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Dite a Conte che Trump rivuole il G8 con la Russia, ma non cede niente sulle sanzioni

Il pandemonio che si è creato intorno al governo italiano sugli annunci del primo ministro Giuseppe Conte a proposito delle sanzioni – legato al ruolo dirimente che queste hanno sul futuro della rotta che Roma vorrà seguire sulla propria politica estera – evidentemente non era abbastanza, e così il neo-premier ha deciso di rincarare la dose.

In uno dei suoi rari tweet (sette in tutto, per ora, ma d’altronde è fresco del social network) il presidente del Consiglio ha detto di essere d’accordo con Donald Trump sulla necessità di ri-inserire la Russia nel G7 – aspetto su cui i russi in realtà tengono un punto fermo dal 2017, confermato dall’onnipotente portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, poche ore fa: non ci interessa, “siamo focalizzati su altri generi di formati”.

In partenza per il Canada, anche Trump è passato sul tema Russia-G7, con una gran pennellata di pragmatismo: forse è il momento di dare una chance alla Russia e di re-introdurla nel sistema del vertice, ha detto il presidente americano – che lascerà in anticipo il meeting saltando la sessione sul clima formalmente perché impegnato a dirigersi a Singapore (dove avrà il summit col satrapo nordcoreano).

È una posizione in completo contrasto con la linea degli altri partecipanti, Italia esclusa, in cui si rimarcano le divisioni interne tra i partner, dopo tutto, che sono il marker centrale di questo G7. Per esempio: ieri Angela Merkel, poco prima di partire per il Canada, intervenendo nel dibattito al Bundestag, ha risposto a una domanda sul se reintegrare la Russia nel sistema multilaterale così: “L’annessione della Crimea è stata una lampante violazione del diritto internazionale. E questo giustifica l’esclusione della Russia dal G8”.

Un passo indietro: perché il meeting è tornato nella sua formula a sette? Perché la Russia ne è stata espulsa dopo l’annessione della Crimea e la guerra in Ucraina: si tratta di una delle misure punitive alzate contro Mosca per quelle attività malevole, insieme appunto alle sanzioni europee e americane.

I fatti dicono che Washington, al di là della dichiarazione di Trump, non ha nessuna intenzione di mollare un centimetro sulle misure sanzionatorie contro la Russia, e testimonianza ne è il fatto che praticamente a cadenza mensile ne alza di nuove. “Sono il peggior incubo della Russia” ha detto Trump, ma “abbiamo un mondo da gestire”. Pragmatismo. Piuttosto diverso dalle proposte italiane, insomma. Trump ha in testa di dialogare con Vladimir Putin senza accettare compromessi (che cosa pensa di fare invece il governo italiano? Diventare un vettore del Cremlino?).

D’altronde, come ricorda il direttore del Centro Studi Americani, Paolo Messa, in un tweet, la linea americana è quella ampiamente esternata dal segretario di Stato, Mike Pompeo, il funzionario che più di tutti rappresenta il pensiero dell’amministrazione Trump in questo momento: senza una forte identità transatlantica il dialogo con la Russia è impossibile.

Fabrizio Cicchitto, politico navigato, già presidente della Commissione affari esteri e comunitari della Camera, l’ha messa in modo piuttosto diretto sul suo blog sull’Huffington Post: “Ci troviamo di fronte a un autentico paradosso storico: sta riuscendo alla Russia, con un governo italiano molto spostato a destra, quello che non riuscì al Pcus con il più forte partito comunista dell’Occidente”. Mettere l’abolizione delle sanzioni nel primo intervento pubblico significa che “Putin ha una influenza sui partiti del governo che noi non conosciamo fino in fondo”, aggiunge su Repubblica.

Lia Quartapelle, deputata esperta di esteri del Partito democratico, è stata molto chiara l’altro ieri durante la dichiarazione di voto sulla fiducia a Conte alla Camera. Quartapelle ha detto, rivolgendosi al premier, che al di là delle parole d’intento, “l’atto qualificante con cui volete presentarvi sulla scena internazionale è quello di agire nel consesso europeo con lo scopo di togliere le sanzioni alla Russia”, una posizione che per la legislatrice Pd “isola l’Italia”, unico paese europeo a proporlo formalmente. Andare contro le sanzioni significa “legittimare il comportamento aggressivo della Russia […] accettare di fatto questo comportamento nell’ordine internazionale”.

Come ricordato sempre da Quartapelle, le sanzioni a cui l’Italia ha aderito colpiscono 150 oligarchi, politici e guerriglieri ucraini, imprese e banche, le major petroliferi, le grandi aziende militari russe: insomma, l’idea umanitarista con cui “avete indorato la pillola su questo primo passaggio di politica internazionale”, ha spiegato la deputata, non regge, “ma forse qualcuno deve restituire qualche favore a Mosca?”. La parlamentare del Pd si riferiva a un passaggio in cui Conte prometteva di rivedere la politica sanzionatoria che rischiava di “mortificare la società civile russa”.



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