Federico Capurso è un giovane collaboratore della Stampa: sta imparando il mestiere da noi da qualche mese, e mi pare che lo stia imparando alla svelta.
Qualche sera fa di sua iniziativa va a un incontro in periferia in cui c’è l’assessore Paolo Berdini, ne aspetta la fine, intercetta Berdini, si presenta, dice il suo nome e per che testata lavora e comincia a porgli domande di politica. Intanto registra.
Non lo fa per tendere una trappola, lo fa per non commettere errori: per essere in grado di riportare bene le frasi dell’interlocutore. È agli inizi, non può permettersi stupidaggini. Forse la cosa andrebbe codificata meglio, ma è una pratica diffusissima da quando registrare è diventato così facile. Comunque è un dettaglio, perché Capurso e Berdini non si erano mai parlati prima. Che cosa spinge Berdini a lasciarsi andare in quel modo con un giornalista, a dire le peggio cose del sindaco? Secondo me, come si dice in questi casi, la fa fuori dal vaso, ma tant’è.
Capurso scrive il colloquio (non intervista: l’intervista si concorda, scrive un colloquio, e cioè in gergo una rapida chiacchierata). L’indomani, a colloquio in pagina, Berdini perde la testa. Dice di non conoscere Capurso, lo insulta pesantemente, gli dà del delinquente, del disonesto, dice che gli è stata testa una trappola, che Capurso ha origliato.
Qui alla Stampa decidiamo di non pubblicare l’audio, comunque, perché l’audio c’era per riportare correttamente le parole di Berdini, non per sputtanarlo. Berdini va da Raggi, ne esce con quelle dimissioni vaghe e ricomincia ad attaccare il giornale, aizzando i linciatori del web che minacciano pesantemente Capurso.
A quel punto decidiamo di mettere l’audio per dimostrare la buona fede del giovane collaboratore. E dall’audio si evince che 1) Berdini sa benissimo di parlare con un giornalista (alla fine gli chiede se è precario) 2) Capurso non si limita ad ascoltare, interviene, domanda. Se Berdini non sapeva chi fosse Capurso perché gli risponde più volte? 3) Se Berdini non voleva affidare il suo pensiero al un giornalista, bastava non fermarsi a parlare con lui. Che cosa pensa, di confidarsi con un giornalista? Che sostiene di non conoscere?
Dunque la reazione di Berdini è a dir poco desolante. Per salvarsi, lui che ha un’età e un ruolo, accusa un giovane giornalista, racconta bugie, arriva al limite (e forse oltre) della diffamazione, cerca di scatenare contro il giornalista e il giornalismo tutti i peggiori pregiudizi e le più pericolose rabbie. Una prova che sa di soperchieria e vigliaccheria e totale irresponsabilità.
Tutto questo dentro la giunta di un Movimento che propugna il massimo della trasparenza. Forse qualcuno ci dovrebbe delle scuse, e soprattutto a Capurso, ma non le avremo e in fondo importa poco.
La Stampa oggi compie 150 anni, abbiamo ben altra storia.