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Servizi segreti e sicurezza, ecco le prime bozze del programma M5S di Beppe Grillo

Di Pietro Di Michele e Simona Sotgiu
Beppe Grillo

È iniziata, sul blog di Beppe Grillo, la discussione sul Programma sicurezza del Movimento 5 Stelle. Dopo il primo post generale, è stato pubblicato l’intervento intitolato “La sicurezza partecipata”, scritto da Umberto Saccone, 33 anni nell’Arma dei Carabinieri e nel Sismi, nonché ex direttore della Security dell’Eni. Ecco chi è e cosa pensa il primo firmatario del Programma Sicurezza in fieri del Movimento 5 Stelle e le prime proposte dei Pentastellati.

CHI È UMBERTO SACCONE

Una carriera lunga 33 anni nel settore della sicurezza, trascorsa tra Arma dei Carabinieri e SISMI, con incarichi sia in Italia che all’estero e poi, dal 2006, direttore della Security dell’Eni per la quale ha realizzato e sviluppato un metodo di Risk Management per la sicurezza delle istallazioni industriali, poi brevettato negli Stati Uniti e considerato una best practice, si legge sul suo curriculum. Sono solo alcuni degli incarichi ricoperti da Umberto Saccone, ospitato sul blog di Grillo sui temi sicurezza che comporranno il programma di governo del Movimento 5 Stelle, elencati in una biografia-curriculum presente sul sito della società di consulenza Grade, da lui fondata nel 2014 che si occupa di intelligence, analisi e valutazioni dei rischi e sicurezza informatica.

SICUREZZA PARTECIPATA

Nel post pubblicato oggi su beppegrillo.it, Saccone spiega cosa significhi “sicurezza”: un “bene di tutta la collettività” in cui ognuno può “concorrere nel suo mantenimento” nell’ambito del ruolo sociale rivestito. “La sicurezza – si legge sul post – assolve alla duplice funzione repressiva e preventiva ed è nell’ambito di queste due dimensioni che il cittadino partecipa alla produzione di un bene a lungo ritenuto prerogativa esclusiva dello Stato e non ne è più semplice destinatario”.
La proposta di Saccone vede il passaggio da un’organizzazione piramidale “in cui gli attori istituzionali si trovano in una sequenza di livelli dal più elevato e centrale a quello più basso e periferico (Ministero dell’Interno – Forze di polizia – cittadini), ad una struttura delle relazioni di natura paritaria, descrivibile attraverso la metafora della rete, di cui ciascuna agenzia costituisce uno snodo”.

MODELLO LOS ANGELES E IBM (WATSON)

Saccone propone due esempi di sicurezza partecipata: “A Los Angeles, modello di smart city, i dati che arrivano dai vari dipartimenti, dal trasporto pubblico alla polizia, fino alla raccolta di rifiuti e ai vigili del fuoco, sono in un solo luogo”. La gestione efficiente dei servizi, si legge ancora, è data dall’analisi aggregata dei dati “e questo accade anche nei progetti di crime mapping, in cui le amministrazioni locali svolgono un’opera di vera e propria mappatura del crimine, in modo da analizzare e identificare le zone urbane maggiormente a rischio, al fine di prevenire fenomeni di criminalità attraverso l’adozione di misure di sicurezza”. Allo stesso modo, l’applicazione dell’intelligenza artificiale di Watson (Ibm) ai problemi delle città “aiutando a interpretare le informazioni dette ‘destrutturate'”.

PRIVATIZZAZIONE DELLA SICUREZZA

Saccone propone la condivisione con i cittadini di “modelli di monitoraggio informale e coordinato del territorio, ad esempio attraverso corsi finalizzati a fornire una formazione adeguata ai privati, in relazione ai concetti di prevenzione, diritto, dovere, regole, responsabilità, anche grazie all’aiuto di ex poliziotti o ex carabinieri” e poi apre alla privatizzazione della sicurezza. “Da un lato i tagli alla spesa pubblica inducono le amministrazioni centrali e locali a contrarre i servizi prestati ai cittadini e a esternalizzare alcune funzioni – scrive nell’ultima parte del post -, dall’altro lato cresce la domanda di sicurezza privata presso le aziende e il terziario”.

SICUREZZA PRIVATA E INTELLIGENCE

“In Italia ci sono circa 47mila guardie giurate e 30 mila soldati in ferma volontaria che “potrebbero dare una mano nella sicurezza: si darebbe lavoro a tanti italiani molto preparati ed eviteremmo lo spionaggio di altre nazioni”. Sono le parole pronunciate da Saccone lo scorso marzo (qui tutti i dettagli) durante un convegno della Fondazione Icsa sult ema della sicurezza privata. “Un mercato, quello della sicurezza privata – scriveva Stefano Vespa Su Formiche.net -, in grande espansione: Saccone ha spiegato che gli Usa ne controllano il 37 per cento e i Paesi emergenti dell’Asia il 24, oltre a quello che fa la Russia”.

Sui temi dell’intelligence, invece, Saccone era intervenuto a un convegno organizzato dal Movimento 5 Stelle dal titolo “Intelligence Collettiva: Storia dei Servizi Segreti”. L’Italia, diceva Saccone, ha bisogno di ritornare indietro di qualche decennio, all’efficienza prodotta nella lotta alla mafia e nel fronteggiare il terrorismo politico che ha segnato gli anni Settanta. Inoltre, spiegava lo scorso aprile, servirebbe “un modello che non deve imitare nessuno” ma piuttosto “imitare noi stessi” negli anni passati. “Il problema attualmente è noto – ha spiegato Saccone – dal momento che qualche volta i nostri Servizi si trovano in condizione di poter esprimere un potenziale addirittura inferiore a quello delle Forze di Polizia”.

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