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Cosa pensano davvero gli italiani di immigrazione e terroristi

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Qualche volta i sondaggi hanno l’effetto di un secchio d’acqua gelata e alcune risposte date dagli italiani alle domande del Laboratorio di analisi politiche e sociali dell’università di Siena per conto dello Iai, l’Istituto affari internazionali, su “Gli italiani e la politica estera” sono un campanello d’allarme per governo e Parlamento. Un paio di esempi: cresce il numero di chi è d’accordo sull’uso della tortura per sventare attentati terroristici in Italia e la maggioranza vorrebbe decisi respingimenti degli immigrati anche se questo dovesse comportare per loro trattamenti disumani.

POLITICA ESTERA = SICUREZZA E IMMIGRAZIONE

Per la maggioranza degli italiani la politica estera è molto “interna”: sicurezza dei confini e controllo dei flussi dell’immigrazione. Dal 30 per cento dell’analogo sondaggio del 2013, dopo quattro anni la percentuale di chi considera questa la principale preoccupazione è balzata al 66 per cento. Dimezzata l’importanza delle esportazioni e crollato il rispetto del diritto internazionale. Se in generale è giudicata quasi nulla dall’82 per cento l’influenza dell’Italia in campo internazionale, i giudizi positivi superano quelli negativi solo nella lotta al terrorismo e nei rapporti con gli Stati Uniti: su una scala da 0 a 10 in questi due casi siamo al 5,1. È invece significativo che anche dopo le misure volute dal ministro dell’Interno, Marco Minniti (in foto), la gestione dell’immigrazione ottenga solo un voto di 2,9.

LA LETTURA POLITICA

L’autorevolezza dei promotori del sondaggio, certo non tacciabili di filo leghismo, dovrebbe invitare il mondo politico a una riflessione: se è scontato un voto di 1,7 dall’elettorato leghista, lo è molto meno l’insufficienza sulla politica dell’immigrazione da ogni elettorato. Infatti, si va dal 3,3 della sinistra estrema al 4,9 del centrosinistra (inteso come Pd e Svp), quindi il 2,6 del M5S e il 2,5 di Forza Italia. Dunque neanche gli elettori dei partiti di governo sono soddisfatti. Più alti i voti sulla lotta al terrorismo: l’unica insufficienza viene dai leghisti, mentre per il resto si va dal 6,6 del centrosinistra al 5 del M5S. Migliori i giudizi sui rapporti con gli Usa, negativi (tranne che per il centrosinistra) quelli sui rapporto con l’Ue e con i Paesi del Mediterraneo.

PREOCCUPA L’IMMIGRAZIONE

Solo il 29 per cento degli intervistati vuole il salvataggio in mare anche se ciò comporta accoglienza in Italia, mentre il 38 per cento chiede una decisa politica di respingimento, anche se questo dovesse significare trattamenti disumani nei paesi di origine o di transito come la Libia, e addirittura un 34 per cento chiede che i militari italiani vadano in Libia a controllare le frontiere accettando anche eventuali perdite. Inoltre, per il 55 per cento c’è un chiaro legame tra immigrazione e terrorismo, il 23 per cento non si pronuncia e solo il 22 per cento lo nega. Ma c’è di più: il 57 per cento crede che Governo italiano e Ue nascondano il vero numero degli stranieri residenti in Italia e il 27 per cento non si pronuncia.

CONTRO I TERRORISTI ANCHE LA TORTURA

L’uso delle Forze armate sul territorio nazionale in funzione antiterrorismo piace al 69 per cento, tanto che il 14 per cento vorrebbe lo stato d’emergenza come in Francia. Ma il dato clamoroso riguarda l’uso della tortura nei confronti di sospetti terroristi pur di sventare attentati in Italia: il 32 per cento è d’accordo (era il 27 nel 2013), il 26 non si pronuncia e il 42 per cento è contrario, ma i contrari quattro anni fa erano il 70 per cento.

BRAVE LE FORZE ARMATE, MA NIENTE SOLDI

In parte contradditori sono i giudizi sulla sicurezza internazionale. Il 62 per cento vorrebbe un ruolo più incisivo dei Paesi europei nella Nato, un balzo in avanti rispetto al passato, e quasi il 40 per cento è d’accordo sia su un esercito europeo che su uno nazionale, anche se un terzo degli intervistati vorrebbe solo un esercito europeo. Interessante è il mutato parere sulla partecipazione italiana alle missioni internazionali: solo un terzo è favorevole, come quattro anni fa, ma i contrari sono calati dal 59 al 41 per cento e gli indecisi balzati dal 10 al 29. Nello specifico della lotta all’Isis, il 44 per cento vuole che si continui così in Iraq, il 14 addirittura vorrebbe ampliare l’intervento alla Siria e il 42 è contrario a ogni intervento. La contraddizione sta negli investimenti: da un lato c’è più disponibilità verso le missioni militari, dall’altro sono in maggioranza i contrari all’aumento delle spese fino al 2 per cento come richiesto dalla Nato: sono il 53 per cento se si spiega quanto investono gli altri e il 59 per cento senza questa informazione.

GLI ALTRI TEMI

Nei rapporti con Bruxelles, per il 57 per cento il debito pubblico non è una priorità perché gli italiani hanno fatto già troppi sacrifici; sulle sanzioni alla Russia c’è una spaccatura tra favorevoli e contrari, ma con essa bisogna collaborare nella lotta al terrorismo. I leader proposti come modello per l’Italia non piacciono al 43 per cento: sono Angela Merkel, Vladimir Putin, Emmanuel Macron e Donald Trump. Tra loro, però, la Merkel ottiene il 28 per cento e Trump solo il 5. Infine, sulla decisione di rimandare l’ambasciatore al Cairo nonostante la tensione per il caso Regeni, il 48 per cento è favorevole e il 52 contrario.

Alcune posizioni radicali sull’immigrazione sono quelle più sensibili politicamente e trasversali. Se la maggioranza degli italiani non accetta la politica di Minniti e del governo Gentiloni nonostante alcuni indubbi risultati, significa che l’Italia “nascosta” si sta irrigidendo più del previsto. Donald Trump ha vinto negli Usa perché l’America profonda era stata sottovalutata o forse non studiata attentamente: se la politica italiana commetterà lo stesso errore, dalle urne potrebbero uscire notizie poco piacevoli.

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