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La Russia sta pensando a un “piano-Hillary” contro Macron?

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Lunedì Facebook e Google hanno annunciato l’avvio di un progetto per bloccare le fake news che avranno come oggetto le elezioni presidenziali francesi: le due aziende di internet lavoreranno insieme ai principali media locali (e internazionali) per evitare che notizie false o falsate si diffondano durante le prossime settimane prima del voto (il primo turno ci sarà il 23 aprile, il ballottaggio il 7 maggio). Soprattutto Facebook è finito al centro delle critiche nei mesi passati per non aver attivato un setaccio simile e aver permesso il diffondersi di informazioni non vere durante le elezioni presidenziali, che secondo l’intelligence americana si è trattato di un piano studiato dall’intelligence russa, attraverso azioni di hacking e trolling, mirate a screditare la candidata democratica Hillary Clinton e a favorire Donald Trump.

ASSANGE PRONTO ALLA BOMBA

In Francia sembra che ci si trovi davanti a un copione simile, anzi forse gli appassionati di serie Tv potrebbero definirlo uno spin-off. Julian Assange, protagonista degli episodi americani per aver pubblicato attraverso WikiLeaks migliaia di mail sottratte da hacker russi ai server dei democratici (quelle stesse informazioni su cui poi si sono appoggiate molte delle fake news più virali contro i dem: un esempio, il “Pizzagate”), intervistato dal giornale russo Izvestia ha detto che nei prossimi giorni la sua organizzazione potrebbe diffondere dati compromettenti sul candidato indipendente, “progressista liberale” come si definisce lui, Emmanuel Macron. La dichiarazione, pubblicata inizialmente in russo, è stata ripresa e diffusa in diverse altre lingue, tra cui il francese, dal media outlet internazionale del Cremlino Russia Today. Assange dice che quelle informazioni scottanti su Macron escono direttamente dalle mail che WikiLeaks ha ricevuto mesi fa dopo gli hacking ai democratici americani, e riguardano essenzialmente comunicazioni scabrose tra “il segretario personale di Clinton” (si intende con ogni probabilità John Podesta, consigliere e capo della campagna di Hillary e soggetto hackerato) e Macron. Non è chiaro il contenuto.

IL TIRO INCROCIATO SU SPUTNIK

Il giorno seguente, anche un altro dei media propagandistici del Cremlino è tornato sull’argomento. Su Sputnik il deputato repubblicano Nicolas Dhuicq ha dichiarato che Macron – che effettivamente ha fatto carriera come investment banker con Rothschild prima di diventare consigliere di François Hollande e scalare l’élite politica socialista fino al ministero – altro non è che una specie di inviato sotto copertura “che agisce solo nell’interesse del sistema finanziario globale americano” (qualsiasi cosa significhi, basta già, perché al giorno d’oggi dici Rothschild e dici complotto). Per questo, secondo Dhuicq, negli ultimi mesi del suo mandato da ministro Macron avrebbe promosso leggi a favore del mercato aperto e spinto operazioni come quella che ha coinvolto la società di servizi petroliferi Technip, francese, nel merger con l’americana FMC creando un colosso da 13 miliardi dollari di fatturato. Il deputato poi ha aggiunto dettagli personali su Macron, sostenendo che è molto aiutato da quella che anche lui (entrando in uno degli altri tipici topic complottisti) definisce “lobby gay”, e facendo intendere che in realtà anche Macron abbia una vita omosessuale parallela, in quanto è ufficialmente sposato con una donna. Dhuicq è noto per la sua retorica anti-omosessuali, mentre Macron già tempo fa aveva dovuto difendersi da certi pettegolezzi, ma le dichiarazioni apparse su Sputnik hanno preso risonanza internazionale. Per dovere di cronaca, su Macron ci sono sospetti sull’uso politico-personale del ministero: ha fatto da piattaforma per preparare la sua candidatura?

GLI ULTIMI COLPI DI FILLON

Nicolas Dhuicq è uno dei segretari del Groupe d’amitié France-Russie dell’Assemblea francese, appoggia il candidato del suo partito François Fillon, che tra le altre cose in più occasioni ha parlato della necessità per Parigi di avvicinarsi a Mosca. Poche settimane fa Dhuicq era in Siria, ufficialmente per festeggiare il Natale armeno ad Aleppo. In realtà ha guidato una delegazione di intimi di Fillon tra cui anche l’ex ministro dei Trasporti del governo Fillon Thierry Mariani (e alcuni membri dell’SOS Chrétiens d’Orient, un’associazione umanitaria filo-religiosa che BuzzFeed definisce “tranquillamente infiltrata dall’estrema destra”). Incontri con i vertici del regime, fino a quello con Bashar el Assad (che il primo ministro francese Manuel Valls mesi fa definì “un macellaio”): c’è una parte di politici francesi che sta cercando di riqualificare il rais siriano. Mariani è un assiduo in Siria: un primo viaggio nel novembre 205, il secondo a marzo del 2016 e poi il terzo, in un anno e mezzo. Le visite sono avvenute sempre in occasione di festività cristiane (“per solidarietà con i cristiani”, ha spiegato lui davanti alle polemiche in Francia) e seguono uno dei canali dello storytelling del regime siriano: la difesa delle minoranze (il regime baathista rivendica la propria laicità di fondo davanti al fanatismo dei terroristi, e anche con questo proxy cerca accredito in Occidente). L’entourage di Fillon ha definito il viaggio “un’iniziativa personale che non è dettata da François Fillon”, ma anche il candidato repubblicano aveva detto in precedenza che lavorare con Assad non sarebbe stato così scandaloso nell’ottica della lotta al terrorismo. Posizioni di certo non disprezzate in Russia.

LA SITUAZIONE

Tuttavia nei sondaggi Fillon, che fino a pochi mesi fa era il favorito per la vittoria finale, sembra subire il colpo dello scandalo personale, “l’affaire Penelope”, una vicenda di abusi d’ufficio e favoritismi che coinvolge la moglie e i figli del candidato dei Repubblicains e su cui due giorni fa è dovuto intervenire di persone perché si paventava l’ipotesi di un ritiro. Ma è ancora in corso, e dunque la guerra rimane aperta (anche se si parla di possibili sostituti, con il partito che è tutt’altro che compatto dietro di lui). Sulla base degli ultimi dati lo scenario è questo: Macron potrebbe arrivare secondo al primo turno, dietro alla candidata del Front National Marine Le Pen, ma poi potrebbe vincere con oltre il sessanta per cento al ballottaggio. E forse Mosca sta provando di applicare il “piano-Hillary” per screditare Macron e giocare qualche carta in aiuto di una candidata su cui in passato ha investito anche economicamente, per esempio attraverso i prestiti al Front National dell’istituto bancario vicino al Cremlino First Czech Russian Bank.

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