Tutti, o quasi, a scrutare il “responso” della Borsa sulle nomine del governo ai vertici delle partecipate del Tesoro. Ma quale sarà la missione dei nominati?
Per chi è stato confermato (ovvero i presidenti e gli amministratori delegati di Eni ed Enel) a parlare sono i conti e i piani industriali presentati dai capi azienda Claudio Descalzi e Francesco Starace, ma per i nuovi? Il ministero dell’Economia, ovvero il governo, non hanno spiegato gli obiettivi che sono stati assegnati ai nuovi vertici di Poste Italiane, di Leonardo/Finmeccanica e Terna. Si dirà: anche in passato le nomine non sono state accompagnate da missioni dettagliate o quanto meno dichiarate pubblicamente.
Così nei giorni scorsi sbuffi e sorprese sono stati esternati, più o meno ufficialmente, leggendo Corriere della Sera e Repubblica, da Francesco Caio, sostituito come amministratore delegato di Poste Italiane da Matteo Del Fante. Utili e dividendi, dunque, non sono bastati a Caio per essere confermato. E non è stato sufficiente, forse, anche una certa retromarcia di Caio rispetto al piano di chiusura degli sportelli nei piccoli e medi comuni. Evidentemente lo scarso attivismo di Poste sui dossier Mps e Pioneer (la società di risparmio gestito venduta da Unicredit ai francesi) non è stato apprezzato troppo – eufemismo – dall’ex premier Matteo Renzi. Il segretario dimissionario del Pd – dominus delle nomine, tanto da essere bollato come “lottizzatore” dal sito Business Insider Italia diretto da Giovanni Pons – ha preferito indicare per Poste Del Fante che lo stesso sito definisce “manager molto preparato con una solida base finanziaria e con esperienza nei rapporti con gli enti pubblici avendo trascorso gran parte della sua carriera prima alla banca americana JP Morgan e poi in Cassa Depositi e Prestiti”. Del Fante lascia Terna, dove il governo ha designato Luigi Ferraris.
L’altra novità più rilevante della partita delle nomine è l’arrivo in Leonardo/Finmeccanica del banchiere Alessandro Profumo al posto di Mauro Moretti. Anche in questo caso i motivi della sostituzione non sono stati esplicitati. Neppure, a leggere la conversazione dell’ex amministratore delegato di Finmeccanica con il Corsera, al diretto interessato. La recente sentenza di condanna di Moretti, come ex capo azienda di Rfi (Fs), per il disastro ferroviario di Viareggio è stata determinante per l’avvicendamento, secondo le unanimi ricostruzioni giornalistiche. Ora Profumo, come segnala Repubblica, dovrà sciogliere alcuni conflitti di interesse: “È non solo presidente, ma anche azionista, di Equita Sim e siede inoltre nel consiglio della banca russa Sberbank”, ha scritto Francesco Manacorda.
Il gruppo Leonardo è per molti aspetti peculiare rispetto ad altre controllate e partecipate del Tesoro. Nei settori in cui opera sono rilevanti le relazioni tra governi e pure i rapporti fra i capi azienda delle Finmeccanica di altri Paesi. Anche perché ci sono alleanze societarie e industriali, vedi Mbda, Eurofighter ed F35. Su questo si capirà la vera missione di Profumo: le sfide non mancano e sono state analizzate approfonditamente anche su Formiche.net grazie Airpress. Si spera in particolare che le ipotesi di spezzatini, ossia di smembramenti/vendite o svendite di parti del gruppo – come quelle paventate da Giorgio Meletti sul Fatto Quotidiano – non si avverino.
Peraltro, rispetto agli altri gruppi del settore, l’Italia e Leonardo sono per certi versi un’anomalia. In pochi anni alla guida del gruppo attivo nella difesa e nell’aerospazio si sono avvicendati Pierfrancesco Guarguaglini, Giuseppe Orsi, Alessandro Pansa, Mauro Moretti e ora tocca all’ex banchiere di Mps e Unicredit. Mentre nelle altre società del settore i capi azienda restano molto più a lungo. Ciò detto – e al netto degli sbuffi pur presenti negli ambienti militari per la figura di Profumo – nel gruppo si scorge un elemento di continuità, ossia la conferma di Gianni De Gennaro alla presidenza del gruppo di Montegrappa, sempre più un punto di riferimento istituzionale e internazionale.