La richiesta di maggiore sicurezza da parte dei due terzi dei cittadini europei, insieme con elementi imprevisti ed esterni come la Brexit e l’elezione di Donald Trump, è stata determinante per la forte accelerazione in ambito europeo sui temi della difesa e sicurezza. L’alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Federica Mogherini, e il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, su questo hanno concordato durante l’incontro organizzato dallo Iai, l’Istituto per gli affari internazionali, su “Europa più difesa”. Mogherini e Pinotti, invece, hanno visioni diverse sul preoccupante fenomeno del populismo che emerge dai tanti voti europei degli ultimi mesi (in attesa dell’Italia): il ministro è apparso più prudente evitando una sottovalutazione.
Di fronte a minacce complesse, a cominciare dal terrorismo, occorre una complessità di risposte e la Mogherini ha ricordato il principale problema: una spesa frammentata. “I Paesi dell’Ue – ha detto – investono il 50 per cento rispetto agli Usa, ma il rendimento è pari solo al 15 per cento. Quindi occorre spendere al meglio ciò che ciascuno stanzia e l’Ue può aiutare a farlo pianificando spese, priorità, procedure, cooperazione nel settore industriale” e ha aggiunto che “la Difesa può essere un laboratorio per un’Europa a due o più velocità”. Il ministro Pinotti ha auspicato il varo definitivo della Cooperazione strutturata permanente (Pesco) nella difesa tra novembre e dicembre in occasione dei previsti vertici dei ministri della Difesa prima e dei capi di Stato e di governo poi: la Pesco è prevista dal Trattato di Lisbona, è stata rilanciata dalla Strategia globale presentata nel giugno scorso dall’Alto rappresentante ed è sostenuta, tra gli altri, da Italia, Francia, Germania e Spagna. La difesa dell’Europa, però, implica anche occuparsi per esempio dell’Africa: aiutare lo sviluppo di quelle aree impedirebbe che “diventino un incubo”, ha detto la Pinotti.
Sollecitate dal moderatore Paolo Valentino del Corriere della Sera, le due ospiti hanno analizzato diversamente il tema della difesa e sicurezza che in molte nazioni fa convergere voti sui movimenti populisti. Come spiegare che ciò che si sta facendo nell’Ue ha come obiettivo proprio la sicurezza dei cittadini? L’Alto rappresentante ha risposto sostenendo che qualche volta “sovrarappresentiamo i populismi” che poi hanno difficoltà a trovare una maggioranza per governare. Dunque, “se facciamo funzionare bene la sicurezza e la difesa, mandiamo un messaggio chiaro ai cittadini”. Di diverso avviso il ministro: “Il populismo non va né enfatizzato né sottovalutato. Sono minoranze molto numerose” e la risposta consiste in “politiche che eliminino le paure dei cittadini”.
La paura è il punto centrale, tanto che (forse perché in prossimità delle elezioni politiche) qualcuno ha chiesto preoccupato alla Pinotti se una maggiore difesa europea impedirebbe la missione “Strade sicure”. Ovviamente sono due cose completamente diverse, ma è il dettaglio che nasconde la notizia e va dato atto al ministro di aver ammesso che tutto ruota attorno alla paura dell’immigrazione irregolare: “E’ questo il dossier più difficile, ma una leadership europea, se vuole essere lungimirante, non può fare a meno di affrontarlo”. La Mogherini ha aggiunto che tutti in Europa si sono resi conto che nessuno può gestire da solo un fenomeno come l’immigrazione “e l’unica possibilità è usare insieme gli strumenti che abbiamo”.
Non sono mancati due passaggi in chiave italiana. Nella trattativa con la Francia sui cantieri navali di Saint Nazaire che interessano alla Fincantieri, il ministro ha ribadito l’utilità di un’integrazione, ricordando per esempio l’assurdità dei 14 diversi carri armati europei contro l’unico americano, non sottovalutando nello stesso tempo le preoccupazioni sulla parte militare. In sostanza, se Leonardo-Finmeccanica dovesse restare fuori dall’accordo, visto che una nave militare è non solo scafo, ma anche armi e tecnologia, lei si opporrà di fronte “a ricadute negative industriali e occupazionali”. Infine, il Libro bianco: non è detto che si faccia in tempo ad approvarlo in questa legislatura pur sperando in uno “sprint finale”, ma “non è una riforma di parte” e anche nel prossimo Parlamento si troverà un’ampia maggioranza che lo porterà a termine. Nel frattempo, come si ricorderà, proprio per i tempi lunghi parlamentari il Consiglio dei ministri del 13 ottobre ha inserito nel decreto fiscale due norme contenute nel Libro bianco estendendo a tre anni non rinnovabili il mandato dei vertici delle Forze armate e della Guardia di Finanza.