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Economia circolare? Business sostenibile, innovativo e competitivo. Parola di Starace

L’Italia ha un primato, quello dell’economia circolare. E non è poca cosa in tempi di abbandono al carbone e ai carburanti fossili, in favore dell’energia verde. Perché checché se ne dica, lo Stivale quanto a green economy è ben messo. La prova è nelle considerazioni emerse oggi nella sede del gruppo Enel, dove il ceo, Francesco Starace (nella foto) si è confrontato con uno dei padri dell’ambientalismo italiano, Ermete Realacci, presidente della fondazione Symbola e della commissione ambiente della Camera, in occasione del dibattito 100 circular economy stories. Ovvero casi concreti di economia circolare in Italia.

Dai rottami metallici di Brescia agli stracci di Prato alla carta da macero di Lucca, l’Italia, povera di risorse, ha sempre praticato forme di uso efficienti, intelligenti e innovative della materia. Un modello di sviluppo non più lineare, dove gli scarti di un’impresa diventano la materia prima di un’altra e che ormai è diffuso in tutti i settori produttivi.

D’altronde, economia circolare significa, nel concreto, minori costi produttivi, minore dipendenza dall’estero per le risorse, maggiore competitività e innovazione, che intreccia anche le tecnologie dell’industria 4.0. Questa Italia di imprese, centri di ricerca, enti non profit, permette di ricostruire un profilo del made in Italy fatto di innovazione e sostenibilità e, soprattutto, più allineato agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. Tra i grandi Paesi europei, ha ricordato Realacci, “siamo infatti quello con la quota maggiore di materia circolare impiegata dal sistema produttivo: quasi un quinto del totale (18,5%), ben davanti alla Germania (10,7%) unico Paese più forte di noi nella manifattura”.

Secondo i dati Eurostat l’Italia, con 256,3 tonnellate per milione di euro prodotto, è il più efficiente tra i grandi Paesi europei nel consumo di materia dopo la Gran Bretagna (che impiega 223,4 tonnellate di materia per milione di euro e che ha però un’economia più legata alla finanza). L’Italia ha migliorato la sua performance rispetto al 2008 dimezzando il consumo di materia, facendo molto meglio rispetto alla Germania che, oggi, impiega 423,6 tonnellate di materia per milione di euro.

Di più. L’Italia è seconda in Ue per riciclo industriale con 48,5 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi avviati a recupero (dopo la Germania con 59,2 milioni di tonnellate ma prima di Francia, 29,9 t; Regno Unito, 29,9 t. e Spagna, 27t). Un recupero che fa risparmiare energia primaria per oltre 17 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, ed emissioni per circa 60 mln di tonnellate di CO2.

“L’economia circolare permette di creare nuovi modelli di business che integrano innovazione e sostenibilità come scelta strategica di competitività”, ha spiegato Starace. “Il rapporto presentato oggi dimostra che tra le 100 eccellenze dell’economia circolare in Italia non ci sono solo grandi imprese, ma anche piccole e medie realtà, istituzioni, associazioni, cooperative che hanno avuto la capacità di anticipare i tempi e di adottare pratiche e processi industriali virtuosi, sottolineando la competitività del sistema italiano anche in ambito internazionale e contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici”.

Il numero uno di Enel ha poi sottolineato come gli stessi impianti industriali possano avere anche una vita più lunga attraverso il riutilizzo degli scarti. “In oggetti che noi consideriamo vecchi ci può essere ancora valore. Tante cose da usare ancora, ancora e ancora. Negli anni passati tutto si poteva buttare perché c’era sempre il nuovo. Oggi invece no. Per questo reputo l’economia circolare una scelta strategica”.

Starace è poi intervenuto, conversando con i cronisti a margine dell’evento, anche sull’attuale situazione politica post-voto. Mostrando una certa calma. “Mi pare un po’ presto per farsi prendere la panico, abbiamo votato poco tempo fa. Diamoci il tempo di fare un governo”.

“Le cento eccellenze di questo rapporto descrivono un Paese che, nonostante i tanti problemi e ritardi, ha esperienze avanzate su temi cruciali come la sostenibilità ambientale, la gestione della scarsità delle risorse e il contrasto ai cambiamenti climatici”, ha precisato Realacci. “Queste cento storie ci raccontano di un’Italia che fa l’Italia e innova senza perdere la propria anima; ci parlano di un modello di economia e società più sostenibile e competitivo, più equo, che potrebbe rappresentare la risposta italiana alle questioni scottanti che il presente e il futuro pongono al Pianeta”.



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