Vi propongo oggi il titolo che per larga parte della giornata di ieri campeggiava sulla pagina di apertura di Repubblica.it.
“Furgone su folla”: come se un furgone avesse deciso autonomamente di muoversi, come se fosse possibile “spersonalizzare” l’atto terroristico, ridurlo più o meno consapevolmente a “incidente”.
In questa sintesi infelice, c’è una dinamica mentale e culturale di un pezzo diestablishment mediatico e politico: attenuare, negare, allontanare la realtà. Che invece è fin troppo chiara: il nazi-islamismo, forse sulla via della sconfitta in casa propria tra Siria e Iraq, ha deciso di colpirci qui in modo devastante, con atti organizzativamente “a basso costo” ma “ad altissimo rendimento” in termini di terrore e spargimento di sangue.
Nonostante il velo politico-giornalistico, la consapevolezza popolare c’è. Lo dimostra il caso di Torino, dove un petardo e un minimo di panico hanno prodotto in pochi minuti centinaia di feriti.
La prossima tappa quale sarà per gli strateghi del politicamente corretto? Elementare, Watson: spostare l’obiettivo su Trump, “divisivo”, che non collabora con gli altri leader occidentali, eccetera.
Eppure – piaccia o no – proprio il “drive them out” trumpiano è l’unica risposta seria sul terreno. Occorre cacciarli, o alternativamente imprigionarli, comunque metterli in condizione di non nuocere.
Non si può essere liberali con i nazisti, tolleranti con i jihadisti, pensare che il nostro (sacro, sia chiaro!) armamentario giuridico tradizionale debba rimanere intatto dinanzi al nazi-islamismo. Almeno, è arrivata l’ora di discuterne in modo razionale, smettendo di chiudere gli occhi.