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Matteo Salvini racconta come e quanto è filo Trump a Breitbart di Bannon

donald trump matteo salvini

Breitbart News ieri ha pubblicato una breve intervista a Matteo Salvini in cui si raccontano le intenzioni del leader della Lega di avere entrature tra l’inner circle del presidente americano Donald Trump.

Breitbart è il sito proto-trumpista di Stephen Bannon, già capo della campagna elettorale di Trump e attualmente stratega politico di riferimento con posizione di falco-pensante nell’azione presidenziale. Per questa ragione quello che viene scritto sul suo sito è interessante, nonostante la pubblicazione sia abitualmente piena di bufale (o come si chiamano adesso fake news) e notizie alterate ad hoc per spingere la propaganda ideologica della destra ultra-conservatrice americana, complottista, razzista, populista e nazionalista (notare: di questa malattia il trumpismo è sintomo).

Quella di Salvini è un’attività che è partita da tempo. Si ricorderà quando ad aprile dello scorso anno andò a dare sostegno alla campagna Trump-2016 e tornò con una foto insieme al candidato repubblicano che aprì polemiche e commenti ironici: Salvini raccontava di un incontro tra leader, ma fu l’americano a smentire un paio di mesi dopo sull’Hollywood Reporter ogni genere di contatto (“Non ho voluto incontrarlo”, spiegava Trump e quanto alla foto la catalogava come una delle migliaia di foto scattate con un fan dato che non sapeva nemmeno che faccia avesse il politico italiano).

Il leder della Lega ha parlato con Breitbart quattro giorni fa, prima della conferenza “Globalismo e Sovranità” del nuovo Centro Studi Politici e Strategici Macchiavelli organizzata alla Camera (relatori Marcello Veneziani, Ettore Gotti Tedeschi, Alberto Bagnai) dal deputato Guglielmo Picchi, già Forza Italia ora nella Lega. Su molte questioni la vedo come Trump, spiega Salvini, per questo “non vediamo l’ora di collaborare con la sua amministrazione”. Nell’elenco degli interessi comuni su cui poggiare la partnership a due “il lavoro, l’immigrazione, la sicurezza nazionale, e il corretto ruolo delle organizzazioni sovranazionali, come la NATO, l’Unione Europea e le Nazioni Unite”. Cerchiamo un contatto “non mediato, diretto e serio”, preferenziale, dice Salvini a Thomas Williams, teologo 54enne spretato (perché padre, racconta il New York Times) che dal 2014 è il moderato corrispondente da Roma del sito americano. Molti i suoi articoli sul Vaticano, con cui Bannon pare intrecciare trame sullo stesso lato di Salvini, quello del conservatorismo incarnato dal cardinale Raymond Burke (il porporato con cui il leader politico italiano si è incontrato la scorsa settimana). Salvini, cogliendo l’occasione dei temi affrontati nella conferenza, ha anche parlato del centro-destra italiano. Sfruttando le colonne del sito dello stratega del trumpismo, ha chiesto ai suoi possibili o potenziali alleati di prendere posizioni chiare sugli argomenti a lui più cari come l’Euro, la sovranità monetaria, il globalismo, l’identità, la difesa del lavoro nazionale.

Altri contatti Trump-Lega? Possibile: il 2 febbraio Roberto Maroni, uno dei notabili della Lega, ha partecipato all’annuale National Prayer Breakfast di Washington; ma si tratta, forse, soltanto della replica dell’invito dello scorso anno (quando fu Barack Obama a ricevere il governatore della Lombardia alla tradizionale colazione-incontro del primo martedì di febbraio).

Giovedì (ieri) Salvini ha incontrato a Londra Ted Malloch (sull’incontro c’è un articolo di Marco Cremonesi sul CorSera in cui Salvini dice di “aver colto al volo” l’occasione del faccia a faccia reso possibile da “amicizie comuni”). Malloch è un professore dell’università di Reading che è in predicato per occupare il posto di ambasciatore americano presso l’Unione Europea. È considerato molto anti-europeista e anti-Euro, per questo tutti i non euro-scettici stanno contestando la sua nomina (per esempio Gianni Pittella è su tutte le furie dice il Guardian), e l’UE ha detto che per il momento non ci sono state comunicazioni ufficiali. A proposito della nomina: possibile sia solo un modo con cui Trump, che non ama l’UE, voglia stuzzicare Bruxelles; ma non è da escludere che poi la decisione ricada effettivamente su Malloch (vedere per esempio quanto fatto con Israele con la nomina di un falco). Secondo il Financial Times molte delle affermazioni fatte da Malloch in una sua autobiografia sono “fuorvianti o contraddette dalle prove a disposizione”, ultimamente però ha detto una cosa interessante: l’amministrazione Trump preferisce portare avanti rapporti bilaterali per eludere la burocrazia multilaterale dell’Unione Europea (su altre sponde ma con la stessa linea, l’incontro con il premier giapponese). Una visione apprezzata certamente da Salvini.


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