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Cosa succede (non solo in Sardegna) fra Italia e Cina

5 anni dopo l’ultima volta – a Milano, nel giugno 2011 –  Xi Jinping ha fatto nuovamente tappa in Italia, in Sardegna: la prima visita nel nostro Paese da quando nel marzo 2013 ha assunto la carica di presidente della Cina. Un appuntamento non ufficiale nel quale il capo di Stato cinese si è prima dedicato ad un tour culturale nel sito archeologico di Nora e poi ha incontrato a cena, a Santa Margherita di Pula, il presidente del Consiglio Matteo Renzi – accompagnato dalla moglie Agnese – e il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.

L’INCONTRO

Un incontro fortemente voluto da Renzi che ha approfittato dell’occasione per fare il punto della situazione con Xi Jinping sulle ultime principali novità a livello globale, elezione di Donald Trump in primis. Grande spazio anche al tema dei rapporti economico-commerciali che sia Roma sia Pechino vorrebbero ulteriormente potenziare. In Italia, d’altronde, l’interesse per il mercato cinese cresce ogni giorno di più: negli ultimi tempi le visite istituzionali si sono fatte ancora più frequenti, così come i viaggi organizzati dalle associazioni di rappresentanza degli imprenditori. 

I SOLDI CINESI E L’ITALIA

Dall’altra parte uno degli obiettivi fondamentali è riuscire ad attrarre sempre di più nel nostro Paese gli investimenti cinesi. Un processo, quest’ultimo, in continua crescita come dimostrano le tante operazioni finanziarie che Pechino sta orchestrando nel nostro Paese. Un esempio in questo senso è l’accordo siglato in virtù del quale a luglio 2014 l’utility cinese State Grid ha acquisito il 35% di Cdp Reti, che possiede quote di società strategiche come Snam e Terna. E, ancora, lo shopping di partecipazioni azionarie da parte della Banca Centrale di Pechino che a marzo 2014 ha acquisito il 2% di Eni e di Enel e poi, nel 2015, anche il 2% di Unicredit, ricorda oggi il Sole 24 Ore. Tendenza confermata anche dal recente interessamento per il nostro campionato di calcio: prima dell’estate la Suning ha acquistato il 68% dell’Inter, mentre, a breve, anche il Milan di Silvio Berlusconi passerà definitivamente in mano cinese.

LA SARDEGNA, LA CINA E ALIBABA

Opportunità economico-commerciali cui anche la Sardegna del governatore Francesco Pagliaru guarda con grande interesse. Il gigante Huawei, ad esempio, ha investito 20 milioni di euro nel parco tecnologico di Pula. Quanto alle esportazioni, i settori che stanno producendo i risultati migliori sono il vinicolo, l’agroalimentare e il lattiero-caseario guidato dalla società Alimenta. Il business, però, potrebbe essere ancora implementato, come ha confermato lo stesso Xi Jinping: “In Cina c’è un grande interesse per questo mercato e sono in corso anche studi sulla dieta mediterranea che comprende prodotti come l’olio di oliva o i formaggi“. Per implementare l’export delle nostre aziende il presidente cinese ha consigliato agli imprenditori sardi di avvalersi con maggiore frequenza e impegno delle piattaforme di vendita online, tra i quali, in primis, Alibaba, come sottolinea oggi il Corriere della Sera. Uno strumento ormai imprescindibile per chiunque voglia vendere su larga scala in Cina i propri prodotti, per favorire l’utilizzo del quale da parte delle nostre imprese esistono vari progetti, di cui uno che vede protagonista il grande amico di Renzi Marco Carrai.

ALIBABA E LA DIFESA DEI BRAND

Nel 2008 il colosso di proprietà del magnate cinese Jack Ma ha lanciato il servizio Tmall con l’obiettivo di consentire alle aziende di interagire direttamente con i clienti e, soprattutto, di garantire ai consumatori l’acquisto di prodotti originali e non contraffatti. Insieme a Tmall – destinato in particolare alle imprese con base in Cina – Alibaba ha poi previsto un servizio specifico, chiamato Tmall Global, che si rivolge invece alle aziende straniere. La finalità, comunque, è la stessa: evitare che attraverso la piattaforma siano venduti al pubblico beni non autentici. In sostanza, dunque, può agire su Tmall e Tmall Global solo chi dimostra di essere detentore di un marchio o di avere comunque la licenza per venderlo.

