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Mps, tutte le fatiche di Marco Morelli al Monte dei Paschi di Siena

Marco Morelli

Tutto chiaro il futuro di Mps, vero? Certo, tutto chiaro. Nuovo piano industriale il 24 ottobre, assemblea sulla ricapitalizzazione intorno al 24 novembre, gli advisor stanno vagliando le sofferenze da cartolarizzare, si pensa prima del referendum a una conversione volontaria di bond subordinati in azioni ma non si sa ancora l’ammontare, l’aumento di capitale avverrà agli inizi del prossimo anno. Queste le principali novità del piano che il nuovo capo azienda, Marco Morelli, sta studiando, secondo le ultime cronache.

Tutto chiaro, anzi no. La conversione delle obbligazioni subordinate in azioni andrà sicuramente in porto, come si augurano i vertici e come tutti dovrebbero sperare, magari perché la conversione sarà fatta a prezzi allentanti, ma certo non è un segnale rassicurante. Perché significa che i 5 miliardi di aumento cash annunciati al mercato il 29 luglio si sono dimostrati eccessivamente ottimistici. Così si chiede agli obbligazionisti subordinati di diventare soci per rafforzare il capitale. Una mossa per scongiurare foschi scenari da bail-in stile Banca Etruria, se la ricapitalizzazione dovesse fallire.

Ma c’è dell’altro. Quando l’azionista Tesoro, in accordo con le banche d’affari (qui la ricostruzione del ruolo di Vittorio Grilli di Jp Morgan) che gestiscono la ricapitalizzazione di Mps, defenestrò Fabrizio Viola da amministratore delegato si disse – per le interpretazioni unanimi di osservatori e addetti ai lavori – che a Viola i mercati non riconoscevano più la credibilità e l’autorevolezza per mandare in porto quella operazione di salvataggio che prevedeva una vendita di stock di sofferenze bancarie da 9,2 miliardi di euro e un aumento di capitale da 5 miliardi.

Dunque venne nominato Morelli nuovo amministratore delegato. Ora si attenderebbe che il piano fosse confermato vista la fiducia dei mercati verso il nuovo vertice. Invece, contrordine: serve la conversione volontaria dei bond (forse non solo quelli detenuti da investitori istituzionali ma pure dalla clientela retail). Ipotesi – è stato scritto in verità negli scorsi giorni a ridosso del ribaltone al Monte dei Paschi di Siena – che advisor e banche d’affari caldeggiavano, a differenza di Viola. Oggi invece si legge in alcune ricostruzioni che quella ipotesi era stata contemplata anche dallo stesso Viola.

Tutto chiaro? No, tutto fosco e confuso. Ma forse la chiarezza è un’aspirazione eccessiva. Meglio contentarsi dei comunicati stampa che dicono tutto e dicono niente, e di audizioni tanto complete quanto evanescenti.


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