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Ecco il groviglio di date su legge elettorale, legge di bilancio e voto anticipato

I segnali della Borsa di Milano devono aver svegliato anche chi era preso dai calcoli su seggi, percentuali di sbarramento e coalizioni prossime venture sottovalutando rischi e reazioni dei mercati. Mettendo da parte le date ipotetiche per elezioni anticipate in autunno, che continuano a variare, si susseguono discussioni su come affrontare la sessione di bilancio di cui tutti, improvvisamente, si sono accorti.

Facciamo delle ipotesi basate sul dibattito di queste ore. Il governo Gentiloni potrebbe varare la legge di bilancio perfino in anticipo rispetto ai limiti imposti dalla legge, che fissano al 15 ottobre il termine entro il quale la documentazione va inviata alla Commissione europea e all’Eurogruppo. Sarebbe dunque l’attuale Parlamento ad approvarla, probabilmente dopo essere stato sciolto dal presidente della Repubblica. Sembra impossibile, infatti, che la legge di bilancio e l’approvazione possano diventare realtà nel giro di pochissime settimane considerando gli almeno 45 giorni previsti tra lo scioglimento delle Camere e il voto oppure che il prossimo Parlamento accetti di votare qualcosa scritto da altri.

Gli accordi in corso su una legge proporzionale con sbarramento al 5 per cento danno come possibile una coalizione Forza Italia-Partito democratico dopo il voto (sempre se gli elettori saranno d’accordo: il M5s è talmente sicuro di stravincere che Luigi Di Maio ha detto che alla manovra penseranno loro dopo il voto…). Ciò significa che la futura coalizione dovrebbe applicare una legge di bilancio fatta da un governo di cui FI non fa parte. Quindi, si dice, la manovra finanziaria dovrebbe essere redatta grazie all’apporto sostanzioso dei forzisti: sarà molto interessante vedere come si troveranno mediazioni su temi di politica economica e di welfare sui quali, di solito, FI e Pd si azzannano. Matteo Renzi, alla direzione del Pd, ha eliminato ogni residuo di trattativa confermando lo sbarramento al 5 per cento e costringendo così Angelino Alfano a puntare su aggregazioni (per ora teoriche). Un aiuto non gli arriverà neanche da Silvio Berlusconi che sogna un centrodestra unito, ma che metterebbe addirittura una soglia all’8 per cento, altro che il 5.

Al momento, dunque, il patto FI-Pd (“Spero che regga” ha commentato tra l’ironico e il preoccupato Denis Verdini) sta convincendo i sottoscrittori che dopo il voto non ci sarebbero altre possibilità di governo. E la legge di bilancio? Alle preoccupazioni del ministro Pier Carlo Padoan, ben conscio che evitare l’esercizio provvisorio sarebbe quasi impossibile, ha risposto indirettamente il commissario europeo agli Affari economici, Pierre Moscovici, ricordando che l’Ue in caso di elezioni non sarebbe rigida sui termini: infatti nel caso di Spagna e Portogallo vennero dilatati. L’elemento su cui Moscovici non può intervenire, però, è la Costituzione italiana che nel caso di mancata approvazione del bilancio entro il 31 dicembre prevede l’esercizio provvisorio per un massimo di quattro mesi durante i quali la gestione può avvenire solo per “dodicesimi”. In pratica, una paralisi che per quanto breve avrebbe sui mercati conseguenze oggi non prevedibili. Una preoccupazione che pare che Renzi non abbia, visto che un’ulteriore ipotesi sarebbe quella di rivedere comunque la legge di bilancio una volta insediatosi in nuovo governo.

Riassumendo: accordo politico fatto sulla legge elettorale, in attesa dell’approvazione da parte delle Camere a luglio, e da quel momento in teoria il presidente della Repubblica può sciogliere il Parlamento essendo stati armonizzati i sistemi per Montecitorio e Palazzo Madama. Chi si assumerà la responsabilità di far cadere il governo Gentiloni, che ha ribadito di restare “finché avrà la fiducia”? Sergio Mattarella chiederà garanzie ai leader politici perché i conti siano messi al sicuro o farà capire che non vuole che si ricorra all’esercizio provvisorio? Nel discorso di fine anno del 31 dicembre scorso, il capo dello Stato non spiegò solo che occorreva una legge elettorale che armonizzasse i sistemi diversi in vigore per Camera e Senato dopo le decisioni della Consulta, ma aggiunse altro: “Occorre che vi siano regole elettorali chiare e adeguate perché gli elettori possano esprimere, con efficacia, la loro volontà e questa trovi realmente applicazione nel Parlamento che si elegge”. E’ sulla “reale applicazione” di un proporzionale che qualcuno già fa equivalere a una “grande coalizione” che forse possono esserci dubbi. Con l’occasione della festa della Repubblica, tra il ricevimento al Quirinale e la parata ai Fori imperiali, non mancheranno occasioni per conciliaboli istituzionali.

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