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Che cosa si dice fra Farmindustria, Aifa e Antitrust

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Innovazione, tutela della salute, concorrenza e sostenibilità. Sono questi i pilastri al centro ieri di un seminario organizzato da Antitrust e Farmindustria dal titolo: “Antitrust e industria farmaceutica: dialogo sulle nuove sfide della competitività”.

CHI C’ERA

Alla tavola rotonda moderata dal vicedirettore del Corriere della Sera, Antonio Polito, che si è svolta ieri a Roma all’Auditorium dell’Acgm, hanno preso parte il presidente dell’Autorità, Giovanni Pitruzzella, il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, il direttore generale di Aifa Mario Melazzini, l’ad di Roche Maurizio de Cicco, Gabriella Muscolo, componente Agcm, e il presidente di Dompè Farmaceutici, Sergio Dompè.

L’ACCORDO

L’evento è stato anche l’occasione per soffermarsi sul recente protocollo di cooperazione firmato tra Antitrust e Aifa. L’accordo “ha messo un suggello formale a un’attività di collaborazione che non riguarda solamente i vertici ma le attività quotidiane. Nel convincimento che il Sistema pubblico deve essere un sistema in cui non esistono primazie, o primi della classe, ma che si presenta in modo unitario per garantire quella certezza e prevedibilità delle regole sulle quali si giocherà un parte del futuro del nostro Paese”, ha affermato Pitruzzella nel suo saluto introduttivo.

LE PECULIARITÀ DEL SETTORE

L’industria farmaceutica ha meccanismi molto specifici che il presidente di Farmindustria ha così riassunto: “È il settore più regolato in assoluto, con normative comunitarie, nazionali e regionali; la concorrenza non è solo tra aziende ma anche tra Paesi, per l’allocazione degli investimenti”, ha spiegato Scaccabarozzi. A questo bisogna aggiungere che siamo di fronte ad un “mercato imperfetto”. Ecco perché: “Lo Stato regola accesso al mercato e prezzo ed è l’acquirente principale, il bene farmaco è prescritto da un soggetto terzo, il medico, e utilizzato da un ulteriore soggetto, il paziente”, ha detto Scaccabarozzi includendo tra le altre peculiarità del settore il fatto che la regolazione del mercato varia da Stato a Stato e che nell’Ue ci sono forti differenze strutturali tra Paesi: “L’Italia si caratterizza per una forte presenza industriale, mentre altri Stati sono solo mercati”, ha detto.

“La farmaceutica in Italia – ha ricordato poi Scaccabarozzi – ha aumentato la produzione e l’export più di tutti i settori industriali, sono cresciuti gli investimenti, anche in Ricerca e anche l’occupazione è tornata a crescere. E abbiamo una caratteristica unica in Europa, ovvero una composizione bilanciata tra aziende a capitale italiano, il 40% del totale, ed estero, il 60%”.

LE PAROLE DI PITRUZZELLA

Il presidente dell’Antitrust ha spiegato che in “un settore come quello della farmaceutica fortemente regolamentato e con rilevanti interessi di natura pubblicistica è importante tenere insieme diritto alla salute, dinamismo delle imprese e quella duplice e ineliminabile tensione tra tutela della concorrenza e diritti di proprietà intellettuale”. Per Pitruzzella la parola d’ordine è “innovazione”: “Nella farmaceutica il punto di convergenza tra tutela della concorrenza e diritti della proprietà intellettuale è l’innovazione, che certamente è fondamentale per questo settore. Un’innovazione che giova alla crescita economica e alla tutela dei diritti di un consumatore particolarmente debole, il consumatore malato”.

