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Ecco come e perché l’influenza russa lieviterà in Italia (secondo il New York Times)

Tra i Paesi dove è più forte l’influenza della Russia, l’Italia occupa un ruolo di primo piano. La tesi è sostenuta in un articolo uscito lunedì il New York Times. Il pezzo è firmato dal corrispondente romano Jason Horowitz e oggi è stato piuttosto discusso sui social network.

IL VUOTO LASCIATO DA TRUMP

La tesi di Horowitz ruota molto intorno al ruolo degli Stati Uniti. L’America di Donald Trump ha lasciato un vuoto in Italia – sostiene – che è uno spazio d’azione per la Russia. Un esempio del disinteresse di Washington agli affari del nostro Paese è l’assenza di un ambasciatore da mesi; in prima fila per la nomina c’è da tempo l’ex tesoriere del Comitato politico repubblicano Lew Eisenberg, ma ancora niente di definitivo. Tra i punti di mancato contatto anche la Libia, dove Roma vorrebbe una strategia forte americana, visto l’interesse strategico che il Paese del Nordafrica rappresenta per il Mediterraneo (e per l’Italia), invece Trump ha dichiarato durante la conferenza stampa a margine della visita del premier italiano alla Casa Bianca che “non vede un proprio ruolo” nella crisi, se non quello di combattere lo Stato islamico.

COMMERCIO E DIFESA: I CRUCCI DI TRUMP

O ancora, sulle distanze, le sempre più pressanti richieste per l’aumento degli investimenti militari e un riequilibrio della forchetta commerciale: sono linee programmatiche per Trump (non escluse comunque dalla precedente amministrazione), che ha sempre posto la sua azione di governo sul piano del riassetto dei rapporti con gli alleati. L’Italia, come la Germania con cui la polemica si è riaccesa in questi giorni proprio su questi temi, ha un avanzo commerciale (esporta più di quanto importa) con gli Stati Uniti da un paio di dozzine di miliardi di dollari, e allo stesso tempo non rispetta il patto Nato che chiede ai membri di investire almeno il 2 per cento del Pil.

LA RUSSIA DENTRO IL VUOTO

Questo vuoto, questa distanza, avrebbe aperto libertà di movimento ai russi, che tra le altre cose hanno nella diplomazia mossa dal loro ambasciatore Sergei Razov un buon gioco. Razov è un diplomatico in grado di tessere ottime relazioni, di tenere rapporti con imprenditori e politici, di organizzare concerti per i terremotati e incontri con i proprietari della aziende che più hanno risentito dell’effetto del regime sanzionatorio europeo, cui l’Italia ha aderito sempre con un certo scetticismo, dopo la crisi ucraina (e la risposta reciproca della Russia).

GLI AMICI LEGHISTI

Secondo Horowitz l’influenza della Russia in Italia segue principalmente due linee dal punto dei vista partitico. La prima è quella leghista, sponda Matteo Salvini, che è uno dei politici italiani con i migliori contatti in Russia (un paio di mesi fa è stato a Mosca e ha avuto un incontro con Sergei Lavrov, ministro degli Esteri e potentissimo dell’inner circle putiniano, senza che l’ambasciatore italiano a Mosca fiatasse, come sottolineò il direttore di Formiche.net, Michele Arnese).

I CONTATTI DEL M5S

E poi c’è quella del Movimento 5 Stelle, con minori contatti diplomatici, ma con rappresentati eletti che sono – come chiede la base elettorale, d’altronde – molto inclini all’uomo forte al potere incarnato da Vladimir Putin. Il corrispondente del Nyt nota che i grillini sono passati dal condannare le posizioni repressive ordinate dal Cremlino e le violazioni dei diritti umani russe, come facevano nel 2014, “all’esaltare la leadership [di Putin]”. Presentando in queste settimane le linee programmatiche sulla politica estera del M5S, per esempio il deputato Manlio Di Stefano ha parlato della Russia come “un partner strategico ingiustamente punito” (si riferisce alle sanzioni) e degli Stati Uniti “come un alleato prepotente”: è questo l’esempio che Horowitz usa per spiegare agli americani che lo leggono come il Movimento (e, con una generalizzazione, l’Italia?) abbia spostato il proprio asse verso Mosca, tanto che la mancata palese apertura di Trump verso i russi ha creato un po’ di delusione tra i grillini riguardo al presidente americano.

LE MISURE ATTIVE

Celia Kuningas Saagpakk, ambasciatrice dell’Estonia in Italia, che ai tempi in cui lavorava negli uffici strategici del ministero degli Esteri estone si occupava di propaganda russa in Ucraina e nell’Est Europa, ha spiegato al giornalista americano che la Russia ha investito molto in Italia in termini di misure attive per piegare l’opinione pubblica. Un’attività meno visibile che si abbina a quella diplomatica classica di Razov. Un esempio: Sputnik Italia, media del Cremlino che diffonde anche notizie alterate e che vengono riprese spesso dai siti di contenuti più vicini a Lega, M5S, o ai movimenti politici di destra e sinistra radicale. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha attaccato proprio i media del Cremlino come Sputnik e Russia Today, e le loro attività distorte, durante una conferenza stampa tenuta a margine della visita di Putin a Versailles.


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