Israele-Cipro-Grecia accelerano sul nuovo hub in una macroregione assolutamente peculiare per le sorti del vecchio continente. Entro il 2018 sarà operativo il nuovo progetto Eastmed. L’ufficialità in occasione del quarto vertice trilaterale in soli due anni e mezzo: da Nicosia viene avviato l’iter per il vettore sottomarino che rende l’Europa più indipendente e anche capace di una differente e conseguente politica industriale.
Dai giacimenti di gas naturale di Israele il nuovo gasdotto attraverserà Cipro, la Grecia, poi Italia e quindi arriverà nell’Europa occidentale. Netanyahu, Tsipras e Anastasiades si dicono certi che l’accordo sarà firmato entro dicembre.
EASTMED
Il gasdotto sottomarino diventerà il più esteso e più profondo al mondo: profondo 3 chilometri e lungo 2.100, per un costo di 7 miliardi di dollari. In sostanza il progetto garantirà il mercato europeo per il gas israeliano e cipriota e aumenterà la sua competitività nel mercato globale del gas naturale. Inoltre da un punto di vista geopolitico migliorererà la sicurezza energetica dell’Europa diversificando definitivamente le sue fonti di energia. Il prossimo trilaterale per valutare i progressi del progetto è previsto per il prossimo anno a Beersheba, una delle più grandi città cyber del mondo. “Costruire ponti tra i popoli” è stato il ritornello del trilaterale a cui hanno preso parte il presidente cipriota Nicos Anastasiades, il premier greco Alexis Tsipras e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, per un puzzle che “si completa” con Egitto e Italia.
Nella dichiarazione congiunta dei tre leader si possono leggere i principi che accompagneranno tutte le fasi del progetto e che ne spiegano analiticamente gli obiettivi: “Accogliamo con favore le riunioni quadrilaterali dei nostri ministri competenti e dell’Italia, con la partecipazione della Commissione europea, che si sono svolte a Tel Aviv il 3 aprile 2017 e a Nicosia il 5 dicembre 2017. Questi importanti incontri hanno portato alla firma di un memorandum d’intesa sulla cooperazione nel progetto Eastmed e sull’impegno per il futuro, il prima possibile entro il 2018, un accordo intergovernativo che faciliti la promozione e l’attuazione del progetto”.
SCENARI
Nell’aprile del 2017 i ministri Carlo Calenda, Steinitz, Stathakis, Lakkotrypis, ed il commissario europeo per il clima, Miguel Arias Canete, si erano resi protagonisti della prima pietra del gasdotto, firmando in contemporanea il lancio ufficiale. Nel frattempo, però, la contingenza ha, se possibile, reso ancora più strategico l’Eastmed. In questi dodici mesi infatti si sono incrementate le frizioni con la Turchia (che ha appena ordinato sei sottomarini 214 dalla tedesca Thyssen) sulla zona economica esclusiva a Cipro, con le minacc di Ankara alla nave Saipem dell’Eni e a quella americana della Exxon.
Dal momento che il gas è il partner ideale delle rinnovabili per un’economia a basse emissioni, è stimato che entro il 2040 crescerà dall’attuale 22% al 25% della domanda globale di energia.
Anche grazie ai nuovi studi sul biometano, il gas sta diventando sempre più una fonte al 100% rinnovabile e a zero emissioni. L’obiettivo per l’Europa è una costante e progressiva decarbonizzazione con il contemporaneo obiettivo di risparmi annuio per 140 miliardi di euro.
Ecco perché il giacimento Leviathan nell’ambito del progetto Eastmed assume un ruolo altamente significativo se rapportato ai numeri del passato: le quantità di gas naturale che si trovano al largo delle coste di Israele sono molte volte superiori alle esigenze locali. Per questa ragione e in virtù del pricipio di decentramento della produzione, è diventato necessario trovare ulteriori fonti di domanda al di fuori del paese. Per la prima volta nella storia la posizione di Israele è stata invertita: da essere importatore di energia ha assunto il ruolo di potenziale esportatore, principalmente in due direzioni. L’Egitto dove scoperta dell’enorme giacimento di Zohr si intreccia alle nuove vie del gas e i paesi del versante Mediterraneo che fanno “squadra” nel progetto Eastmed.
Risale al febbraio scorso un altro accordo molto rilevante tra Tel Aviv e Il Cairo: Israele vende il gas all’Egitto dai suoi giacimenti in mare (Leviathan e Tamar) non solo al fine di incrementare le entrate fiscali ma anche per trasformare l’Egitto in un hub di gas naturale da cui l’energia verrebbe esportata in Europa e Asia.
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