“Ci si stupisce del fatto che i cardinali Walter Brandmüller e Raymond Leo Burke non abbiano firmato il documento, ignorando, come sottolinea Rorate Coeli (uno dei blog legati al mondo cattolico tradizionalista, ndr), che la Correctio dei Sessanta ha un carattere puramente teologico, mentre quella dei cardinali, quando arriverà, avrà ben altra autorità e portata, anche sul piano canonico”: è quanto scrive lo storico Roberto De Mattei, uno dei firmatari più in vista della lettera di “correzione filiale” al Papa, sul sito da lui diretto, Corrispondenza Romana.
LE DICHIARAZIONI DEL VESCOVO LEFEBVRIANO MONS. FELLAY
Le prime repliche alla missiva, da parte di intellettuali cattolici e di alcuni esponenti del Vaticano, non hanno infatti scoraggiato la fronda “tradizionalista”, o di opposizione a Francesco. Così alcuni hanno risposto per i toni, intervallati dalle parole di porporati sulla stessa linea. “Nessuna è giunta finora nel merito della correzione, ma solo maldestri tentativi di squalificare o dividere i firmatari”, ha rincarato De Mattei, sostenendo che “la Correctio filialis è solo la punta di un vasto iceberg di malcontento per il disorientamento in cui oggi si trova la Chiesa”. Sul sito della Fraternità san Pio X è apparsa la spiegazione del superiore dei lefebvriani mons. Bernard Fellay sul perché ha deciso di sottoscrivere l’attacco a Bergoglio. “Il nostro rispetto nei confronti del Papa è intatto”, per questo “gli domandiamo filialmente di ‘confermare i suoi fratelli’ respingendo pubblicamente queste affermazioni apertamente eterodosse che creano tante divisioni nella Chiesa”, ha scritto Fellay. Ma “siamo sconvolti da tutte le divisioni causate dall’Amoris laetitita, dalle spiegazioni che il Papa ha fornito, dalle sue affermazioni su Lutero. Ormai in certi paesi i vescovi accettano la comunione ai divorziati civilmente risposati, in altri la rifiutano. La morale cattolica è a geometria variabile? Può essere sottoposta a interpretazioni contraddittorie?”.
LA PROPOSTA DEL CARD. MULLER: LA NOMINA DI UN GRUPPO DI DISPUTA “TEOLOGICA”
Sul punto, un’intervento significativo è quello pronunciato sul National Catholic Register dall’ex prefetto della Congregazione della dottrina della Fede, il card. Gerhard Müller (nella foto), che nell’esprimere un parere sulla lettera ha avanzato una proposta rispetto a questa “situazione grave”: la nomina cioè, da parte del Santo Padre, di un gruppo di cardinali che diano seguito a una vera e propria “disputa teologica”. Iniziativa che potrebbe essere condotta, ha aggiunto Müller, da “alcuni rappresentanti” dei Dubia, o dai firmatari dell’ultima “correzione filiale”. In sostanza, se il Papa non ha mai dato risposta alle domande poste dai “tradizionalisti”, è lo stesso ex prefetto del Sant’Uffizio a proporgliene una. “La Chiesa ha bisogno di più dialogo e fiducia reciproca, più che di polarizzazione e polemiche”, ha detto il cardinale, specificando che “il successore di San Pietro merita pieno rispetto per la sua persona e il suo mandato divino”, come anche “le critiche oneste meritano una risposta convincente”. Ma che tuttavia “dobbiamo evitare un nuovo scisma o una separazione dalla Chiesa cattolica, il cui principio permanente, e fondamento della sua unità, è la comunione in Gesù Cristo”, ha affermato, senza alleggerire affatto i rischi ipotetici dello scontro.
L’INTERVISTA DEL CARDINALE DEI DUBIA BURKE PRIMA DELLA “CORREZIONE FILIALE”
Il giorno prima della diffusione della lettera, intervistato dal quotidiano australiano Catholic Outlook, il porporato australiano Raymond Burke, uno dei quattro firmatari dei Dubia, aveva sostenuto che il “conflitto” è una “caricatura” e il ritratto di Bergoglio come “rivoluzionario liberale” è “fondamentalmente disonesto”. “Trovo che ci sia molta confusione, e che la gente non sente più la Chiesa come un punto di riferimento sicuro”, aveva detto il cardinale: “Alcuni sentono che c’è anche un certo sconvolgimento, quindi cercano di rafforzare la dottrina della Chiesa. Questi, come buoni cattolici, amano il Papa, con completa obbedienza all’ufficio di Pietro”, ma “al tempo stesso non accettano queste interpretazioni discutibili di Amoris Laetitia, che in realtà contraddicono ciò che la Chiesa ha sempre insegnato e praticato”. Su tali questioni, ha concluso Burke, “non c’è chiarezza”: “È un dato di fatto dimostrabile che abbiamo conferenze di Vescovi che contraddicono l’un l’altro su Amoris Laetitia, fedeli che si contendono l’un l’altro e tanti sacerdoti che soffrono, perché i fedeli vengono da loro e si aspettano alcune cose che non sono possibili. Di conseguenza, non si comprende più l’insegnamento della Chiesa”.
