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Spie e segreti da rubare. Ecco la Cia secondo Mike Pompeo

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A un anno esatto dal suo giuramento nelle mani del presidente degli Stati Uniti, il direttore della Cia, Mike Pompeo, è intervenuto all’American Enterprise Institute di Washington in un confronto sui temi di maggiore interesse per l’intelligence americana nel 2018. L’intervento è stato un vero e proprio omaggio all’anima più profonda e pura dell’agenzia, un’anima devota a carpire segreti e difendere la sicurezza nazionale degli USA grazie al lavoro sul campo di uomini e donne, il cui contributo è sempre più prezioso e di gran lunga superiore rispetto all’utilizzo degli asset tecnologici.

La Cia dell’era Pompeo si riappropria con orgoglio della sua vocazione originaria: humint e spionaggio tornano ad essere sinonimi e delineano un ritratto dell’agenzia più cinico e per molti aspetti aggressivo che nel recente passato.

Pompeo non usa mezze misure nel definire l’atteggiamento con cui porta avanti il suo mandato: “La nostra missione è quella di rubare segreti ed è ciò che facciamo con orgoglio ogni giorno attraverso il lavoro incommensurabile di uomini e donne che in silenzio sacrificano la propria vita per la sicurezza dei cittadini americani. Continueremo a rubare segreti senza mai chiedere scusa per questo”.

Nelle riflessioni di Pompeo la Cia torna ad essere “la prima linea nella difesa degli interessi nazionali americani” e si fa esecutrice del realismo che ha sinora caratterizzato la politica estera e di sicurezza dell’amministrazione Trump: “Sin da quando ho assunto l’incarico di direttore, ho voluto riportare nel nostro lavoro il richiamo all’azione e alla concretezza che Donald Trump ha più volte menzionato nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca. Nel rispetto del nostro mandato, facciamo di tutto per raggiungere i nostri obiettivi e meritare la fiducia del popolo americano”. Tale richiamo alla concretezza si è tradotto in una sburocratizzazione dei meccanismi decisionali che – secondo Pompeo – negli ultimi anni avevano reso più farraginose le operazioni sul campo.

Ancora, il direttore ha voluto sottolineare l’allineamento della Cia con l’agenda dell’amministrazione: “Seguiamo le stesse priorità del Segretario di Stato e del Segretario della Difesa”. L’accenno a Rex Tillerson, unico nell’arco di tutto l’intervento, è stato asettico e neutrale. Nessun riferimento ulteriore alla sua possibile successione al Dipartimento di Stato, di cui tanto si continua a parlare in questi giorni.

Anche nella definizione del fabbisogno informativo che definisce la raccolta d’intelligence richiesta dal decisore politico, Pompeo dimostra concretezza e linearità. L’agenzia è impegnata a carpire preziose informazioni sulla Corea del Nord, sull’Iran e si dedica strenuamente alla lotta al terrorismo di matrice fondamentalista ma non abbassa l’attenzione su competitor quali Russia e Cina. Con riferimento a Pechino, ancora bruciano le ferite causate dalla perdita di uomini per il tradimento di un ex collaboratore dell’agenzia. Sotto questo profilo Pompeo fa sapere che crescerà l’aggressività nelle operazioni di counterintelligence e che non si ripeterà una situazione simile.

Interrogato su quali siano le priorità strategiche che prevede per i prossimi anni, il direttore non ha perso l’occasione per richiamare l’attenzione su fenomeni che ordinariamente passano sotto silenzio nella comunità internazionale: il riassetto di Al Qaeda, che potrebbe trovare nuova forza dalle ceneri dello Stato Islamico, e il pericolo di destabilizzazione in alcune aree del mondo tra cui non solo l’America meridionale ma anche i Balcani.

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