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La presidenza Trump secondo Cusenza, Montanari, Sangiuliano e Tommasi

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“Il grande tema che si apre quando si parla della vittoria di Trump alle elezioni di un anno fa negli Stati Uniti è come fare politica al tempo della globalizzazione”. Parola di Gennaro Sangiuliano, vicedirettore del Tg1 e autore del libro “Trump. Vita di un presidente contro tutti” edito da Mondadori e presentato ieri 4 dicembre al Centro Studi Americani di Roma. “La globalizzazione è un dato ontologico come la pioggia, non puoi essere contrario o favorevole, perché esiste e bisogna farci i conti”, ha continuato Sangiuliano che poi ha aggiunto: “I politici devono agire in maniera consapevole, governando i processi della globalizzazione, affermando il ruolo della politica sull’economia, come dovrebbe fare l’Unione Europea nel mondo, e l’Italia nell’Unione Europea”.

CHI HA PARLATO DI DONALD TRUMP AL CSA CON GENNARO SANGIULIANO. LE FOTO DI PIZZI

Il vicedirettore del Tg1 ha cercato di analizzare il significato della vittoria di Trump andando oltre le critiche al personaggio, e anche gli interventi che hanno animato il dibattito hanno seguito questa stessa lunghezza d’onda. Dopo il saluto introduttivo del direttore del Csa Paolo Messa e il breve intervento del consigliere dell’Associazione Amerigo Gian Luca Petrillo la presentazione è entrata nel vivo quando il giornalista Roberto Arditti ha ricordato tre famose citazioni sul presidente Trump. Una non istituzionale di Michael Moore, che tra i primi annunciò la vittoria di The Donald contro Hillary Clinton con una frase simbolica: “Trump vincerà”. La seconda istituzionale, di John Podesta, che da presidente della campagna elettorale di Hillary Clinton disse: “Grazie alla candidatura di Trump, Hillary sarà certamente presidente”. La terza dello stesso Trump, che commentò la vittoria, durante il suo discorso di insediamento, dicendo: “Oggi il potere passa da Washington al popolo”.

In queste tre frasi sono racchiusi i temi fondamentali per capire l’importanza delle elezioni americane. La prima è che in pochissimi scommettevano su Trump, mentre in molti davano del matto a Moore. La seconda è che l’establishment, non solo quello americano, non aveva capito nulla di quello che stava succedendo nella società americana. Il terzo è che Trump ha vinto perché ha saputo capire il popolo americano, stanco di ascoltare ancora una volta il politicamente corretto. Alla presentazione c’era anche Paola Tommasi, che ha raccontato la sua testimonianza diretta, avendo vissuto le elezioni all’interno del comitato elettorale di Trump.

TRUMP ERA CONVINTO DI VINCERE?

Sangiuliano ha ammesso: “Io ero convinto che vincesse Hillary, ma fui sorpreso quando ascoltai la storia di una commessa americana. La donna raccontò che guadagnava 1.300 dollari, con l’assicurazione sanitaria prima del 2008 era più ricca che dopo l’introduzione dell’Obamacare, perché toccava a lei pagare l’inclusione dei più poveri nel sistema sanitario americano, ed era molto decisa a sostenere Trump. Quell’elezione – ha spiegato Sangiuliano – è stata uno scontro tra quelle élite ristrette che si sono arricchite con la globalizzazione, quasi tutte schierate a favore di Hillary, e il resto del popolo americano, in difficoltà per colpa della crisi economica”. Per molti genitori, il pensiero “i miei figli staranno peggio di noi” provoca angoscia, ed è da questa angoscia che nascono e crescono le forze irrazionali in politica. Per Sangiuliano, Trump stesso non era convinto di vincere. “Ha annunciato la sua campagna elettorale nella hall della Trump tower, quasi come se presentasse una linea di cosmetici. I fermenti nella società americana, e non solo, sono molto diversi dalle rappresentazioni che spesso noi giornalisti diamo della realtà”.

CHI HA PARLATO DI DONALD TRUMP AL CSA CON GENNARO SANGIULIANO. LE FOTO DI PIZZI

Virman Cusenza, direttore de Il Messaggero, ha detto che Trump ha vinto perché è andato contro il politicamente corretto, mentre in Italia c’è ancora chi cerca di farlo. “Questo tipo di approccio dissacrante negli Stati Uniti ha cercato di sostituire un sistema con un altro, un sistema che propone una nuova visione del mondo. Qui in Italia non è possibile”. Andrea Montanari, direttore del Tg1, ha sottolineato che l’elezione di Trump ci dice più su di noi che su di lui. “Eravamo convinti di sapere che il politicamente corretto americano avrebbe sempre trionfato, invece la crisi ha prodotto una vera sorpresa. La Brexit era stato un campanello d’allarme e il voto per Trump è stato il grande urlo del popolo americano, che ha voluto dire: il re è nudo”. In quella notte, “più ci si allontanava dalle aree metropolitane, più il voto per Trump era chiaro, come nella Brexit”.

