Che Consob e Bankitalia non fossero mai andate troppo d’amore e d’accordo non è un mistero. Poteri di vigilanza e dna diversi prima di tutto. Ma anche un differente peso agli occhi dell’Ue. Giovedì scorso però, durante la maratona di otto ore in commissione banche (qui lo speciale di Formiche.net), si è raggiunto un livello inusitato di scontro. Pomo della discordia, il disastro delle banche venete su cui, pare, sia mancato il coordinamento delle due autorità. Ma allora, ci si chiede in queste ore nelle stanze di Consob e Bankitalia, chi ha sbagliato? E dove?
LO SCONTRO SULLE AZIONI
Il malessere e la tensione che serpeggiano tra l’istituto guidato da Ignazio Visco e Consob, è tutta nelle parole pronunciate in audizione giovedì scorso al di fuori delle relazioni ufficiali dal dg della commissione Angelo Apponi. Parole alle quali il capo della vigilanza di Via Nazionale, Carmelo Barbagallo non ha almeno per il momento risposto. Il primo duro scontro si è registrato sul campo della comunicazione Consob-Bankitalia, con la prima che accusa la seconda di non averle fornito informazioni sulla fissazione del prezzo delle azioni emesse da parte di Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Come noto i titoli delle due banche erano sopravvalutati del triplo rispetto alle banche quotate grazie a un sistema di definizione del prezzo sostanzialmente arbitraria. Di più, il management avrebbe determinato il prezzo delle azioni non quotate che poi propinava in acquisto in molti casi a fronte di operazioni baciate (con finanziamenti finalizzati alla compravendita di titoli).
L’ATTACCO A BANKITALIA
Informazioni che la Commissione presieduta da Giuseppe Vegas è dovuta andare a cercarsi da sola, quando in una logica di collaborazione sbandierata dal dg Apponi in commissione sarebbe avrebbe dovuto riceverle dalla stessa Via Nazionale. La quale invece delle procedure arbitrarie era già a conoscenza in seguito ad alcune ispezioni effettuate mesi addietro. “Il fatto che Bankitalia andasse in ispezione non significa che ribaltasse le informazioni su di noi”, ha attaccato Apponi. “Nel 2013, se non sbaglio, riceviamo, in relazione a Veneto Banca, un’indicazione in cui si dice che stanno offrendo azioni a un prezzo troppo alto, che potrebbe compromettere il buon esito del collocamento. Non c’è scritto che il prezzo è fatto secondo procedure più o meno arbitrarie. Questo lo abbiamo saputo solo andando noi in ispezione, non ce le ha segnalate la Banca d’Italia”.
CORTO CIRCUITO NELLA VIGILANZA?
Per la Consob, dunque, ci sono pochi dubbi nell’ammettere che sì “qualcosa non ha funzionato” tra le due autorità. Per Apponi però, al corto circuito nella vigilanza sul risparmio ha concorso anche una differenza strutturale tra le due istituzioni, nonché il loro rapporto con l’Ue. La vigilanza ha un approccio diverso, “tutela la stabilità anche con la riservatezza”. Insomma, a volte è meglio tenere riservate certe informazioni se il rischio è un terremoto finanziario. Apponi ha poi riferito di come la Consob a inizio 2015 avesse chiesto alle due banche venete, alle stregua delle altre banche italiane, di rendere noto l’esito e gli effetti contabili del Comprehensive Assessment (la verifica sulla solidità patrimoniale) condotto dalla Banca d’Italia in collaborazione con la Bce. Ma anche qui qualcosa non ha funzionato visto che la sortita della Consob è stata accolta freddamente. Questione di peso specifico, pare. “Non è che dalla Banca d’Italia o dalla Bce ci abbiano fatti gli applausi per questa iniziativa. E questo è da ricondurre al fatto che abbiamo approcci diversi: noi tuteliamo la trasparenza, loro la stabilità. Voglio ricordare che anche il legislatore e il regolatore europeo (Commissione e Bce, ndr) privilegiano quest’ultima”.
LE STILETTATE DI BANKITALIA (A CONSOB)
Problemi tra Bankitalia e Consob evidenziati, meno platealmente, anche da Barbagallo. Il quale ha lasciato intendere che la dialettica tra le due autorità deve essere stata spesso complessa. “Da molti anni la collaborazione con Consob è molto buona. Certamente la vigilanza per finalità crea un tema di collaborazione molto intensa, non semplice, ma la collaborazione interpersonale è ottima”.
CONFRONTO ALL’AMERICANA
La tensione tra le due autorità e i dubbi sulla vigilanza in Italia alimentati dallo scontro sul prezzo delle azioni venete hanno in ogni caso avuto un effetto. Quelli di far ulteriormente alzare il pressing della politica per un chiarimento. Perchè la domanda è sempre la stessa. Se la vigilanza ha sbagliato sulle venete, dove lo ha fatto? Per questo giovedì andrà in scena in commissione banche a San Macuto un altro round tra Consob e Bankitalia (già nella bufera per le cosiddette porte girevoli) un confronto “all’americana” come lo hanno definito (Via Nazionale almeno per il momento non ha risposto alle accuse della Consob). Un faccia a faccia per fugare, una volta tanto, qualche dubbio.