Per Davide Bizzi è un primo passo nell’editoria, per Valter Mainetti (nella foto con la moglie) è la prosecuzione di un cammino nelle proprietà di giornali avviato negli ultimi anni (in primis, Il Foglio fondato da Giuliano Ferrara; qui l’articolo di Formiche.net sull’espansione del gruppo Sorgente di Mainetti nell’editoria). I due imprenditori e immobiliaristi, Bizzi e Mainetti, negli scorsi giorni hanno rilevato il controllo della società che pubblica il settimanale Tempi, da sempre vicino al movimento Comunione e liberazione e in passato in vendita abbinata con il quotidiano Il Giornale.
I NUOVI SOCI
Da mesi, i soci dell’Editoriale Tempi Duri, la srl di proprietà del settimanale in cui la Fondazione Tempi aveva il 16%, erano alla ricerca di nuovi partner ed erano anche disposti a vendere del tutto le quote. Così, come emerge da una visura camerale, alla fine di dicembre 2016 Bizzi (attraverso la Bizzi&Partners Development), Musa Comunicazione (srl controllata dal gruppo Sorgente di Mainetti) e Vox Communication hanno rilevato il 100% del capitale di Editoriale Tempi Duri: l’80% è diviso in maniera uguale tra Bizzi e Mainetti, il 20% è appannaggio di Vox.
IL CDA RINNOVATO
I nuovi soci, negli ultimi giorni dello scorso anno, hanno anche nominato il consiglio di amministrazione: Samuele Sanvito (già amministratore unico della Editoriale Tempi Duri), Francesco Indiveri (che tra l’altro è sindaco della società Bizzi&Partner Development e che sarà il presidente della società del settimanale) e Cristiano Sartori (manager da tempo al Foglio ed espressione del socio Mainetti). A dirigere la rivista – ereditando l’incarico in passato ricoperto da Luigi Amicone, ora consigliere comunale di Forza Italia a Milano – arriverà dal Foglio il condirettore Alessandro Giuli.
I CONTI DI TEMPI
L’ultimo bilancio della società che edita il settimanale Tempi, relativo all’anno 2015, indica una perdita di 330mila euro, rispetto a un piccolo utile del 2014. Il valore della produzione è aumentato dal 2014 al 2015, raggiungendo 1,7 milioni di euro. Anche i costi della produzione sono lievitati, toccando quota 1,98 milioni di euro (di cui 408mila per costi del personale). Nello stato patrimoniale sono indicati debiti (“esigibili entro l’esercizio successivo”, si legge nel rendiconto) per 3 milioni di euro.