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Il futuro dell’energia secondo Ernest Moniz

Ernest Moniz

WASHINGTON – Nel cuore della più antica e prestigiosa università gesuita degli Stati Uniti, si parla di innovazione scientifica e di energia sostenibile applicate alle “smart cities” del ventunesimo secolo. Uno squarcio sul futuro, che appare ancor più affascinante se osservato in contrasto con lo stile gotico dello splendido ateneo della capitale.

Il seminario è stato organizzato dal Georgetown University Italian Research Institute, diretto dalla professoressa Serafina Hager, in collaborazione con l’ambasciata italiana, l’Istituto italiano di cultura, la Georgetown University Environment Initiative e l’Eni, con Gianni Di Giovanni, responsabile dell’ufficio Relazioni Internazionali a Washington e presidente di Eni Usa R&M.

Si è discusso di innovazione e di sviluppo tecnologico in grado di incidere in maniera determinante sulla qualità della vita. Un panel di spessore, con Kent Larson, direttore della City Science Initiative e del Changing Places Group al MIT Media Laboratory; Francis Slakey che insegna all’università ed è direttore esecutivo del “Georgetown University Energy Prize” e Massimiliano Pieri, vicepresidente Eni per la collaborazione della società con il MIT.

Keynote speaker Ernest Moniz, segretario dell’Energia americano e fiore all’occhiello dell’amministrazione Obama. Il ministro-scienziato ha avuto un ruolo fondamentale nei negoziati sul programma nucleare iraniano lavorando fianco a fianco con il suo omologo per l’energia atomica, Ali Akbar Salehi. Accordo storico, tanto che i loro nomi compaiono tra i candidati al Nobel per la pace.

“Siamo nel mezzo di una transizione – ha detto Moniz, in riferimento al delicato momento di passaggio di consegne tra l’amministrazione Obama e quella Trump – Personalmente mi mancano solo 49 giorni!”. Moniz, che ha collaborato con Eni quando era direttore del Mitei (MIT Energy Initiative), ha ricordato quanto occorra ancora lavorare affinché i governi investano di più in innovazione e ricerca e in maniera più mirata:“Dobbiamo continuare a mantenere attiva la nostra propensione all’innovazione. Non solo in un unico settore, piuttosto lo sforzo dovrebbe essere complessivo. Abbiamo bisogno di innovazione reale in tutti i settori, non possiamo pensare solo all’elettricità. Credo che occorrano, poi, nuovi approcci”, ha detto.

Soprattutto quando in gioco ci sono questioni fondamentali – come il surriscaldamento globale – che si intrecciano con questioni legate a infrastrutture ed energia nei centri urbani. “Pensate solo a quello che succede nelle città americane. L’impatto del global warming è già evidente, profondo. Ne vediamo gli effetti devastanti nelle nostre città costiere. Ad esempio l’uragano Matthew, certamente non il peggiore, ma in grado di prostrare milioni di persone, lasciandole senza elettricità”.

Per il ministro resta cruciale l’interconnessione tra scienza e politica. “Occorre una sinergia reale tra tecnologia, innovazione e politica. Possono le politiche riuscire da sole? Certo, ma servirà molto tempo per ottenere risultati. Lo stesso discorso vale per la tecnologia. Quando, invece, queste due realtà lavorano insieme, i risultati sono migliori e soprattutto arrivano in tempi accettabili”.

GLI APPROFONDIMENTI SUL SEMINARIO

Cosa fa Eni negli Stati Uniti

Cosa pensano Larson, Slakey e Pieri di Smart cities

L’America, l’Italia e il G7. Parla l’ambasciatore Varricchio

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