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Assad e i suoi alti ufficiali sono responsabili per gli attacchi chimici al cloro (dice l’Onu)

La commissione di lavoro congiunta tra Nazioni Unite e Opcw, Organisation for the Prohibition of Chemical Weapons (l’organizzazione che si occupa di armi chimiche), ha individuato alcuni elementi del regime di Bashar el Assad come responsabili ultimi di alcuni attacchi chimici in Siria. La Reuters ha visto un documento e ha parlato con alcune fonti informate sull’indagine, e riferisce che tra questi nomi messi nero su bianco nella relazione d’inchiesta ci sarebbe quello del presidente siriano e di altri top ufficiali dell’inner circle del regime di Damasco.

LE BARREL BOMB AL CLORO

È la prima volta che Assad viene indicato in modo ufficiale ed esplicito, sebbene è noto da sempre che gli elicotteri del governo sganciano barrel bomb al cloro sui civili (e che il grosso attacco chimico al sarin dell’agosto del 2013 contro i ribelli in due quartieri di Damasco è stato ordinato proprio dal rais). Si tratta di un ulteriore passo in avanti rispetto ai dati raccolti, grazie alla collaborazione anche delle intelligence occidentali: ad agosto scorso la stessa commissione (che va sotto il nome di Joint Investigative Mechanism, JIM) indicò con certezza che in almeno due occasioni era stato il regime a colpire con barili esplosivi arricchiti col cloro (che non è letale di per sé ma provoca complicazioni respiratorie) la popolazione. Ora si fanno i nomi dei mandanti, e questo mette il governo siriano sullo stesso piano dello Stato islamico, che in estate era stato individuato come il responsabile di un altro attacco chimico contro i ribelli, e complica la posizione di chi vorrebbe negoziare con Assad per combattere il terrorismo, anche perché l’uso di armi chimiche è una violazione del diritto internazionale e rappresenta un crimine di guerra; per esempio, soffre la linea pragmatica enunciata durante la campagna elettorale dal presidente eletto americano Donald Trump — “La Siria sta combattendo l’Isis. Non mi piace Assad ma Assad sta uccidendo l’Isis” aveva detto durante il terzo dibattito, facendo passare l’idea che Damasco potesse essere un partner da cavalcare per combattere il terrorismo baghdadista, ossia seguendo la lettura meglio-Assad-che-il-Califfo su cui sia la Siria che la Russia hanno basato le loro attività, soltanto in percentuale minima indirizzate contro il Califfato, e finalizzate a interessi diversi (il mantenimento del potere per Assad, l’appoggio ad un alleato gestibile per Mosca). Questa posizione è stata in parte rivista in un’intervista che Trump ha concesso al Times e alla Bild, dove ha definito l’intervento russo in Siria una “pessima cosa” che ha favorito troppo Assad e prodotto una crisi umanitaria.

LA LISTA DEI SANZIONATI DAGLI AMERICANI

La lista che gli inquirenti internazionali hanno prodotto collega elementi del regime siriano ad attacchi chimici avvenuti tra il 2014 (il 21 aprile a Talmenes) e il 2015 (il 16 marzo); la Reuters ha cercato una replica da Damasco, ma i portavoce del governo hanno risposto che le accuse non hanno “basi di verità”, d’altronde, spiega l’agenzia, la linea nel corso di tutti i sei anni di guerra è stata quella di accusare i ribelli o l’Isis per l’uso delle armi chimiche in Siria. Tra questi personaggi, oltre al presidente, c’è suo fratello minore, Maher el Assad, elemento che incarna la corruzione del regime e che si muova a cavallo tra l’imprenditoria e la Quarta Divisione meccanizzata, forza d’élite dell’esercito siriano di cui è comandante. Insieme ai due fratelli Assad ci sono altre persone, di cui non è descritto il ruolo specifico (almeno nel documento visto dall’agenzia britannica). Contemporaneamente, a conferma della bontà dello scoop della Reuters, il dipartimento del Tesoro americano ha messo per la prima volta sotto sanzioni le stesse figure del regime che il JIM dice essere coinvolte nell’uso di cloro industriale come arma – nei nomi non c’è il presidente per ragioni di protocollo diplomatico. Tra loro, l’eclittico comandante delle Tiger Force, Suheil al Hassan, conosciuto come “al Nimr”, la Tigre, lo stesso nome con cui viene identificata la spietata unità di forze speciali affiliata all’intelligence dell’aviazione che comanda: la Tigre (ora è anche comandante dell’intell per il governatorato di Aleppo) è considerato la mente dietro all’uso delle barrel bomb e per il report della Jim ha avuto ruolo in almeno un bombardamento arricchito al cloro (uno soltanto?). Altri sanzionati sono i top ufficiali dell’intelligence dell’aviazione (come Muhammad Nafi Bilal), che è considerato il ramo più stretto al regime, e altri dell’intelligence militare (Muhammad Mahmud Mahalla) e di quella interna (Muhammad Khalid Rahmun), della Guardia repubblicana (Talal Sahfiq Makhluf, parente degli Assad dalla parte della madre), e dell’Esercito e dell’Areonautica (tra questi, oltre al generale Ahmad Ballul i comandanti della 22esima Divisione e della 63esima Elicotteri, che sono coloro che sganciano i barili). È stato sanzionato anche ,, direttore dell’Organization for Technological Industries, sussidiaria del ministero della Difesa che lavorava nella produzione delle armi chimiche canoniche, smantellate nel 2013, ma che avrebbe fornito consulenza su come preparare le armi chimiche improprie come i barili.

I NEGOZIATI KAZAKI

Le sanzioni sarebbero un colpo duro per il processo di pacificazione che si aprirà ad Astana il 23 gennaio, se non fosse che al tavolo organizzato da Russia, Iran e Turchia (con la presenza di funzionari di Damasco e qualcuno delle opposizioni) per mettere fine alla guerra civile, Mosca ha inviato un invito al transition team di Trump: ossia, alla riunione in Kazakistan parteciperà un’amministrazione (insediata appena da tre giorni) che ha già annunciato discontinuità rispetto alla precedente sul dossier-Siria. Secondo le informazioni raccolte dal Washington Post sarebbe stato l’ambasciatore russo in americana Sergey Kislyak ad invitare il prossimo consigliere alla sicurezza nazionale americana Michael Flynn, durante una delle telefonate avvenute il 28 dicembre tra i due – una delle cinque del giorno in cui gli Stati Uniti hanno annunciato le ritorsioni per l’intromissione hacker russa nelle elezioni presidenziali. In Siria vige ancora la tregua stipulata dal terzetto che condurrà gli incontri kazaki, ma diversi bombardamenti aerei governativi sono stati registrati negli ultimi giorni, ufficialmente condotti contro i jihadisti dell’ex al Nusra. Si è parlato anche dell’arrivo in Siria di altri caccia russi, a dispetto del ritiro graduale annunciato dal presidente Vladimir Putin – di fatto, è partita dalla Siria solo la portaerei Kuznetsov, come la sua missione prevedeva, e comunque nel viaggio di ritorno verso i cantieri di Murmask dove sarà sottoposta a una svecchiata, ha fatto sosta a mostrare i muscoli in Libia.

 

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