LE RICHIESTE DI FARMINDUSTRIA

Della stessa opinione Scaccabarozzi: “Oggi l’industria farmaceutica in Italia è un settore hi-tech, che innova, modernizza i processi, è attento all’eccellenza delle risorse umane, all’ambiente, ai rapporti con il territorio. E se ne sono accorti in tanti”, ha osservato Scaccabarozzi con riferimento alle Istituzioni e ai recenti report delle principali istituzioni economiche, Mef, Mise, Banca d’Italia, Istat e Confindustria. Cosa è successo? “È cambiata la percezione del nostro Paese e con la Legge di Bilancio sono state introdotte novità molto importanti, in particolare per le risorse dedicate all’innovazione”, ha detto.
Ma c’è di più: “Le analisi svolte anche a livello internazionale mostrano che in Italia la spesa e i prezzi sono complessivamente più bassi che negli altri Paesi, sia per i farmaci innovativi sia per quelli off patent, per i quali il quadro regolatorio non presenta ritardi rispetto agli altri Paesi”, ha aggiunto.
Ecco le richieste delle industrie farmaceutiche rappresentate da Farmindustria: “Le imprese non chiedono favoritismi ma certezza e politiche positive per gli investimenti”, ha invocato il presidente di Farmindustria. L’auspicio di Scaccabarozzi è che la pubblica amministrazione e le imprese, con il fondamentale contributo delle Authorities “possano ancor di più, nel rispetto delle regole e degli specifici ruoli, fare squadra e garantire le condizioni di migliore competitività del Paese”.

I LIMITI

A sottolineare la necessità di un rapporto con le Istituzioni, è stato anche l’ad di Roche: “L’azienda che guido è stata la prima ad approcciare in maniera davvero innovativa il meccanismo dei prezzi. Di fronte a patologie come quelle tumorali, con l’AIfa di allora e con una visione davvero lungimirante ha applicato un meccanismo che era concretamente sconosciuto, il famoso pay per performance: vi pago solo se funziona”, ha raccontato de Cicco parlando di questa sfida all’inizio poco compresa ma che ha avuto un grande successo. “Ora è diventata un modello. E questo ha avuto un impatto sui prezzi”, ha detto.

Ma per l’ad di Roche tutto questo processo è possibile solo se c’è una certezza delle regole. “In Italia c’è una negoziazione profonda, che richiede conoscenze e una condivisione del processo con esperti indipendenti del mondo della scienza e con le Regioni, che poi chiuso l’accordo, siglano un patto, un contratto registrato con l’Aifa”. Per de Cicco si possono innanzitutto migliorare i tempi che intercorrono tra il contratto e l’arrivo del farmaco alle Regioni. “E il problema è che le Regioni hanno a loro volta dei prontuari che rimettono in discussione tutto. Questo significa che l’industria è chiamata nuovamente a dimostrare l’efficacia del prodotto e in alcune regioni vengono introdotte limitazioni, che danneggiano il paziente oltre che l’impresa”, ha sottolineato de Cicco.

LA SOSTENIBILITÀ DEL SSN

Per Sergio Dompé è importante mettere sul tavolo i problemi: “L’innovazione richiede innovazione – ha detto – innanzitutto per arrivare al mantenimento di quello che abbiamo”. “Il nostro Servizio sanitario nazionale è un bene eccezionale e dobbiamo raccontarcelo, senza concentrarsi solo sulle storture. Puntando sull’innovazione, con un’Aifa super centrale e collegatissima con l’Ema. Per consentire alle persone che ne hanno realmente bisogno di accedere alle cure. Garantendo però che le regole non vengano violate il giorno dopo dal primo assessore regionale”, ha osservato il presidente di Dompé Farmaceutici.

Sul sistema sanitario nazionale è intervenuto anche il direttore generale di Aifa: “Il nostro Ssn è meraviglioso, ma deve essere sostenibile e ci sono lentezze da eliminare per garantire rapidamente l’accesso del paziente alla cura”, ha detto Melazzini elencando esigenze e sfide: “Sul fronte della rimborsabilità, bisogna implementare sempre di più lo strumento dei Managed Entry Agreements, queste nuove forme che vanno dal payment by result al cost sharing e risk sharing. Ma soprattutto utilizzare sempre di più i registri di monitoraggio, che secondo me sono efficacissimi, che ci permettono l’appropriatezza e anche un riscontro sull’effettivo consumo”.

Tra le sfide Melazzini ricorda la determinazione dei requisiti dell’innovatività, che come previsto dalla legge di Stabilità va ultimata entro marzo e che individua due fondi da 500 milioni di euro per i prodotti innovativi e per gli oncologici. “Sicuramente la scadenza sarà rispettata perché la Commissione tecnico scientifica dell’Aifa sta facendo un ottimo lavoro. Sono sicuro che ci saranno criteri realmente oggettivabili che ci permetteranno di efficientare sempre di più l’impiego dei farmaci innovativi”, ha garantito il direttore generale di Aifa.

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