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Perché Trump smonterà la mossa di Obama contro la Russia. Parla Jean

CARLO JEAN, Isis, iran

La scelta di Barack Obama di sanzionare la Russia per le interferenze durante le elezioni americane del mese di novembre “è una decisione forte, ma non so se lo sia più nei confronti di Vladimir Putin o Donald Trump“, commenta con Formiche.net il generale Carlo Jean, esperto di geopolitica e professore di Studi strategici alla Luiss e alla Link Campus University di Roma.

Con Jean, a ottobre, Formiche.net aveva analizzato le spifferate della Nbc a proposito di un piano americano per colpire sistemi informatici in Russia come rappresaglia per le intromissioni nelle elezioni: tra l’altro poi era stato anche il vice presidente americano Joe Biden, a lasciare intendere durante il programma televisivo “Meet the Press” che si sarebbe trattato di operazioni segrete, ma dure. Dunque, già due mesi fa Washington sembrava aver chiare le responsabilità addossate ufficialmente ai russi e aveva già in mente punizioni verso Mosca. Si parlava di attacchi cyber mirati contro vari obiettivi, poi pare che Obama abbia rallentato per non correre il rischio di una ritorsione che potesse interessare i sistemi di voto elettronici (finiti già sotto stress in Illinois e Arizona). Ora cosa succede? “I provvedimenti presi da Obama sono più che altro di carattere comunicativo – risponde Jean – È un modo per chiudere in bellezza mostrando i muscoli alla Russia e per rivendicare posizioni assunte durante la sua amministrazione: per certi versi è un po’ simile alle ultime dichiarazioni su Israele (l’astensione all’Onu su una risoluzione che inquadrava le colonie come un ostacolo alla Pace, ndr)”.

“Allo stesso tempo – continua Jean – questi sono anche messaggi a Trump, che ha visioni molto diverse da Obama sulla Russia, come pure su Israele. Verosimilmente in questo momento Obama deve essere piuttosto indispettito, visto anche come vanno le cose in Siria per esempio, dove senza che gli Stati Uniti prendessero parte ai negoziati, una tregua è stata raggiunta e una road map annunciata da una triade formata da Russia, Turchia e Iran. Pensiamo agli obiettivi strategici prefissati da quelle parti dalle due potenze: alla fine la Russia ad Aleppo ha vinto, mentre gli Stati Uniti a Mosul sono in una situazione di stallo”. Ed è probabile che al grosso dell’opinione pubblica non importino troppo i distinguo sui target.

Sembra di assistere ad una fase dove l’assenza di Washington è realmente percepibile su vari dossier. “Se l’America è diventata debole, anche agli occhi dell’opinione pubblica, le responsabilità non possono che ricadere su Obama, che guida gli Stati Uniti ormai da otto anni”. Le vicende di cronaca possono essere un paradigma: “Le espulsioni dei 35 funzionari sono poca roba, un gesto, ma sostanza molle: potrebbero venire in fretta reciprocate dalla Russia riequilibrando la situazione, oppure no, ma poco cambia”. Venerdì il ministero degli Esteri russo ha rapidamente compilato una lista di altri 35 “diplomatici” americani da espellere dalla Russia, ma il presidente Vladimir Putin ha annunciato di non voler procedere con i provvedimenti tit-for-tat e di non voler espellere nessun americano; è sembrato un gioco organizzato, creato per esaltare la magnanimità di Putin davanti “all’isteria russofobica”, come l’aveva definita il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov in un’intervista di un mese fa al Corriere della Sera.

A questo punto però, sembra che il vero bersaglio dell’operazione allestita da Obama diventi Trump: una sorta di mossa per complicare il percorso di avvicinamento che il presidente eletto ha annunciato di volere compire verso Mosca. “Le sanzioni contro le società e contro i funzionari sono una roba all’acqua di rose. Trump ha definito le indagini sulle influenze russe sul voto americano ‘ridicole’ e francamente queste reazioni non sono state migliori: diciamocelo chiaramente, quanto mai potrà essere stato forte e influente l’impatto di certe macchinazioni su una società radicata e composita come quella americana?”. L’interferenza dei servizi segreti sulle elezioni in un paese da parte di altre nazioni sono una costante, e per questo secondo il generale Trump, che ha definito “smart” la mossa di Putin di non reagire alle sanzioni imposte da Obama, una volta entrato alla Casa Bianca cercherà di trovare il modo di minimizzare la vicenda. “È difficile dire cosa farà, visto tra l’altro il carattere particolare del soggetto, ma di certo non potrà ammettere di essere stato eletto attraverso l’aiuto della Russia”. E dunque le sanzioni saranno abolite, nonostante questo significherebbe andare contro un’indagine delle agenzie? “Molto probabile che verranno alzata, minimizzando poi la vicenda e facendola passare come una prassi comune: Trump ha intenzione di spingere per ricostituire il G8, più che fare la guerra diplomatica alla Russia”.



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