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Chi e come lavora per la quarta lista del centrodestra

Gaetano Quagliariello mostra un sondaggio. “Ecco, vede, gli elettori di centrodestra che potrebbero votare per noi sono il 4%. C’è tutta un’area del Paese di centrodestra, liberale, moderata, riformista, che però non voterebbe Forza Italia né tanto meno Lega e Fdi. Quest’area ha bisogno di essere rappresentata…”, spiega il senatore che, con il suo movimento – Idea – sta cercando di costruire la cosiddetta quarta gamba del centrodestra. “Ma non chiamiamolo così, semmai quarto petalo”, puntualizza l’ex ministro. Per inciso lo stesso sondaggio di Ipr che attribuisce a questa “federazione di centro” il 4%, dà Fi e Lega appaiate al 13% e Fdi di Meloni e La Russa al 5%. Poi il Pd al 25, M5S al 28, Mdp al 4,5, Ap al 3 e Sinistra Italiana a 1,5.

Il laboratorio per la costruzione della quarta gamba, o quarto petalo che dir si voglia, è in piena attività, anche se una riunione prevista qualche giorno fa è stata rimandata alla prossima settimana. Protagonisti della partita, oltre Quagliariello, sono Raffaele Fitto, Enrico Costa (da poco dimessosi da ministro e uscito da Ap), Lorenzo Cesa e Stefano Parisi. Quest’ultimo dopo un tour per l’Italia durato mesi, e che ha lasciato più o meno indifferente Berlusconi e lo stato maggiore azzurro, ha deciso di veicolare l’entusiasmo e le persone raccolte intorno a Energie per l’Italia sul progetto della quarta lista di centrodestra.

Con Flavio Tosi, che poteva essere della partita, invece i rapporti si sono incrinati per l’eccessivo renzismo dell’ex sindaco di Verona (si è pure schierato per il Sì al referendum). Mentre con Denis Verdini la comunicazione è inesistente. “Ci sono molte persone di area liberale e moderata che non vogliono votare i partiti tradizionali: forse si sono stufati di Forza Italia, mentre Lega e Fdi sono partiti troppo identitari. Quindi offrire una possibilità a quest’area di essere rappresentata mi sembra sia doveroso. Come doveroso è fare una lista per provare a vincere le elezioni quando gli istituti di ricerca accreditano il centrodestra al 38%. Non farlo sarebbe da pazzi”, osserva Quagliariello.

Detto questo, qualche difficoltà nella costituzione della quarta gamba permane. Raffaele Fitto, per esempio, crede nel progetto a patto di non essere eterodiretti da Berlusconi. E così la pensa anche Stefano Parisi. “Dobbiamo distinguerci dagli altri tre partiti, perché se diciamo le stesse cose di Forza Italia, le persone scelgono l’originale, Berlusconi, e non noi. Per questo dobbiamo porre questioni che ai dirigenti del partito azzurro possono anche non piacere: taglio liberale, regole precise, primarie, e chiarezza sulle alleanze. Mai con Renzi e mai più Nazareni”, racconta una fonte che preferisce l’anonimato.

Insomma, ogni petalo dovrebbe fare la sua parte, coltivare il proprio giardino, ed è così che si acquisiscono consensi. In realtà, però, l’influenza berlusconiana sulla costruzione della quarta gamba esiste. Costa, per esempio, pare si muova in perfetta sintonia col Cav. Qualcuno sostiene addirittura su suo mandato. Con la mission, appunto, di creare una quarta forza, anche per arginare Salvini e Meloni. Più moderati ci sono in coalizione e più il Cavaliere potrà sottrarsi al giogo populista dei suoi giovani alleati. Ma l’influenza di Berlusconi su questo progetto sta generando frizioni tra i soggetti protagonisti.

Come dato positivo, però, c’è che tutte le forze che dovrebbero comporre il quarto petalo in Sicilia sono schierate compatte a sostegno del candidato di centrodestra Nello Musumeci. Segno che un comune terreno politico tra loro esiste. Una sorta di prova generale, in attesa che si concretizzi qualcosa sul piano della legge elettorale. Il problema, infatti, è che lo spazio al centro, anche se si votasse con doppio consultellum, ovvero un sistema a larga parte proporzionale, è sempre più stretto. Tanto che anche Alfano, alla fine, ha scelto di stare col Pd, lasciando perdere qualsiasi velleità di ricostruzione centrista. E lo stesso faranno i “centristi” di destra: stare Berlusconi, ma il più distante possibile dal Cav per non farsi fagocitare.



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