“A Mauri’, ma a che gioco stai a giocà?”. Con queste parole – secondo quanto si legge a pagina 226 del libro “I segreti di Renzi” (edito da Sperling & Kupfer) scritto da Maurizio Belpietro insieme a Giacomo Amadori e Francesco Borgonovo – si rivolge Giampaolo Angelucci, editore del quotidiano Libero, all’ex direttore del quotidiano ora diretto da Vittorio Feltri.
E’ la mattina del 17 settembre del 2015 – racconta Belpietro nel libro – “quando sulla prima pagina di Libero compaiono le carte dell’indagine che riguarda il babbo di Renzi“. “A Mauri’, ma a che gioco stai a giocà?”, dice al telefono Angelucci a Belpietro. “Il tono” – scrive l’attuale direttore de La Verità – “non è quello di chi si sia appena rifocillato con una beneaugurante colazione, ma di uno a cui è appena andato di traverso qualcosa“. E le parole riportate sembrerebbero confermarlo: “Prima mi ordina di mettermi in ferie, poi mi invita a dimettermi dalla direzione di Libero”. Belpietro risponde picche ma il segnale nei suoi confronti – almeno così lui lo interpreta – è lanciato: “Il clima è di guerra aperta“.
C’è anche un altro personaggio che fa capolino nella sua ricostruzione: si tratta del leader di Ala Denis Verdini. Verdini – racconta il giornalista – è in ottimi rapporti con Antonio Angelucci con il quale condivide fin dal 2008 la militanza politica nelle fila del Popolo della Libertà (qui un articolo di Formiche.net risalente allo scorso febbraio, qui e qui due gallery firmate Umberto Pizzi da non perdere).
I rapporti tra loro – scrive Belpietro – sono così stretti da arrivarsi persino a ipotizzare nel marzo 2015 la nomina di Verdini a presidente della Editoriale Libero srl, la società che edita, appunto, il quotidiano. L’indicazione – si ricostruisce nel libro – sarebbe arrivata da Angelucci senior in persona, nel corso di una riunione nella sede del gruppo Tosinvest alla quale parteciparono anche il figlio Giampaolo, Belpietro e Verdini. Alla fine, però, del progetto non se ne fa niente.
Il 29 settembre dell’anno scorso Belpietro va a trovare Verdini: “Mentre si cerca di imbavagliare Libero, lo chiamo e fisso con lui un appuntamento. Non mi ci vuole molto a entrare in argomento, e la domanda è diretta: <<Che vuole da me il tuo amico?>>“, si legge. Sulle prime – prosegue il direttore de La Verità – il leader di Ala glissa, “ma alla fine si arriva al nocciolo“.
“Io l’ho detto a Tonino che ti deve parlare“. Belpietro afferma di aver sentito pronunciare queste parole direttamente da Verdini e poi aggiunge: “E di che cosa mi avrebbe dovuto parlare l’editore di Libero? Semplice, della complessa trattativa fra Palazzo Chigi e il gruppo Tosinvest, una trattativa che conducono in prima persona lo stesso Verdini e Luca Lotti“.
A che cosa si riferisce il giornalista? E’ lo stesso autore a raccontarlo qualche riga dopo, a pagina 228 del libro. Ad avviso di Belpietro la ragione sarebbe la seguente: “Non è la reazione dei contributi dell’editoria che vanno restituiti al governo, come ha scritto il Fatto Quotidiano. La posta in gioco sono le fatture della sanità, centinaia di milioni che l’editore rivendica e che la regione si rifiuta di pagare“.
Secondo la versione messa nero su bianco da Belpietro, dunque, ci sarebbe un collegamento tra le pressioni da lui subite e i crediti vantati da Tosinvest nei confronti della regione Lazio. Prosegue ancora Belpietro: “Tornando a Verdini, quella mattina di settembre cominciò a spiegarmi che in ballo c’erano molti quattrini, circa 800 milioni di arretrati, ma poi si poneva la complessa partita dei soldi futuri, ossia delle convenzioni tra Tosinvest ed enti locali“.
Il conduttore della trasmissione di Rete 4 Dalla vostra parte è convinto si sia trattato di un messaggio in piena regola, confermato – a suo dire – anche dall’atteggiamento generale della proprietà: “Se per caso non mi fosse stato già evidente quali fossero le priorità della famiglia Angelucci, dopo il colloquio con Verdini non ebbi più alcun dubbio. L’editore voleva un Libero silenziato, che fingesse di essere un po’ critico nei confronti del capo del governo, ma senza affondare i denti“.
Il finale è storia nota: a maggio scorso alla guida di Libero torna Vittorio Feltri. Belpietro se ne va con un editoriale durissimo, confermato poi nel suo articolo d’esordio da direttore de La Verità. Una circostanza che nel libro spiega così: “Il 17 maggio, mentre mi preparavo a scrivere un editoriale per spiegare il No alla riforma costituzionale voluta da Renzi, Boschi e Verdini, impegnando il giornale, puntuale arrivò la decisione di rimuovermi dalla direzione di Libero”.
Alla versione di Belpietro è seguita lo scorso ottobre quella di Giampaolo Angelucci (qui l’articolo di Formiche.net) che dalle colonne di Prima Comunicazione ha negato qualsiasi ingerenza sulla linea politica seguita dal suo vecchio direttore: “Non abbiamo mai parlato di questo argomento“.
L’ultima pagina di questa vicenda – scritta, però, nei resoconti del dibattito parlamentare degli ultimi giorni e non nel libro di Belpietro – sono i rumors legati alla formazione del nuovo governo Gentiloni. Dal quale – come noto – è rimasto fuori Verdini. Secondo quanto raccontato da Gianluca Roselli su Formiche.net, a far saltare definitivamente il banco sarebbe stata una specifica richiesta formulata da Ala: l’assegnazione ad uno dei suoi esponenti del ministero della Salute. Proposta irricevibile per il Pd e per il nuovo presidente del Consiglio che ha così chiuso la porta ad ogni ipotesi di ingresso dei verdiniani al governo. Scrive al riguardo Roselli: “Gentiloni, facendo asse con Alfano e Mattarella, si è fermamente opposto. La richiesta di Verdini a tutti è suonata come una mossa in sintonia con il suo amico Antonio Angelucci, deputato azzurro patron delle cliniche romane ed editore di Libero”.
La storia (forse) continua.