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Chi ha visto e cosa ha detto Luigi Di Maio negli Stati Uniti

Sono molto soddisfatto della missione a Washington, prima di tutto poiché continua il nostro rapporto positivo con il Dipartimento di Stato. E’ stato espresso apprezzamento per la nostra linea politica, che si concretizza nell’essere una forza non isolazionista, che vuole un Paese alleato degli Stati Uniti e interlocutore dell’Occidente nel Mediterraneo. Grande soddisfazione anche per gli incontri al Congresso”. Così si esprime Luigi Di Maio a conclusione di una visita negli Usa, la prima fatta in qualità di candidato alla carica di presidente del consiglio per il Movimento Cinque Stelle alle prossime elezioni politiche.

Di Maio si confronta con i giornalisti all’ambasciata italiana, riporta impressioni e idee maturate nel corso di una due giorni in cui si sono condensati meeting al DoS e al Congresso, incontri con la comunità dei ricercatori italiani e con gli economisti che lavorano nelle maggiori organizzazioni internazionali della capitale federale. Poco prima dell’arrivo in ambasciata per il vertice con i media italiani, Di Maio è stato al Washington Post per un’intervista con i reporter che seguono la politica estera e gli affari europei.

Dalle parole del candidato premier traspare un certo ottimismo rispetto alle aspettative che aveva la delegazione all’arrivo a Washington. “Volevamo spiegare in prima persona cosa sia il M5S e sfatare qualche mito. Vado via con la consapevolezza di aver sgombrato il campo da leggende metropolitane e false voci sull’accostamento della nostra forza a partiti come Alternative für Deutschland, Front National e simili. Il nostro obiettivo era proprio di chiarire che con queste forze non abbiamo nulla a che fare”.

Nel corso della visita, Di Maio si è fatto portatore di una posizione aperta al dialogo con l’alleato americano. Per tale motivo ha scelto un’agenda di appuntamenti che non a caso è partita dal Dipartimento di Stato, dove ha incontrato Conrad Tribble, Deputy Assistant Secretary al Bureau of European and Euroasean Affairs. Con Tribble il candidato premier ha parlato di Alleanza Atlantica, rimarcando la fiducia nella solidità dei rapporti tra Italia e Usa. E’ stato poi affrontato il tema dell’impegno italiano in Europa, della volontà del M5S di contribuire ad un’Unione più bilanciata e inclusiva. Al Dipartimento di Stato Luigi Di Maio era accompagnato dall’ambasciatore Armando Varricchio, che ha seguito gli appuntamenti del vicepresidente della Camera nei due giorni a Washington.

Di Maio ha visto anche Pietro Parolin, segretario di Stato Vaticano: L’incontro, espunto dall’agenda ufficiale consegnata dall’ambasciata ai giornalisti, è avvenuto martedì dopo i colloqui al Dipartimento di Stato e con i congressmen repubblicani e democratici. Un fuoriprogramma nato per caso ma che accelera il percorso di accreditamento di Di Maio”, ha scritto La Stampa.

Al Congresso si sono susseguiti meeting con esponenti democratici e repubblicani, molti dei quali impegnati nelle commissioni che si occupano di politica estera. Con Stive Scalise, repubblicano della Louisiana dalle origini italoamericane, si è discusso di Nato e riforma del sistema di tassazione negli Usa. Di Maio si è detto interessato al metodo utilizzato dall’amministrazione per lavorare sulla semplificazione delle imposizioni fiscali. Con Francis Rooney, repubblicano rappresentante dello Stato della Florida, si è discusso del recente viaggio del presidente Trump in Asia, commentando l’importanza di quell’area geografica per gli Stati Uniti e per gli equilibri globali. Il tema del controllo dei flussi migratori è stato oggetto di dialogo con Albio Sires, rappresentante del New Jersey che si contraddistingue per le proprie posizioni centriste e moderate sul tema.

Eliot Engel, democratico progressista dello Stato di New York, si è complimentato per l’ascesa politica di Di Maio nelle istituzioni e nel movimento, nonostante la giovane età del candidato premier. Gli incontri al Congresso si sono chiusi con il colloquio con Randy Hultgren, repubblicano dell’Illinois, conservatore che segue fascicoli importanti come la riforma del sistema sanitario, la tassazione, le politiche educative e quelle in materia di occupazione.

La spinta al dialogo e la sensibilità verso l’alleato atlantico sono la nota principale dei due giorni appena trascorsi. L’intento di Di Maio è ora quello di continuare il confronto anche a Roma, attraverso il dialogo con l’ambasciata americana e le istituzioni deputate a rafforzare i rapporti tra Italia e Stati Uniti. Negli stessi giorni in cui Donald Trump chiude la sua visita in Asia, da Roma parte un messaggio di apertura. Il candidato premier dei Pentastellati si augura che anche da parte americana vi sia attenzione verso un movimento che aspira ad essere forza di governo.

Il leader del M5S tiene a sottolineare che l’accostamento alla Russia e alla propaganda delle fake news non ha nulla di fondato, come emerge da alcuni report. C’è una linea politica precisa e netta che punta sul confronto e sul dialogo, anche con la Russia. Non esistono però precondizioni o doppie partite. Le notizie di uno sbilanciamento del movimento verso le posizioni pro Putin non sono fondate e non corrispondono al vero, sottolinea Di Maio. Il vicepresidente della Camera ha rafforzato tale posizione nella scelta, non casuale, di andare a Washington nel suo primo viaggio ufficiale da candidato alla presidenza del consiglio.

I colloqui sono stati anche occasione per richiamare l’attenzione americana su questioni di particolare interesse per l’Italia, a partire da una richiesta di maggiore impegno da parte della comunità internazionale in Libia. Di Maio ha chiesto un coinvolgimento più forte degli Usa e maggiore supporto all’Italia anche sul tema dell’immigrazione. Su questo punto, con riferimento all’Unione Europea ha affermato: “Nell’UE ci sono sempre più Paesi che si chiudono e non accettano di ospitare i migranti, pur continuando ad usufruire dei vantaggi derivanti dallo stare all’interno dell’Unione, che non è affatto solidale con noi. Vengano tutti a darci una mano”.

Posizioni critiche sono state espresse anche sul tema dei “muri”. Il riferimento alla strategia di Trump in materia di immigrazione è abbastanza netto, così come lo è stata la critica alle politiche energetiche dell’amministrazione trumpiana: “Non condividiamo l’idea di aumentare le emissioni per essere competitivi. E’ solo un modo per rimandare il problema che poi ritorna anche con i fenomeni migratori, che dipendono in parte dai cambiamenti climatici e dalla siccità”.

Di Maio ha puntato sulla chiarezza e sulla maturità di pensiero politico per farsi apprezzare dagli interlocutori americani, anche in considerazione della sua giovane età. Dovrà adesso dimostrare la propria capacità di tenere unito il M5S sulle proprie posizioni e di incentivare, come promesso, il dialogo transatlantico. Da Washington si guarderà con maggiore attenzione all’ascesa politica del giovane candidato premier.



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