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Come si muoveranno Cina e Iran sul petrolio

petrolio

(Terza parte dell’analisi del ricercatore Luca Longo. La prima parte si può leggere qui, la seconda qui e la terza qui)

Pechino ha recentemente riposizionato il suo obiettivo di crescita per il 2017 e ha ammesso che potrebbe scendere sotto il comunque elevatissimo 6,5%. Tutti gli stoccaggi di petrolio e gas della Cina sono stati riempiti durante gli ultimi due anni grazie ai prezzi bassi e ora possono aiutare a compensare l’aumento della domanda del Paese consumatore di petrolio con il più alto tasso di sviluppo.

Se il nuovo corso dell’economia di Trump avrà successo, la Cina subirà non solo le conseguenze del crollo nelle esportazioni verso gli Stati Uniti, ma anche l’apprezzamento del dollaro. Quest’ultimo fattore porterebbe la Cina a subire un aumento del costo dei combustibili fossili.

L’eliminazione delle sanzioni all’Iran e il suo reinserimento nel circuito commerciale internazionale ha intensificato la storica rivalità fra questo e l’Arabia Saudita, cioè fra il più grande Stato sciita e il più grande Stato sunnita.

Ora i due si fronteggiano militarmente in due zone calde del globo. In Yemen, dove l’Iran sostiene i ribelli yemeniti Houthi, mentre i Sauditi sono schierati con il presidente yemenita Abdrabbuh Mansour Hadi. Intanto in Siria, l’Iran affianca la Russia nel sostegno al presidente Bashar al-Assad. Ma la Siria ha più volte accusato i sauditi di finanziare non solo bande di estremisti islamici, ma direttamente lo Stato islamico. Questa partita ha ripercussioni nel campo energetico. Infatti, i sauditi mantengono il petrolio a buon mercato non solo per tagliare fuori mercato lo shale oil & gas americano e il Brent del Mare del Nord (rendendo, così, dipendenti dalle importazioni sia gli Usa sia la Gran Bretagna) ma anche per tagliare le gambe alle esportazioni iraniane ora che il più grande Paese produttore a est dell’Arabia ha riavviato il commercio grazie all’eliminazione delle sanzioni.

Finché Iran e Arabia Saudita – i due principali membri Opec – non raggiungeranno accordi che includano anche la cessazione delle loro ostilità in Siria e in Yemen, l’intera Opec resterà in stallo.

(4/continua)



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