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Anche la Russia divide Rogers (Nsa) e Trump

Che tra la Casa Bianca e il numero uno uscente dell’Nsa e dello Us Cyber Command, Mike Rogers (nella foto), non corresse buon sangue lo si era già capito quando l’ammiraglio aveva comunicato le sue dimissioni, esecutive entro la primavera (già scelto il suo successore, il general Paul Nakasone). Oggi, arriva una nuova conferma: davanti ai componenti del Comitato Forze Armate del Senato, l’alto ufficiale ha detto che il presidente americano Donald Trump non gli avrebbe dato, nemmeno attraverso il segretario alla Difesa, l’autorità necessaria per interrompere le presunte ingerenze di Mosca alla fonte.

L’ATTEGGIAMENTO RUSSO

Difendendo il proprio lavoro, Rogers ha aggiunto che ciò non significherebbe che gli Stati Uniti non stiano facendo nulla in risposta alle campagne di disinformazione russe. Piuttosto, ha aggiunto di stare prendendo provvedimenti che rientrano nella sua autorità di comando, ma che tuttavia gli Stati Uniti non hanno scelto di impegnarsi in alcuni degli stessi comportamenti a cui hanno assistito, ovvero non starebbero ripagando Mosca della stessa moneta. E questo, secondo Rogers, significa che la Russia “non ha pagato un prezzo sufficiente per cambiare il suo comportamento”, ha aggiunto.

LO SCENARIO

Le parole di Rogers giungono in pieno caso Russiagate e dopo i nuovi allarmi sull’attivismo informatico della Russia, che nel corso del prossimo anno rappresenterà, secondo l’intelligence Usa, una delle maggiori minacce cyber per la sicurezza del Paese.​



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