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Cosa ha detto Angelino Alfano all’Atlantic Council

“L’Atlantic Council è patria di dialogo e libero pensiero”, con queste parole il ministro degli Affari Esteri, Angelino Alfano, ha inaugurato il proprio intervento nel prestigioso think tank statunitense, avviando ufficialmente la visita in corso a Washington Dc, che prevede una fitta agenda di appuntamenti e incontri istituzionali.

La grande attenzione verso il nostro Paese ed il governo italiano ha trovato riconoscimento negli opening remarks di Frederick Kempe, president e ceo dell’Atlantic Council, e nelle riflessioni di Damon Wilson, executive vice president del think tank, che ha partecipato all’incontro insieme all’ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Armando Varricchio, e a una nutrita rappresentanza del mondo diplomatico e imprenditoriale italiano.

Nel corso del suo intervento, il ministro Alfano ha ribadito la centralità e l’importanza del legame forte tra Italia e Stati Uniti e ha richiamato l’attenzione sulle sfide comuni che riguardano il Mediterraneo, dalla risoluzione della crisi libica al processo di integrazione del Montenegro nella Nato.

“Se guardate al Mediterraneo su una carta geografica, ben presto noterete quanto possa assomigliare ad un lago – per le sue dimensioni – sebbene da un punto di vista politico e di sicurezza non possa essere ad oggi considerato calmo come un lago e tale instabilità finisce con l’influenzare l’intero globo”.

Dal controllo dei flussi migratori sino alla presenza militare in diverse aree di conflitto, il ministro Alfano ha evidenziato il peso della componente italiana nelle operazioni internazionali rivolte a stabilizzare e rappacificare la sponda sud del Mediterraneo, che “deve rappresentare una priorità non solo per l’Italia ma per l’intera comunità internazionale”.

Nel definire “l’integrazione come unica risposta all’insicurezza e al terrore”, Alfano ha condiviso e rilanciato la sfida per un’Europa più forte, che possa essere in grado di superare i movimenti populisti e possa guardare con unità e coerenza alle minacce presenti e future.

Nelle riflessioni del ministro degli Affari Esteri, il Mediterraneo e l’Italia rappresentano dunque il punto di convergenza tra Europa, Nato e Stati Uniti: attraverso una rivitalizzata e rinvigorita condivisione di priorità e strategie sarà possibile costruire le nuove basi per relazioni transatlantiche più forti e durature.

L’Italia si candida ad essere Paese leader nella risoluzione dei conflitti che affliggono il Mediterraneo e lo fa non solo in virtù della propria posizione geografica ma per la sua grande “conoscenza ed esperienza nella regione”.

Le riflessioni di Alfano hanno incentivato e stimolato il dibattito, che ha visto l’intervento di autorevoli membri dell’Atlantic Council. Tra tutti Karim Mezran, senior fellow al Rafik Hariri Center, ha richiamato l’attenzione sulla necessità di adottare in Libia una strategia più inclusiva verso le forze coinvolte nel processo di stabilizzazione, così da renderlo più dinamico e aperto verso tutti gli attori presenti nel Paese.

L’incontro si è chiuso con gli omaggi di Frederick Kempe, che ha ringraziato il ministro Alfano e il governo italiano per l’importante ruolo giocato dal nostro Paese nella lotta al terrorismo e per il consolidato legame che unisce da sempre l’Italia agli Stati Uniti.

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