In un momento cruciale per le istituzioni italiane, la Chiesa si schiera accanto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, “per la guida saggia e paziente con cui sta facendo di tutto per dare un governo all’Italia”. Un attestato di stima che arriva dal presidente della Cei Gualtiero Bassetti proprio nella giornata in cui il Capo dello Stato incontrerà i presidenti di Camera e Senato per ulteriori consultazioni, dopo l’incontro con Di Maio e Salvini di ieri, in cui è stato fatto il nome del premier dell’eventuale governo gialloverde: Giuseppe Conte. Bassetti, allora, aprendo in Vaticano i lavori della seconda giornata dell’Assemblea Generale dei vescovi italiani, ha sottolineato la vicinanza al Capo dello Stato, aggiungendo poi un messaggio alle forze politiche: “Ricordiamo a tutti come non basti nemmeno avere un governo per poter guidare il Paese”.
Per il presidente della Cei, “occorre, questo Paese, conoscerlo davvero, conoscerne e rispettarne la storia e l’identità”, un riferimento chiaro alla storia della Repubblica italiana e al contesto in cui siamo immersi: l’Europa unita, di cui l’Italia è cofondatrice e che non può essere messa in discussione, come sottolineato nelle scorse settimane dallo stesso Mattarella (qui i dettagli). “Anche la nostra Chiesa è attraversata da un respiro europeo – ha aggiunto Bassetti – e chi frequenta i nostri confratelli sa quanto le Chiese del Continente siano alla ricerca di idee e di entusiasmi per educare e favorire la crescita di un’etica pubblica”.
“Vecchi partiti si sono sgretolati, nuovi soggetti sono venuti sulla scena, ma nessuno può negare che nelle migliaia di Comuni italiani ci sono persone che senza alcuna visibilità e senza guadagno reggono le sorti della nostra fragile democrazia”, ha spiegato Bassetti, schierandosi accanto a tutti gli amministratori che si mettono al servizio della cosa pubblica. “Dobbiamo mettere tutta la forza che ci resta al servizio di chi fa il bene ed è davvero esperto del mondo della sofferenza, del lavoro, dell’educazione. Quello che ha sempre guidato i cattolici italiani – penso, ad esempio, al beato Giuseppe Toniolo – è stato un grande bisogno di distinguersi e di portare alta la divisa evangelica pure in politica”. La storia della Chiesa italiana, ha aggiunto ancora, “è stata una storia importante anche per la particolare sensibilità per l’aspetto politico dell’evangelizzazione: nessuna Conferenza episcopale come la nostra possiede un tesoro così ricco di documenti e di testimonianze. Dobbiamo esserne fieri, ma soprattutto è venuto il momento di interrogarci se siamo davvero eredi di quella nobile tradizione o se ci limitiamo soltanto a custodirla, come talvolta si rischia che avvenga perfino per il Vangelo”.
Il Paese attraversa “una fase delicata” e “non sarebbe difficile dar fiato a una serie di preoccupazioni, a fronte delle difficoltà in cui si dibatte la nostra gente, a causa di una crisi economica decennale”, ha sottolineato il presidente della Cei. “Non sarebbe difficile nemmeno osservare – ha aggiunto – come a tale stato di prostrazione sia venuto associandosi un clima di smarrimento culturale e morale, che ha prodotto un sentimento di rancore diffuso, di indifferenza alle sorti dell’altro, di tensioni e proteste neanche troppo larvate. Non sarebbe, infine, difficile riconoscere pure che un simile disagio sociale ha avuto effetti pesanti anche in politica, effetti visibili nella situazione di stallo e di confusione di ruoli che ha segnato l’avvio di questa Legislatura”. “Ma non credete – ha chiesto Bassetti ai vescovi – che anche nel contesto attuale ci siano ragioni fondate per dire che la partita non è persa? Non credete che le radici siano buone e il Paese più sano di come spesso lo si dipinga?”.
“La fede non può essere fumo, ma fuoco nel cuore delle nostre comunità. Credo che, con lo spirito critico di sempre, sia giunto il momento di cogliere la sfida del nuovo che avanza nella politica italiana per fare un esame di coscienza e, soprattutto, per rinnovare la nostra pedagogia politica e aiutare coloro che sentono che la loro fede, senza l’impegno pubblico, non è piena”. “Sono molti, sono pochi? Ancora una volta, non è questione di numero, ma di luce, lievito e sale: ogni società vive e progredisce se minoranze attive ne animano la vita spirituale e si mettono al servizio di chi nemmeno spera più”, ha aggiunto il cardinale di Perugia.
Il ruolo dei cattolici e del centro politico è anche la base della riflessione di Francesco Occhetta su Cività Cattolica. “Il “centro” e la cultura della “centralità” – spiega Occhetta – non sono un (nuovo) partito, ma sono ossigeno per il sangue del sistema politico; non sono utopia, ma l’insieme delle politiche generative dei territori, ispirate dai princìpi costituzionali e, per i credenti, dai princìpi della dottrina sociale della Chiesa”. A guidare la riflessione, l’insegnamento di Luigi Sturzo, citato più volte nel testo fino alla conclusione: “Quando la folla ti applaude, pensa che la stessa folla potrà divenire avversa, non inorgoglirti se approvato, né affliggerti se osteggiato. La politica è un servizio per il bene comune”. Un richiamo alla responsabilità, conclude Occhetta,una “sfida che risuona anche per la Chiesa in Italia che, sulla spinta del pontificato di Francesco, desidera rilanciare la politica con la ‘P’ maiuscola, che in controluce illumina la ‘S’ di servizio”.