QUALI SARANNO GLI ESITI DELLA PRESIDENZA TRUMP?

Per Sangiuliano gli esiti della presidenza Trump non sono certi. “C’è da vedere come finirà il Russiagate e il rapporto tra il presidente e quella che lui chiama l’economia di carta, cioè la finanza. In particolare c’è da vedere come finirà la sua riforma fiscale”. Il centro della questione, secondo il vicedirettore del Tg1, è cosa accade nella società occidentale. “Trump originariamente era un democratico, un newyorkese, e la sua trasformazione politica ha aperto un tema importante, quello delle percezioni. La storia dello sceriffo che faceva le retate di immigrati al confine con il Messico è emblematica. Lo sceriffo venne condannato dalla giustizia americana, Trump lo premiò, noi ci scandalizzammo, mentre i texani lo ringraziavano”.

CHI HA PARLATO DI DONALD TRUMP AL CSA CON GENNARO SANGIULIANO. LE FOTO DI PIZZI

Per Cusenza gli esiti al momento sembrano negativi. “Il Russiagate scoppia un anno dopo le elezioni, ma i comportamenti di Trump già da tempo sembravano scomposti, basti pensare al conflitto con la Corea del Nord”. Per Montanari “è troppo presto per fare un bilancio, ma dobbiamo avere cautela se vogliamo capire qual è la conseguenza dei terremoti politici ed economici sull’elettorato. Il dato di fatto è la perdita di sicurezza del ceto medio e la causa è la globalizzazione”. Montanari fa notare che “per capire gli esiti della sua presidenza, bisogna tener conto che ha contro di lui non solo un establishment democratico ed economico, ma anche il suo stesso partito. Trump, infatti, ha preso in un solo colpo tutto quel potere che il GOP pregustava e dunque deve affrontare nemici sia esterni che interni”.

COSA INSEGNA L’ELEZIONE DI TRUMP PER LE PROSSIME ELEZIONI ITALIANE?

Per Sangiuliano la classe politica italiana deve fare un salto di qualità importante, le categorie novecentesche non sono più valide e anche i giornalisti devono indagare questo nuovo contesto socio-economico. “Non si può solo criticare o demonizzare Trump, bisogna anche analizzare il significato del suo successo”. Per Cusenza la prima lezione di Trump è che “ha dimostrato che i partiti sono scalabili dall’esterno. Si può creare un proprio partito come ha fatto Berlusconi, oppure scalare il proprio come ha fatto Trump”. La seconda lezione è che si deve smettere di parlare di populismo, perché se significa ascoltare il popolo allora il politico è populista per definizione. “Se invece quello che è chiamato populismo fosse chiamato estremismo, sarebbe più semplice capire che si tratta di uno sradicamento dell’ordine costituito”. La terza lezione ci dice che “è Macron il vero Trump in Europa, e che anche Renzi ci ha provato, ma non ci è riuscito”. Per Cusenza, alle prossime elezioni italiane non vi sarà innovazione. “La tradizione elettorale non cambierà e la nostra legge elettorale creerà problemi di governo. Non credo che l’Italia possa fare propria la lezione americana. Non ci sono le condizioni per innovare la politica come ha fatto Trump in America, nel bene o nel male”.

CHI HA PARLATO DI DONALD TRUMP AL CSA CON GENNARO SANGIULIANO. LE FOTO DI PIZZI

In Italia, dice Montanari, “non ci rendiamo conto dei fermenti che dominano la nostra società. Ormai, in politica, se non dai qualcosa di vero difficilmente verrai creduto”. Arditti ha concluso chiedendo se è possibile una rivoluzione politica anche in Italia. Montanari risponde che è stata possibile nella vera libertà americana. “Qui da noi ci sono troppi vincoli, a partire da quello di bilancio. Trump ha impedito alla Clinton, ma anche a Ted Cruz (e a quel tipo di GOP) di governare, è arrivato come un outsider e ha vinto per questo. In Italia non siamo negli Stati Uniti. Il nostro è un sistema politico bloccato. La sua vittoria, come detto, ci dice più cose su di noi che su di lui. Noi però la sua lezione non ce la possiamo permettere”.


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