L’ACCORDO TRA ALIBABA E IL GOVERNO

Per favorire lo sbarco dei nostri prodotti in Cina, nel giugno del 2014 il governo Renzi ha siglato con Alibaba – per il tramite del ministero dello Sviluppo economico allora guidato da Federica Guidi – un memorandum d’intesa: documento con il quale Jack Ma si è impegnato a mettere in campo una lunga serie di azioni al fine di sostenere le imprese italiane. In particolare, il gruppo Alibaba si è fatto carico di: creare e promuovere un’area Italia su Tmall Global che riunisca tutti i brand italiani; – offrire supporto logistico fornendo una lista di provider raccomandati ai brand italiani; facilitare il processo di registrazione per le società italiane; promuovere la protezione intellettuale e contrastare la contraffazione del made in Italy; – creare un team dedicato che offra supporto alle nostre imprese; supportare le aziende italiane nelle operazioni di pagamento online.

IL PROGETTO

Dall’intesa è derivato il varo del progetto “E-Marco Polo“, pensato allo scopo di aiutare le imprese italiane a sfruttare le opportunità offerte dal memorandum. Interlocutori privilegiati le medie e piccole aziende, com’è naturale che sia maggiormente in difficoltà nell’espandere il loro business in Cina. Ma chi sono gli autori di questa iniziativa? La risposta si può trovare in un power point messo a punto da Confindustria Vicenza, nel quale sono indicati due istituti di credito – Intesa San Paolo e Unicredit -, il gruppo Cremonini (leader nella produzione e nella distribuzione nel settore del food & beverage) e il gruppo Cambridge Management Consulting Labs, specializzato nella gestione strategica d’impresa e nell’internazionalizzazione sui mercati.

I SERVIZI ALLE AZIENDE

Alle imprese che decidono di aderire, E-MarcoPolo offre una pluralità di servizi per la gestione del business e-commerce in Cina. Tra le altre cose mette a disposizione un network di operatori altamente qualificati per la gestione della logistica del marketing e, ovviamente, la partnership con Alibaba attraverso la quale promuovere i prodotti in una specifica area di Tmall Global, ribatezzata Vetrina Italia. Ad esempio, a luglio scorso hanno deciso di avvalersene alcune delle principali aziende vinicole siciliane, le quali riusciranno, dunque, a vendere le loro bottiglie in Cina ma senza esservi fisicamente presenti. Lo stesso, inoltre, può dirsi anche per il Gruppo Allegrini.

LA SOCIETA’ 

Lo scorso giugno 30 giugno è stata poi anche costituita (e iscritta presso la Camera di Commercio di Modena) una società per azioni dal nome “E-Marco Polo“. Il presidente del consiglio di amministrazione è Augusto Cremonini, il general manager di Inalca Food & Beverage, la società del Gruppo Cremonini specializzata nella distribuzione internazionale di prodotti alimentari tipici del made in Italy. Socio unico della E- Marco Polo Spa è un’altra società, la Srl “Imprenditori per E-Marco Polo“. Quest’ultima è a sua volta detenuta al 60% dal Gruppo Cremonini, mentre gli altri soci sono Gap. Fr. Srl, Carfin Srl e SDB Srl – ciascuna con l’11,61% delle azioni – e Cambridge Management Consulting Lab Spa con il 5,16%. Sia in Cambridge Management Consulting che in Carfin Srl ha un ruolo Carrai. Peraltro, del Cda della Imprenditori Srl – oltre al presidente, che anche in questo caso è Augusto Cremonini – fa parte anche Renato Sica Attanasio, manager vicino a Carrai che ricopre il ruolo di vicepresidente in Cys4, la società di cybersecurity fondata dallo stesso Carrai.

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