Se è vero che il mondo viaggia ormai alla velocità della luce, il mercato del lavoro non dovrebbe essere da meno. L’importante è capire se si va in meglio o in peggio. Dunque appare lecito chiedersi se nel 2025 occupazione e disoccupazione avranno una forma diversa da quella attuale. Oppure se da qui a nove anni tutti in Italia avranno un lavoro. Domande che al Movimento 5 Stelle non sembrano premature, né tantomeno banali, come dimostra la due giorni organizzata alla Camera, denominata per l’appunto Lavoro 2025. L’obiettivo, ambizioso, è quello di capire se e come, da qui a nove anni il mercato del lavoro uscirà o meno dal torpore in cui è sprofondato. Il punto di partenza è invece un altro. Ovvero quelle migliaia e passa di giovani che hanno terminato gli studi ma non hanno ancora trovato un lavoro.
SE LA COLPA E’ DEI PARTITI (E PURE DELLA TECNOLOGIA)
Ci sono almeno un paio di imputati per l’attuale situazione del lavoro in Italia, dove l’ultima forma di precariato, a detta di molti, si chiama voucher. E cioè la politica spiccia, possibilmente renziana, da una parte, la tecnologia dall’altra. Almeno secondo i deputati grillini e membri della commissione Lavoro, Tiziana Ciprini (nella foto) e Claudio Cominardi, animatori della kermesse, insieme a un pool di esperti. “Gli ultimi dati sui voucher, la forma più spinta di precariato, sono impietosi: per il 2016 siamo arrivati alla cifra record di quasi 146 milioni di buoni venduti, contro i 23 milioni del 2012, prima cioè che Renzi liberalizzasse ancora di più lo strumento. E’ l’avanzata inesorabile della working poor class”, hanno spiegato i parlamentari nel corso dei lavori. Poi c’è il j’accuse alla tecnologia che tutto inghiotte. “Un esempio? Oggi siamo agli albori della quarta rivoluzione industriale, si parla di manifattura digitale 4.0 guidata dalle tecnologie. L’automazione distrugge posti di lavoro con una rapidità impressionante. Entro il 2026 potrebbero non esistere più auto guidate da umani, con perdita del mestiere di autista”.
MENO UOMINI, PIU’ ROBOT
Anche l’Europa e la sua governance sono entrate nel dibattito andato in scena nella sala dei Gruppi, nella quale hanno fatto capolino Roberto Fico, Gianni Cuperlo e l’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio. I deputati grillini convenuti hanno infatti richiamato l’attenzione sulla recente mossa del Parlamento europeo per tentare di imbrigliare l’avanzata della robotica. Rea, a detta della maggioranza degli europarlamentari, di “disumanizzare” la civiltà. Per questo l’Ue starebbe studiando la costituzione di un’Agenzia continentale per la robotica in grado di dettare regole precise sul settore, prevedendo, per esempio, appositi interruttori per spegnere in qualsivoglia momento la macchina. “Non è un caso”, hanno ammonito i grillini, “che proprio in questi giorni, il parlamento Ue abbia lanciato un allarme disumanizzazione, soprattutto in riferimento ai robot-badanti. Non possiamo certo rischiare che la robotica sostituisca molti posti di lavoro, anche in mansioni delicate e in settori in espansione come, ad esempio, il caregiving e l’assistenza familiare”.
I SINDACATI? FORSE NON SERVONO PIU’
Politica, eccesso di tecnologia e persino i sindacati, che a detta dei grillini hanno avuto le loro responsabilità. Sono ancora gli esponenti della commissione Lavoro a rimarcare il punto. “I sindacati, soprattutto le grandi sigle confederali”, come la Cgil, fresca di batosta sui quesiti del Jobs act, “hanno ormai perso il contatto con la realtà e si sono trasformati in moloch autoreferenziali, attaccati solo al loro potere e ai loro privilegi”. In altre parole, per il M5S non rappresentano più puntualmente il mercato del lavoro, arrivando così a falsare la realtà. “Non sanno rappresentare le nuove precarietà e men che meno appaiono in grado di connettersi alla complessità di un mondo del lavoro che cambia sotto i colpi dell’innovazione”.
CHE COSA SUCCEDERA’ NEI PROSSIMI ANNI
Appurati i rischi, che cosa succederà nei prossimi anni. Incalzati dai convenuti, Ciprini e Cominardi hanno snocciolato le cifre dell’evoluzione. “In Italia abbiamo 4,6 milioni di poveri assoluti e nel frattempo, secondo la Banca d’Inghilterra, entro 10 anni si perderanno 15 milioni di posti di lavoro. Non solo. Entro il 2025 robot e software, alias la tecnologia, creeranno 13 milioni di occupati e ne distruggeranno 22 milioni“. In tutto questo il jobs act non ha certo giovato. “Non è stato un provvedimento sulla occupabilità, ma sulla licenziabilità, indebolendo la forza lavoro, sostituendo la stagione dei diritti con quella degli indennizzi e legalizzando la precarietà a vita, grazie alla liberalizzazione selvaggia dei voucher”.
DA DOVE RIPARTIRE
Nella polemica pentastellata trovano però spazio le proposte dalle quali ripartire e scongiurare il quadro, scuro, descritto dai grillini. Il primo passo è il cavallo di battaglia del Movimento, quel reddito di cittadinanza alla base della grillonomics. “In questi due giorni”, spiegano i deputati della commissione Lavoro, a Formiche.net “stiamo riflettendo con gli esperti e gli osservatori sul mondo della produzione che cambia e che richiede anche una scuola di qualità e presidi di formazione continua. Il tema del lavoro e della sua assenza è sempre più centrale. E il reddito di cittadinanza, in prospettiva, potrebbe pure vedere un contributo da parte delle grandi imprese che hanno dismesso risorse umane e più si sono avvantaggiate dell’innovazione tecnologica, aumentando produttività e margini economici”. In altre parole, i grandi gruppi industriali potrebbero finanziare il reddito di cittadinanza, che per i grillini rappresenta l’unico vero paracadute contro l’emorragia di posti dell’era post industriale. Ancora, svecchiare il più possibile la scuola “per aggiornarla ai tempi nostri. Ovvero puntando su una formazione in linea con le esigenze del futuro”.