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Abe da Putin per parlare di interessi economici comuni e strategia con Pyongyang

Stefanini, Russia, sanzioni putin

Ieri, a San Pietroburgo, il presidente russo Vladimir Putin ha accolto i due ospiti d’onore del forum economico internazionale: il francese Emmanuel Macron, e il premier giapponese Shinzo Abe.

Abe, ai giornalisti che lo hanno accompagnato in viaggio, ha detto di sperare di poter parlare “cuore a cuore” con Putin, un’espressione che guida i media nel racconto dell’incontro, e poter trovare una soluzione durante il faccia a faccia per la disputa che risale alla Seconda guerra mondiale sulle isole Kuril (nel Pacifico), dove dal 2016 i due paesi hanno in piedi progetti economici congiunti.

Tokyo punta a fare progressi verso un trattato di pace per porre fine alla decennale contesa territoriale e a costruire nuove joint-venture commerciali, ma guarda alla Russia nell’ottica di un interesse più ampio.

Se il bilaterale con Macron ha come leva legata all’attualità la condivisione sulle preoccupazioni a proposito del futuro dell’Iran Deal (l’accordo sul programma nucleare iraniano, dopo la ritirata americana), nel caso di Abe il tema che può far da chiave ai colloqui è il dossier nordcoreano.

Da quando è iniziata la rincorsa diplomatica lanciata dal presidente sudcoreano, Moon Jae-in, quella che ha aperto la strada al dialogo con Kim Jong-un, il Giappone ha sempre tenuto la posizione più scettica tra gli attori interessati. Abe non ha feeling con Moon, e soprattutto Tokyo non ha mai creduto nella sincerità con cui Pyongyang sta affrontando i negoziati.

Ora che il presidente Donald Trump ha fatto saltare il vertice personale con Kim, per via sostanzialmente di una questione di poca fiducia nei confronti delle volontà del satrapo del Nord, Abe – che finora ha faticato ad allinearsi nel turbine di diplomazia armonica che avvolge (avvolgeva?) un dossier fino a pochi mesi fa delicatissimo e guerresco – si trova quasi nella posizione di forza di chi può dire il fatidico “ve l’avevo detto“.

Il premier giapponese – arrivato in Russia con un cucciolo di Akita, regalo simbolico per Alina Zagitova, la campionessa olimpica di pattinaggio delle Olimpiadi invernali di Pyeongchang (quelle della prima apertura di Moon) – ha trovato buona sponda in Putin. Il capo del Cremlino, non appena uscita pubblicamente la lettera con cui Trump comunicava a Kim di voler saltare il summit (previsto per il 12 giugno a Singapore), ha cercato di usare un atteggiamento rassicurante.

Con Abe parleremo di come cercare di eliminare le armi nucleari dalla penisola coreana, ha fatto sapere Putin, calcando un paio di questioni interessanti per il primo ministro giapponese. Tokyo vuole il coinvolgimento di altri attori perché sa che anche la Russia può creare pressioni economiche in grado di indurre la Corea del Nord a una decisione drastica (“anche” nel senso che oltre la Russia).

Inoltre c’è una sottile, non detta e non esternabile, linea profonda: i giapponesi soffrono una specie di gelosia (detto con le pinze) per la presenza americana in Corea del Sud, mentre l’hub del Comando del Pacifico è in Giappone; la denuclearizzazione completa della regione coreano significherebbe aumentare ancora l’intensità operativa dei vettori strategici americani sul territorio nipponico, con il conseguente rafforzamento di Tokyo.

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