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Che cosa propone Trump per il bilancio del 2018

Watergate, clima, Donald Trump e Melania Trump

Martedì l’amministrazione Trump ha presentato il primo, dettagliato, documento di bilancio che il Congresso dovrà approvare per la spesa federale 2018. La CNN – che ha curato un minuzioso approfondimento voce per voce – dice che, sebbene come è abitudine i legislatori cambieranno parecchie cose, il documento presentato dal direttore dell’Ufficio Budget di Washington, Mike Mulvaney, dà un’idea chiara su quelle che sono le priorità della Casa Bianca. Su tutto, una annotazione: Trump ha diffuso pubblicamente la proposta di budget mentre era fuori Washington, nel suo primo viaggio internazionale che stava magnetizzando tutta l’attenzione dei media, e il bilancio è passato quasi inosservato. Lo stesso presidente ha ammesso nella lettera con cui ha accompagnato l’uscita pubblica di Mulvaney che la palla è in mano al Congresso, a dare il senso che siamo ancora nella fase di “proposta”.

LA MANOVRA NEL CONTESTO

Il costo complessivo della manovra si aggira intorno ai 4,1 mila miliardi di dollari, in linea col precedente bilancio, con molte voci tagliate sui programmi nazionali che riguardano la scienza, l’arte, la ricerca, e soprattutto il welfare. Analizzare i tagli, o le aggiunte, è importante perché l’anno fiscale che il bilancio ha come traguardo inizierà il primo ottobre 2017, e questo vuol dire che le discussioni che i congressisti faranno sul budget sono un tema fortemente politico in ottica elettorale: il 6 novembre 2018 si votano infatti le elezioni di medio termine, da cui si comporranno le due camere. Ogni decisione sarà pesata dai rappresentati che vogliono tenersi i propri collegi, e subirà per questo deviazioni interessate.

I TAGLI

I tagli principali, fa notare Pedro da Costa di Business Insider (che su Twitter condivide l’articolo accompagnandolo alla gif di un coniglio che ruba un biscotto a un neonato), riguarderanno una fetta di americani più bisognosi, che sono anche in via definitiva buona parte dell’elettorato che ha sostenuto con più fervore la vincente corsa elettorale di Donald Trump. Il bilancio propone di iniziare nel 2018 un taglio progressivo da 616 miliardi sul Medicaid, il programma sanitario per le famiglie a bassissimo reddito, e sottintende la modifica della riforma sanitaria Obamacare come un obiettivo raggiunto (in realtà serve il voto del Senato ancora), che farà risparmiare altri 250 miliardi, sempre in 10 anni. Altri 193 miliardi dovrebbero arrivare dai tagli al food stamp, il programma di assistenza alimentare supplementare, una sorta di buoni pasto per i poveri (nome tecnico: Supplemental Nutrition Assistance Program; realtà: 40 milioni di americani ne hanno usufruito nell’ultimo anno). E 143 miliardi di dollari saranno risparmiati dall’eliminazione dei programmi di prestito per gli studenti universitari che non ce la fanno a pagarsi la retta. A questi si aggiungano le pesanti sforbiciate ai programmi assistenziali meno noti (il Center on Budget and Policy Priorities ha fatto l’elenco), o quelle ai settori ambiente (-31,4% di fondi) e agricoltura, tra gli altri.

VOLDEMORT BUDGET

John Cassidy, esperto d’economia del New Yorkerlo ha chiamato “Voldmert Budget” già a marzo, quando l’amministrazione presentò una semplice lista di voci su cui avrebbe avuto l’intenzione di lavorare. Ora scrive: “Si stanno cucinando i libri per raggiungere un obiettivo irraggiungibile: tagli alle tasse enormi e un bilancio in pareggio”. Per poter affermare che entro il 2027 gli Stati Uniti elimineranno il deficit di bilancio, obiettivo dei tagli, l’amministrazione è dovuta ricorrere infatti “a qualche contabilità magica” come la chiama Cassidy.

LA SVISTA DA 2 TRILIARDI

Il punto lo spiega Time: partiamo da fine aprile, quando Trump presentò una riforma fiscale che avrebbe prodotto un taglio alle tasse che avrebbe spinto la crescita economica. L’amministrazione sostiene che quella crescita economica, stimata fissa al 3 per cento, varrà qualcosa come 2 mila miliardi di dollari, e sarà quella utilizzata per chiudere il deficit nei prossimi dieci anni. Solo che contemporaneamente l’amministrazione ha valutato come “neutrale” il taglio fiscale (ossia senza impatto sul bilancio): questo presuppone che il taglio fiscale che abbassa le entrate dovrebbe essere ripagato dalla crescita che ne genererà di nuove. Però se le entrate della crescita andranno a coprire il taglio fiscale non potranno andare a coprire il deficit di bilancio. Altrimenti quei 2 trilioni stimati verrebbero conteggiati due volte. L’ex segretario al Tesoro di Bill Clinton Larry Summers, economista scuola Harvard, in un commento sul Washington Post dice che se uno studente di economia “elementare” avesse fatto un errore così basilare sarebbe stato di certo bocciato.

COSA VIENE SPINTO

Mulvaney, imbeccato dai giornalisti in conferenza stampa su questa evidente mancanza logica – nemmeno tecnica, dicono gli esperti come Summers – s’è chiuso in difesa con spiegazioni caotiche, poi ha proseguito a illustrare il resto della vision trumpiana. Cosa sarà spinto con nuovi fondi? Il Pentagono, e questo si sapeva. Poi la Homeland Security, con un occhio al Muro col Messico – ma giusto un occhio, perché sono stati stanziati soltanto 1,6 miliardi, quando invece ne servirebbero più di dieci volte tanti. Possono essere contenti i sostenitori del presidente? Non è chiaro ancora, ma forse no. Dicono le analisi uscite sui media americani che saranno proprio loro a risentire di più gli effetti dei tagli, e questo sebbene l’aumento della spesa militare e la spinta a misure più rigide di sicurezza interna sono aspetti molto politici, rivolti anche all’elettorato trumpiano. Nella manovra anche tagli ai programmi di assistenza internazionale del dipartimento di Stato, che però sono ritenuti dal Pentagono un asset diplomatico per la stabilizzazione di aree a rischio.

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