Milano – C’è una sfida che più di tutte appassiona e allo stesso tempo impegna Terna, quella dell’interconnessione tra fonti energetiche di diversa natura. Piccolo passo inedietro. L’energia da fonte fossile, come il petrolio, ha gli anni contati. Il meccanismo che si è messo in moto con gli accordi di Kyoto è lento, ma inesorabile. E ora, tra Strategia energetica nazionale in Italia e accordi di Parigi, in Europa, l’avanzata delle rinnovabili è una certezza. Pena, mandare definitivamente in malora il pianeta. Non è un caso che proprio ieri il Gse abbia certificato la crescita strutturale dell’energia pulita in Italia (qui lo speciale di Formiche.net sul rapporto 2018).
Dov’è il problema? Semplice, continuare ad avere energia elettrica da fonti diverse che necessariamente hanno bisogno di reti diversi. Un conto è collegare una centrale a carbone, un altro è unire un parco solare a un paese, un quartiere. In buona sostanza, data per scontata la scomparsa delle fonti fossili, occorre far funzionare le rinnovabili, con un’infrastruttura all’altezza, moderna e flessibile allo stesso tempo. Perchè, va ricordato, c’è anche un problema di mobilità: a differenza dei siti per l’energia fossile, gli impianti rinnovabili possono sorgere ovunque, laddove ci sia mare, vento e sole. Per questo serve una rete malleabile, in grado di intercettare e collegare le centrali verdi che presto soppianteranno quelle vecchie.
Allora non è proprio un caso se Terna nel suo piano industriale aggiornato al 2022 (qui il focus con tutti i dettagli), preveda 2,8 miliardi (dei 5,3 totali programmati) dedicati allo sviluppo della rete elettrica nazionale “con interventi per incrementare le interconnessioni con l’estero, rafforzare le connessioni tra le zone di mercato e razionalizzare le reti nelle principali aree metropolitane del Paese”. Perchè la mission è proprio questa. Essere la prima società in Europa ad adattare la propria infrastruttura al cambiamento energetico in atto. E, se possibile, fare scuola.
Dando all’Italia anche una certa responsabilità nel sistema Europa, che inevitabilmente dovrà seguire la scia delle rinnovabili. Il piano, anche qui, è chiaro. “Tra i progetti che mettono l’Italia al centro del sistema nord continentale, balcanico ed euro mediterraneo, con l’obiettivo di aumentare la capacità di scambio transfrontaliera facilitando la progressiva integrazione dei mercati a livello continentale, tra tutte figurano quelle con Francia e Montenegro”.