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Che cosa sta succedendo a Macron

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Doveva essere la campagna elettorale più scontata della storia della Quinta Repubblica. Settimana dopo settimana, complici gli scandali e la decomposizione dei partiti tradizionali, è diventata la più incerta. Al punto che a pochi giorni dal primo turno (domenica 23 aprile) nessuno dei candidati   ha la certezza di superarlo. O meglio tutti (a parte il socialista Benoit Hamon) sono sicuri di farcela e lo fanno sapere nella maniera più chiassosa possibile: non si erano mai viste in Francia tante manifestazioni nell’ultima fase prima del voto quante se ne stanno tenendo, ovunque dal più piccolo centro fin nel cuore di Parigi, da quindici giorni a questa parte.

Tutti, insomma, si sentono in gioco. E con ragione. Quando si sosteneva che la partita era ristretta ai due contendenti più accreditati, Emmanuel Macron e Marine Le Pen, l’opinione comune era suffragata dai sondaggi. Oggi, gli stessi, avvertono, senza sbilanciarsi troppo, che tutto può accadere. Perfino che Jean-Luc Mélenchon, dato in partenza al quarto posto, potrebbe contendere l’Eliseo alla Le Pen o a Macron. Ma non è detto che nella partita, all’ultimo momento, non rientri quello che doveva essere il trionfatore poi scivolato su rovinose bucce di banane: François Fillon.

Il leader del centrodestra gollista è rientrato in gioco negli ultimi giorni. Sembra che i suoi sostenitori abbiano archiviato gli scandali che lo hanno travolto. Che siano disposti, insomma, a “perdonarlo”. Questo fanno sapere dall’entourage dei Républicains, questo raccontano i giornali. “Le Figaro” ha spiegato perché Fillon ci crede. Egli è persuaso, scrive il quotidiano parigino, che si ripeterà il “miracolo” di novembre, quando alle primarie del suo partito, dato in quarta posizione dietro Sarkozy, Juppé e Le Maire, si affermò a scapito di tutte le previsioni e con largo margine. Si dice che lo abbia premiato la “tenacia” con la quale ha affrontato le non piccole difficoltà degli ultimi due mesi. Negli ultimi comizi si è detto convinto che sarà al ballottaggio. A scapito di chi?

L’indiziato principale è Emmanuel Macron il quale, pur favorito come sfidante della Le Pen, ha subito una battuta d’arresto in favore di Mélenchon: parte considerevole dell’elettorato socialista, infatti, voterà il candidato della sinistra non ritenendo che il giovane lib-lab possa rappresentarla. A Macron non ha giovato l’endorsement di Hollande in suo favore ed ancor meno la sponsorizzazione di Manuel Valls. La sinistra del partito non ha digerito il rifiuto del presidente uscente di ricandidarsi ed ancor meno l’appoggio del primo ministro ritenendoli entrambi affossatori del Partito socialista. Per di più convincono poco le aperture liberiste e le convinzioni mondialiste di Macron, mentre il leader del Front de la gauche appare più affidabile anche a fronte dell’inconsistente Hamon. Quello che era un sussurro si è fatto grido: Mélenchon al ballottaggio.

Potrebbe essere una sfida inedita e bizzarra dunque fra la Le Pen ed il candidato della sinistra: entrambi anti europeisti, schierati contro i poteri forti e la globalizzazione, fautori di politiche sociali opposte a quelle che il liberismo di Sarkozy e di Hollande ha incarnato. Una sfida davvero “rivoluzionaria”. Ed è questo l’elemento di maggiore incertezza (ed inquietudine) in questi giorni che tiene in apprensione la Francia. La conquista dell’una o dell’altro dell’Eliseo cambierebbe il volto del Paese, ma anche quello dell’Europa.

Macron e Fillon ce la stanno mettendo tutto per tendere viva la paura. E chissà che non sia la loro ultima, estrema carta da giocare per limitare i danni e vincere poi la partita finale.

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