Il futuro della mobilità privata, questo è il messaggio che passa da gran parte dei media, è l’elettrico. Ma è davvero così? Secondo alcuni, no: c’è un altro tassello che potrebbe contribuire altrettanto, se non di più, nella rivoluzione della mobilità privata, specialmente nell’ambito del trasporto merci: il gas naturale.
Fra costoro figura Fpt, l’azienda del gruppo Cnh Industrial che produce motori per mezzi pesanti, che sta investendo nello sviluppo di propulsori alimentati a gas naturale. Del tema si è parlato lunedì 30 ottobre, all’Industrial village CNH di Torino, in occasione della presentazione dell’ultimo motore sfornato dalle linee Fpt, Cursor 13 NG, che utilizza proprio il gas naturale e fornisce prestazioni paragonabili e per certi versi migliori del diesel, a detta degli sviluppatori.
All’evento, che si è sviluppato come una tavola rotonda, hanno partecipato, oltre ai vertici del management dell’azienda, anche altri esperti, fra cui Andrea Gerini, segretario generale della Natural Gas Vehicle Association, e Mauro Nicoletti, manager di Schmack Biogas, azienda del gruppo Viessman, Giancarlo Dellora, uno dei responsabili della progettazione del nuovo motore Fpt a Annemarie Timmermans, manager di Lng Project, un’azienda di trasporti olandese (nella foto). Tutti concordavano sulla necessità di dare maggiore slancio al mercato del gas naturale, anche da parte delle istituzioni europee.
I PUNTI DI FORZA
Fra i principali punti di forza di un motore a biogas spicca la sostenibilità ambientale. Alcuni modelli sono in grado di abbattere le emissioni inquinanti con percentuali vicine al 100%. “Nel nostro motore il processo di combustione non emette particolato – ha illustrato Giancarlo Dellora – Le limitate polveri che si sprigionano sono dovute esclusivamente all’olio utilizzato per il processo”.
Dunque il gas naturale – per lo meno nelle sue applicazioni più all’avanguardia – è un prodotto “pulito”, anche perché abbatte anche le emissioni di Co2 in atmosfera (nel caso del Cursor 13 alimentato a biogas sarebbero “vicine allo zero”).
Il biogas è competitivo anche perché si tratta di una fonte fossile ma anche rinnovabile, perché può essere prodotta in specifiche centrali, in un processo artificiale di “digestione” di scarti agricoli e rifiuti organici.
C’è un’altra ragione per cui alcune aziende di trasporto merci, piuttosto che su mezzi elettrici, preferiscono investire sul gas naturale: perché la tecnologia elettrica non è poi così avanzata. Tesla, per esempio, sta lavorando allo sviluppo di un tir elettrico, ma per ora le performance non sembrano paragonabili ad altri tipi di carburante. “Passeranno anni prima che i prototipi siano utilizzabili – ha detto Annemarie Timmermans– Invece il gas naturale è una tecnologia già matura”.
I NUMERI DEL GAS NATURALE IN EUROPA
Insomma, il biogas presenta alcuni vantaggi. Per contro, ciò che manca, per una sua diffusione capillare, sono le infrastrutture: le stazioni di servizio, per esempio. Andrea Gerini ha fornito alcuni numeri. “In Europa abbiamo 3291 stazioni di servizio. L’Italia, che è all’avanguardia, ne conta 1208”. Non certo molte, considerato che secondo i dati dell’Osservatorio Autopromotec di Bologna i benzinai “classici” nel Belpaese sono quasi 23mila.
In ogni caso la previsione di crescita, per i prossimi anni, è importante, anche in virtù di una direttiva europea che punta ad incentivarne lo sviluppo. “La Germania punta a passare dalle 883 stazioni attuali alle 2000 del 2025, l’Italia a 2200 nel 2026” ha spiegato Gerini. Non solo: secondo le previsioni del Ngva in Europa si dovrebbe passare dagli attuali 1 milione e 400mila mezzi a gas naturale a 16 milioni nel 2030.
“SERVONO PIU’ INCENTIVI”
Ci sono dunque aziende disposte a investire sul gas naturale. Le stesse aziende, lamentano però l’atteggiamento dell’Europa. Sotto accusa finisce la “spinta”, giudicata eccessiva, alla tecnologia elettrica, a fronte di un non altrettanto marcato investimento sul gas naturale. “Non spetta ai governi decidere su quale tipo di energia puntare in maniera esclusiva – ha detto Timmermans”. L’auspicio condiviso, almeno all’Industrial Village di Cnh, è di arrivare a un “supporto del sistema Europa” alla tecnologia del gas naturale, che gli consenta di essere non l’unica, ma un’importante fonte di rinnovamento tecnologico. “Servono meccanismi che premino maggiormente la mancata produzione di Co2 – ha sostenuto Gerini – del resto, le emissioni si abbasserebbero di molto se, accanto all’elettrico, si investisse molto sul gas naturale”.