Mentre il quadro politico istituzionale ancora cerca un equilibrio dopo i risultati del voto, il Movimento 5 Stelle muove un ulteriore passo verso un governo a 5 Stelle. Sul blog di riferimento del Movimento, infatti (ilblogdellestelle.it), Lorenzo Fioramonti, indicato come possibile ministro dello Sviluppo economico da Luigi Di Maio, ha scritto un post con cinque punti per “costruire l’Italia ad alta Qualità della Vita che abbiamo sempre sognato”. Ecco quali sono.
I 5 PUNTI DI FIORAMONTI
“Un governo del Movimento 5 Stelle non è più utopia – scrive Fioramonti -, ma una concreta possibilità”, ed è con questa consapevolezza che propone “le priorità” del Movimento per andare in questa direzione. “L’Italia – scrive in conclusione Fioramonti – può offrire al resto del mondo una visione pionieristica dello sviluppo, dove a contare sia la Qualità della Vita complessiva e non solo parametri di produzione incompleti come il Pil”. Tra le priorità, la creazione di una “Banca pubblica” per gli investimenti, il decentramento energetico, abbassamento di Irpef e Irap, abolizione di spesometro, redditometro e studi di settore.
Ecco cosa si legge sul post:
1) mettere al centro dell’economia lo Stato Innovatore, che indirizzi lo sviluppo del Paese nei settori strategici attraverso maggiori investimenti, corregga gli squilibri della finanza speculativa ed eroghi direttamente parte del credito alle imprese per mezzo di una Banca pubblica
2) trasformare la politica industriale del Paese nella direzione dell’economia circolare, delle fonti rinnovabili e del decentramento energetico (autoproduzione e autoconsumo di energia)
3) sostenere la domanda interna e le micro, piccole e medie imprese che investono localmente, abbassando la pressione fiscale (Irpef, Irap) e semplificando il rapporto dei contribuenti con l’Agenzia delle Entrate (abolizione di centinaia di leggi dannose come lo spesometro, il redditometro e gli studi di settore)
4) creare, grazie ai tre pilastri precedenti, centinaia di migliaia di posti di lavoro stabili, in settori ad alto valore aggiunto e quindi ad alti salari
5) incidere sul debito pubblico grazie alle maggiori entrate derivanti dalla crescita occupazionale e allo spostamento di decine di miliardi di spesa improduttiva su voci di bilancio ad alto rendimento
IL PROGRAMMA SUL SITO DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Per approfondire i 5 punti schematizzati sul post del Blog delle Stelle, si può consultare anche il programma “Sviluppo economico” pubblicato sul sito movimento5stelle.it. In un documento di sette pagine, vengono specificati obiettivi e proposte del Movimento per il futuro sviluppo dell’Italia. La premessa è il cambiamento diparadigma alla base del cosiddetto benessere di una nazione, come ad esempio il Pil. Come più volte sottolineato dallo stesso Fioramonti, la misurazione del benessere di una nazione non può “essere esclusivamente rilevato da un indice quale il Pil”, si legge sul programma, “poiché non rispecchia in alcun modo il benessere del Paesee si basa su un assioma non veritiero, ossia che il benessere umano sia direttamente proporzionale alla cosiddetta crescita economica”. L’obiettivo è dunque “necessario basare lo sviluppo economico del Paese su dei principi che prendano in conto il flusso materiale nel ciclo di produzione e consumo, con un utilizzo razionale delle risorse naturali col fine di garantire uno sviluppo sostenibile nel tempo”. “Parallelamente a questo – si legge ancora -, occorre utilizzare misuratori economici del benessere umano, creando un nuovo modello di misura che tenga conto dei limiti posti dal modello lineare e sia proporzionato misurando il benessere effettivo e non meramente analitico, mediante i cosiddetti indicatori di benessere economico e sostenibile (BES)”. A questo, si aggiunge la volontà di “incentivare ulteriormente lo sviluppo tecnologico delle imprese italiane”.
LE PROPOSTE: STATO, DEREGOLAMENTAZIONE, INDUSTRIA 4.0
Tra le proposte per il rilancio economico dell’Italia si prevede un maggiore protagonismo dello Stato negli investimenti. “Le aziende dove lo Stato è azionista di maggioranza devono, infatti, svolgere un ruolo fondamentale nello sviluppo del Paese dal punto di vista della ricerca , dell’applicazione delle migliori pratiche, della spesa per investimenti e per il rilancio del Paese attraverso l’innovazione tecnologica sul territorio nazionale, con lo sviluppo di annesse opportunità occupazionali”. “Intendiamo riprendere in esame il Trattato di Maastricht, di Lisbona e il cosiddetto “fiscal compact” – si legge ancora -, i quali vincolano lo sviluppo economico e impongono la riduzione del debito. Si tratta di riportare la sovranità, che si è spostata nei mercati, all’interno degli stati nazionali, poiché è il diritto che deve prevalere sull’economia e non viceversa”. La creazione di una economia circolare è al centro del programma pentastellato, e per raggiungerla si propone il contrasto nei confronti di “una serie di barriere che devono essere contrastate con precise azioni normative” come “le asimmetrie informative, le priorità di business, le barriere di mercato, le abitudini e la cultura, le barriere geografiche, di sviluppo infrastrutturale, le barriere tecnologiche e i limiti imposti dalla regolamentazione”. L’Industria 4.0 è un altro cardine del programma pentastellato, che necessita di “sburocratizzazione”, “riduzione degli oneri fiscali”, promozione del “lavoro sinergico tra imprese, pubblica mministrazione, mondo dell’università e della ricerca, sviluppando modelli virtuosi di smart cities”, sviluppando allo stesso tempo “nuovi modelli di welfare per attutire l’impatto sociale della nuova “rivoluzione industriale” e prevenire le conseguenze dell’impiego sempre più ampio di soluzioni di robotica”.
MADE IN ITALY, SPRECHI E PIL
Il Made in Italy deve tornare ad avere “un ruolo fondamentale nell’era della globalizzazione”, si legge nel programma, in cui si sottolinea che proprio la globalizzazione deve essere gestita in modo da protggere i posti di lavoro, ma senza creare uno strappo col tessuto internazionale e degli scambi. Allora, si prevedono misure “anche dal punto di vista legislativo” che proteggano le realtà virtuose, pur chiarendo la corretta informazione sulla provenienza dei prodotti. Tra le varie misure anche la messa in discussione di alcuni vincoli con l’Ue: “Sarà indispensabile affrontare con coraggio un duro confronto internazionale per liberarsi dalle catene dei vincoli numerici, economici e giuridici ingiusti imposti dai trattati sottoscritti con l’UE”, si legge, per rendere il modello italiano più sostenibile e, potenzialmente, esportabile.
La riduzione del rapporto debito pubblico e Pil è tra le priorità di Lorenzo Fioramonti. Come farlo? “Maggiori investimenti pubblici ad alto moltiplicatore e crescita dell’occupazione al fine di far crescere l’economia e quindi il PIL unitamente ad un a drastica riduzione delle spese improduttive e degli sprechi di denaro pubblico
e la lotta all’evasione fiscale”, si legge nel programma, da portare avanti attraverso “un mix intelligente di maggiori investimenti produttivi e di taglio agli sprechi nella spesa pubblica”.