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Isis, ecco le istruzioni per l’uso di camion-arma (stile Berlino e Nizza)

Al momento della stesura di questo articolo non ci sono rivendicazioni ufficiali da parte dello Stato islamico per l’azione di Berlino – dove un camion ha investito le bancarelle di un mercatino di Natale al centro della città, uccidendo 12 persone e ferendone altre 48, alcune gravemente. Ci sono però prove circostanziali che hanno portato le autorità a dichiarare che si è trattato di “un probabile atto terroristico”: prima evidenza, il camion non avrebbe rallentato una volta entrato nell’area pedonale in cui si svolgeva il mercatino. Seconda, che nell’immaginario assume importanza primaria, quello che è successo a Nizza la scorsa estate.

UCCIDERE GLI INFEDELI 

Il 14 luglio Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, tunisino nizzardo già noto alla polizia per piccoli precedenti penali, è entrato con il tir che aveva affittato sulla Promenade des Anglais, il famoso lungomare della città della Costa Azzurra. Erano in corso i fuochi d’artificio per la ricorrenza della Presa della Bastiglia, la gente s’è vista piombare addosso il mezzo pesante senza nemmeno accorgersene: bilancio, 86 morti e oltre trecento feriti. L’analogia non può sfuggire. Navid B – così per il momento la polizia definisce l’attentatore alla guida del camion della ditta polacca che ha colpito a Berlino – ha compiuto un atto analogo. Nel caso di Nizza l’IS aspettò due giorni prima di mettere il cappello sul gesto, con l’ormai nota formula: una sedicente “fonte” che riferisce ad Amaq News (che si traveste da agenzia stampa ma in realtà è un organo media ufficiale dell’IS) di “un soldato dello Stato islamico” che ha agito in risposta alla chiamata di colpire target civili della Coalizione che combatte il Califfato – e la Germania è uno dei tanti paesi impegnati nell’addestramento dei Peshmerga curdi che conducono la campagna verso Mosul, la base del Califfo, e offre supporto logistico e di intelligence ai bombardieri che martellano l’Iraq. Una formula che forse rivedremo.

IL MESSAGGIO DI AL ADNANI

L’analogia nasce da una base, la chiamata di cui parlano i rivendichi dello Stato islamico è quella dell’ex leader – ucciso da un raid americano in SiriaAbu Mohammed al Adnani, potentissimo portavoce e pianificatore delle operazioni all’estero. Al Adnani, che si pensa abbia avuto il ruolo centrale in tutti gli attacchi organizzati, come quelli di Parigi e di Bruxelles, ha il peso della narrativa: è colui che ha creato il messaggio di morte globale, quello secondo cui i proseliti, i fedeli, non devono necessariamente andare a combattere nelle aree califfali, ma possono benissimo organizzarsi da soli a casa propria, che siano gli Stati Uniti, l’Europa o l’Asia. Self Jihad la chiamano: ci sono pubblicazioni redatte dai tecnici della comunicazione dello Stato islamico che spiegano perfettamente i passi per costruire bombe, eseguire una decapitazione di infedele, come organizzarsi per investire con il proprio mezzo di trasporto i civili di quei paesi nemici. È un messaggio dalla potenza inaudita, che mette in crisi le intelligence, perché chiunque diventa un killer jihadista; ed è impossibile mettersi sulle tracce di tutti. È un “combattimento con i mezzi della quotidianità” ha commentato Marco Lombardi, ricercatore dell’Italian Team for Security, Terroristic Issues & Managing Emergencies dell’Università Cattolica di Milano: “Anticipare questo modo di operare è impossibile, e Natale offre un’abbondanza di soft target: la medio-orientalizzazione del conflitto è definitivamente in Europa”, “un assaggio di quello che ci aspetta nel 2017” ha definito la giornata di lunedì il professore (e il riferimento va all’azione di Berlino e all’assassinio dell’ambasciatore russo in Turchia, tutto nel giro di poche ore).

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I DETTAGLI PER COME COLPIRE CON UN CAMION

Nella pubblicazione di novembre, Rumiyah – ultima delle riviste online dell’IS che ha un nome evocativo, Roma, ad indicare l’obiettivo simbolico finale – dedica due paginate a spiegare come compiere attacchi utilizzando un camion. “I veicoli sono come coltelli” inizia il pezzo – il richiamo va all’arma più utilizzata dai jihadisti, oggetto divino nelle decapitazioni degli infedeli, feticismo messo in bella mostra nei principali video e protagonista della stagione nera della “Knife Intifada”, gli accoltellamenti che lo scorso anno hanno interessato Israele. Solo che, spiegano i redattori jihadisti, a differenza dei coltelli nessuno può fermarvi e farvi domande circospette se avete un veicolo: è questa in effetti l’enorme potenza, tutti sospettabili significa nessun sospettato; “An affordable weapon” è il commento sotto la foto di un tir che accompagna il pezzo della rivista baghdadista. L’articolo della pubblicazione del Califfo continua con riferimenti specifici sui mezzi da utilizzare: veicoli rapidi, pesanti ma maneggevoli, possibilmente con doppia ruota sulla trazione (dettaglio macabro con specifica: sono più mortali quando si investono le vittime); specificati anche quelli da evitare, tipo gli autoarticolati, perché troppo difficili da guidare. Altre dritte: ricordatevi di rispettare i limiti di velocità e seguire con attenzione i segnali stradali, fate sopralluoghi prima cosicché possiate conoscere già il percorso al momento dell’azione, non date troppo nell’occhio, portatevi dietro un’arma secondaria con cui finire la strage. I target: convention e celebrazioni all’aperto, incroci molto bazzicati, luoghi insomma dove i pedoni possono essere centrati senza possibilità di fuga. A queste comunicazioni dal taglio tecnico si sommano quelle narrative: la propaganda dello Stato islamico passa anche da questi poster evocativi, dalle immagini accattivanti. Una di quelle che accompagnava il pezzo di Rumiyah, circolata già su Telegram, riprendeva un camion della Hertz, una ditta di consegne (come quella polacca del tir piombato sulla folla a Berlino), ripreso in un’immagine da fumetto dark. Il messaggio sembra funzionare: per esempio, il 29 novembre un ragazzo s’è lanciato contro i compagni di corso all’ingresso dell’Ohio University alla guida della sua auto.

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