Le cattive notizie per Steve Bannon sembrano non finire. A qualche giorno dalle parole di fuoco indirizzate nei suoi confronti da Donald Trump, una nuova tegola potrebbe abbattersi sulla sua testa.
Breitbart News, importante progetto editoriale che lo stesso Bannon aveva contribuito a fondare quale punto di riferimento per la destra alternativa al partito repubblicano, potrebbe estrometterlo dalla direzione e interrompere il rapporto di collaborazione che gli aveva assicurato un’enorme visibilità mediatica nei giorni successivi all’uscita dalla Casa Bianca.
Dietro tale decisione, che al momento sarebbe al vaglio del consiglio di amministrazione, potrebbe esservi una tacita pressione esercitata dalla Casa Bianca che è decisa a fare terra bruciata intorno all’ex stratega di Donald Trump, reo di aver utilizzato il libro di Michael Wolff “Fire and Fury: Inside the Trump White House”, in uscita in queste ore, per sferrare un durissimo attacco nei confronti dei familiari e più stretti collaboratori del presidente. Le parole utilizzate da Trump in risposta alle anticipazioni del libro sono state chiarissime: “quando l’abbiamo licenziato, non ha perso solo il lavoro ma ha anche perso la testa”.
Secondo il Wall Street Journal si sarebbero succedete conversazioni tra la proprietà del giornale e persone vicine all’amministrazione e al presidente per sondare un’eventuale chiusura del rapporto con l’ex stratega della Casa Bianca. Che a Trump non vada giù la visibilità di Bannon e il podio mediatico offerto da Breitbart è più che comprensibile. La conferma di tale lettura viene anche dai commenti rilasciati da Sarah Sanders, portavoce della Casa Bianca, secondo cui “Breitbart dovrebbe considerare di prendere le distanze da Steve Bannon”. Parole che pesano come macigni nei confronti dei vertici di un sito d’informazione notoriamente vicino alle posizioni ultraconservatrici di cui questa amministrazione si fa portavoce.
La possibile uscita da Breitbart News sarebbe un duro colpo per l’ex stratega e potrebbe rappresentare il definitivo tramonto della sua parabola politica, qualora effettivamente i vertici decidessero di estrometterlo dalla direzione.
Il sito d’informazione è un fortissimo strumento di orientamento politico e rappresenta il punto di riferimento per l’elettorato di estrema destra, ultraconservatore e alternativo al partito repubblicano, che ha dato legittimazione e forma alla campagna trumpiana, portando il tycoon di New York allo Studio Ovale. La messa in discussione di Steve Bannon, che rappresenta a oggi la firma più importante e una delle voci più ascoltate di Braitbart, segnerebbe una lacerazione profonda anche all’interno di quell’elettorato originariamente unito nel sostenere Trump al grido di “Make America Great Again”.
La tensione è alta e lo schieramento di fuoco disposto dall’amministrazione nei confronti del polverone sollevato dal libro non è di poco conto. È di queste ore la notizia di un tentativo estremo di bloccare l’uscita dei capitoli del libro con le indiscrezioni attribuite a Steve Bannon, anche attraverso vie legali. È la strategia del “cease and desist”, che Trump ha sfoderato per intimorire l’ex amico e supporter.
La fine dell’amicizia e del rapporto di stima con il presidente potrebbe dunque costare a Bannon molto più di quanto potesse immaginare.