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C’è la Corea del Nord dietro il malware WannaCry. L’accusa della Casa Bianca

La Corea del Nord è “direttamente responsabile” per l’attacco informatico avvenuto quest’anno attraverso il ransomware WannaCry, che ha infettato oltre 300mila computer in 150 Paesi, causando miliardi di dollari di danni. E l’amministrazione americana sarebbe in possesso di “prove” che lo dimostrerebbero.

A dire in modo chiaro ciò che già era emerso nelle analisi di esperti (ad esempio quelli di Symantec), e che il ministro britannico della sicurezza Ben Wallace aveva delineato negli scorsi mesi come uno scenario altamente probabile, è Tom Bossert, (nella foto), consigliere per la sicurezza interna e l’antiterrorismo della Casa Bianca.

UN PERICOLO REALE

Per Bossert il pericolo posto da Pyongyang giunge da lontano. “La Corea del Nord ha agito in modo particolarmente grave, in gran parte incontrollato, per oltre un decennio, e il suo comportamento malevolo sta diventando più eclatante”, ha scritto il consigliere di Trump in un articolo pubblicato nella tarda serata americana di ieri sul Wall Street Journal. “WannaCry era indiscriminatamente pericoloso”, ha aggiunto l’esperto riferendosi al ransomware (un tipo di virus che cifra i dati di un computer e che consente di decrittarli solo dopo il pagamento di un riscatto, in genere corrisposto in una crypto-valuta).

L’ACCUSA FORMALE

Oggi la Casa Bianca, sempre attraverso Bossert, ha rivolto – durante una conferenza stampa – un’accusa pubblica nei confronti di Pyongyang (che aveva già negato in passato ogni tipo di responsabilità).

L’OMBRA DEL GRUPPO LAZARUS

Dietro a WannaCry potrebbe esserci ancora una volta il gruppo Lazarus, che i ricercatori di sicurezza e i funzionari degli Stati Uniti ritengono legato all’hack che nel 2014 colpì la Sony Pictures Entertainment, distruggendone molti file e facendo trapelare online diverse comunicazioni aziendali riservate.



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