforma costituzionale.
Ma per quale motivo i pentastellati hanno assunto questa iniziativa dopo che solo pochi mesi fa avevano definito non prioritaria la modifica dell’Italicum? La loro è una strategia che mira ad anticipare la decisione della Consulta sulla legge elettorale – ora spostata a dopo il referendum -, che prende atto delle difficoltà di Roma con relativo arretramento nei sondaggi oppure si tratta di una sorta di jolly calato sul tavolo al fine di scompaginare il quadro politico? Formiche.net ha posto queste ed altre domande al professore ordinario di Diritto Costituzionale dell’Università di Roma Tor Vergata Giovanni Guzzetta.
Professor Guzzetta, i cinquestelle propongono di cancellare l’Italicum e di optare per un proporzionale puro. Che le pare?
Non sono affatto stupito di questa proposta: considerata la cultura politica dei cinquestelle non mi sorprende che – a loro avviso – la democrazia si identifichi con il sistema proporzionale. Peccato si tratti di idee molto diffuse nella prima Repubblica. Il sistema che loro propongono è esattamente lo stesso che era in vigore allora: proporzionale più preferenze.
Che tipo di inconvenienti ci sarebbero?
Iniziamo con il dire che le preferenze sono una delle cause principali del malcostume elettorale e che per tale ragione furono abolite dai cittadini con il referendum del 1991. Inoltre, gli stessi italiani – con un altro referendum, nel 1993 – decisero di abbandonare il proporzionale. Queste semplici considerazioni mi fanno affermare che la posizione dei cinquestelle è molto arretrata.
Perché nel merito il proporzionale che il movimento di Beppe Grillo ipotizza non dovrebbe funzionare a suo avviso?
Mi pare tanto la proposta di chi non ha la minima voglia di governare. Il proporzionale è un sistema elettorale nel quale nessuna formazione politica è in grado di dar vita da sola a un esecutivo. Il che tradotto vuol dire a mio avviso che i cinquestelle non hanno alcuna intenzione di andare al governo: senza alleati, infatti, non sarebbe tecnicamente possibile, ma d’altro canto – come hanno ripetuto ad ogni occasione – non sono minimamente interessati a fare accordi con altri partiti.
Ma è giusto dire che il proporzionale proposto dal movimento è esattamente l’opposto del sistema introdotto dall’Italicum?
Sono due modelli completamente diversi. L’Italicum è un sistema che si muove in una logica maggioritaria, mentre i cinquestelle hanno proposto un proporzionale puro nel quale – lo ripeto ancora – per definizione non può vincere nessuno. Non c’è alcuna democrazia contemporanea in cui una sola forza politica sia in grado di ottenere più del 50% dei voti. E’ un’idea arcaica, che peraltro non si mai verificata neppure nella prima Repubblica.
Con quali conseguenze?
La principale conseguenza di un sistema del genere è l’obbligo di fare governi di coalizione anche ampi, e caratterizzati da una fortissima instabilità. E poi, ancora, la piaga del notabilato e il mercimonio delle preferenze. Qualcosa, insomma, che in Italia conosciamo benissimo. Proporre di tornare a un situazione del genere, secondo me, non denota la volontà di modificare in meglio il Paese, ma al contrario rappresenta il tentativo di trarre un vantaggio dalle sue disfunzioni.
Perché i cinquestelle hanno fatto la loro proposta adesso, a poche settimane dal referendum costituzionale e dalla decisione della Consulta sull’Italicum?
Direi che è iniziata la campagna elettorale: il movimento ha scelto la posizione in cui appare più disinteressato, perché rinuncia a una legge che potrebbe farlo vincere in cambio di una molto meno premiante nei suoi confronti. In realtà, io penso il contrario: sono convinto – e questa proposta me lo conferma – che i pentastellati abbiano paura di vincere. Governare un Paese è molto difficile, mentre protestare è facilissimo.
Rimane il fatto, però, che l’Italicum sarà sottoposto al giudizio della Consulta che a quanto si rumoreggia potrebbe dichiararne parzialmente l’incostituzionalità.
Sono assolutamente contento che la Corte Costituzionale arrivi a pronunciarsi sulla nuova legge elettorale: in questo modo finalmente il tema uscirà dallo sterile dibattito di queste ore. Lo deciderà la Consulta se l’Italicum è costituzionale oppure no. Concentriamoci, invece, su quello che spetta a noi decidere: la riforma della Costituzione con il prossimo referendum.
Ci sono però molti esponenti politici e osservatori – soprattutto nel Partito Democratico – che legano il loro Sì al referendum all’impegno solenne da parte di Renzi di modificare la Costituzione. Che ne pensa?
Chi contesta l’Italicum, lo fa per due ragioni: innanzitutto la presunta incostituzionalità della legge, ma a questo punto mi pare un argomento abbastanza inutile visto che tra poco avremo la pronuncia della Corte. In secondo luogo, c’è chi non vuole l’Italicum perché in fondo non vuole un sistema maggioritario. Questi ultimi sono certamente in ottima compagnia: provi a prendersi i dibattiti parlamentari degli anni ’50 su legge elettorale e premio di maggioranza e si renderà conto di quanti fossero allora i sostenitori del proporzionale.
Lei non è fra questi…
Sono convinto che si debbano preferire sistemi in grado di garantire la formazione di governi stabili. La rappresentanza è importantissima, ma da sola non può bastare. Non è sufficiente decidere chi ci rappresenta senza scegliere chi ci governa. E’ come dire: “Partecipiamo alle Olimpiadi ma non ci interessa vincere“.
L’Italicum, dunque, le piace?
Personalmente sono per l’uninominale a un turno. Dopodiché sono a favore di qualsiasi sistema elettorale che permetta ai cittadini di scegliere le maggioranze il giorno stesso del voto. E l’Italicum va in questa direzione.