LE ACCUSE DELLO STORICO DE MATTEI, CHE TIRA DRITTO SULLA SUA STRADA
De Mattei, esponendo nel suo articolo le ragioni che lo portano a sostenere le accuse al Papa, ha continuato: “Il principale nemico della verità non è l’errore, ma l’ambiguità. La causa della diffusione di errori ed eresie nella Chiesa non è dovuta alla forza di questi errori, ma al colpevole silenzio di chi dovrebbe difendere a viso aperto la verità del Vangelo”. La risposta di Mons. Lorizio su Avvenire, dove ha affermato che “la fedeltà va sempre rivolta al Dio vivente, che oggi parla nella Chiesa attraverso il Papa”, secondo De Mattei mostrerebbe che “siamo arrivati al punto di definire papa Francesco ‘Dio vivente’, dimenticando che la Chiesa si fonda su Gesù Cristo, di cui il Papa è il rappresentante sulla terra, non il divino proprietario. Il Papa non è, come ha giustamente scritto Antonio Socci, un ‘secondo Gesù’, ma il 266mo successore di Pietro. Il suo mandato non è quello di cambiare o ‘migliorare’ le parole di Nostro Signore, ma di custodirle e trasmetterle nella maniera più fedele”.
“I CARDINALI DEI DUBIA NON SONO STATI COINVOLTI DI PROPOSITO”, DICE IL PROF. SHAW
Quella di non coinvolgere esponenti vaticani è stata poi una scelta voluta, ha spiegato al NCR il docente di etica e filosofia della religioni all’università di Oxford Joseph Shaw, altro promotore della lettera: l’intenzione era quella di dare vita a “un’iniziativa indipendente”. E le accuse vanno comunque ascoltate perché “molti cattolici in diversi continenti non hanno la minima conoscenza o comprensione delle basi della fede”, in quanto “la Chiesa ha un enorme compito evangelico che non sarà colmato dal solo parlare di misericordia e di dialogo”, ha spiegato. A questo, il docente di storia del pensiero cristiano dell’Università McGill di Montreal Robert Royal ha aggiunto che è giusto le dure critiche verso san Giovanni Paolo II e Benedetto XVI in passato, ma che allo stesso tempo le loro risposte erano “più inclusive”: “Non saprei come consigliare il Vaticano”, ha risposto al quotidiano americano, “se non suggerendo di dare qualche segno di rispetto e ascolto a coloro che seguono gli insegnamenti della Chiesa validi fino a pochi anni fa, in modo da aiutare in quel dialogo che ci è sempre stato detto di voler perseguire”.
L’INCALZARE DEI FIRMATARI PASQUALUCCI, GUARINI E SICCARDI
Il giorno stesso della diffusione della lettera, l’ordinario di filosofia del diritto dell’Università di Perugia Paolo Pasqualucci, tra i firmatari, nonostante le smentita di Gotti Tedeschi riguardo ad un’accusa diretta di eresia al Papa scriveva: “Lo scandaloso elogio pubblico di Papa Francesco alla dottrina luterana sulla giustificazione, condannata formalmente come eretica, non è esso stesso eretico?”. E insieme a Maria Guarini, teologa ed esperta di comunicazione, anch’ella firmataria, ha commentato le reazioni dei giornali: “Vatican Insider apre con un titolone ad effetto e contenuti al vetriolo, all’evidente scopo di stornare l’attenzione dalla limpida pregnanza dei contenuti e alimentare la campagna diffamatoria nei confronti di studiosi e fedeli che non sono contro nessuno, tanto meno del Papa, ma pensano e si esprimono per amore della verità”. “Perché tanta incomprensione di fronte all’evidenza dei fatti?”, ha chiesto la storica Cristina Siccardi, altra promotrice della richiesta: “L’impegno della Chiesa è quello di assistere e curare le anime, difendendole dagli errori e dai peccati, così come una buona madre (e ce ne sono ancora!) difende i propri figli dagli errori autolesivi”. E “la Grazia opera e abbonda laddove il peccato (non il peccatore!) viene respinto e non accolto, e nel farlo non ci sono affatto scorciatoie, ma impegno meritorio agli occhi di Dio”.