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Ecco perché grazie a Eni l’Egitto può tornare a essere un Paese esportatore

L’Egitto continua a regalare belle sorprese a Eni. Dopo il mezzo annuncio della scorsa settimana, quando il ceo del gruppo Claudio Descalzi aveva paventato la possibilità di nuove scoperte nel Paese nordafricano, arriva un importante annuncio da parte della compagnia petrolifera. E cioè  una seconda scoperta a olio leggero nel prospetto esplorativo B1-X situato nel permesso di South West Meleiha, nel deserto occidentale egiziano, circa 130 chilometri a Nord dell’oasi di Siwa.

Il pozzo, il secondo perforato da Eni sui temi geologici profondi nel bacino del Faghur, è stato aperto alla produzione nelle arenarie della Formazione Dessouky con portate di 5.130 barili di olio equivalente al giorno di olio. Una scoperta che “conferma l’elevato potenziale esplorativo e produttivo delle sequenze profonde del bacino del Faghur”, hanno spiegato dal Cane a sei zampe.

Il dato di fatto è che l’Egitto sta diventando progressivamente per Eni uno dei baricentri dell’Exploration&production di Eni. Le ultime scoperte, al netto del maxi giacimento di Zohr, lo confermano. Così come le previsioni dello stesso gruppo, che in programma sempre in Egitto la perforazione di altri prospetti esplorativi limitrofi alle due scoperte già effettuate che potranno aprire un nuovo polo produttivo per Eni nel Paese.

Visione condivisa anche da Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia che, raggiunto da Formiche.net spiega come “le ultime scoperte rappresentano più che altro un ritorno dell’Egitto tra i protagonisti dell’esplorazione di Eni. Fin dal 1954, anno dello sbarco del gruppo in Egitto, il Paese ha rappresentato un punto fermo. Ora, prima con Zohr e poi con il bacino di Faghur questo ruolo è stato rinnovato e ribadito”. Tabarelli pone l’accento su due aspetti. “Innanzitutto oggi anche grazie ai successi di Eni si apre per l’Egitto la prospettiva interessante di diventare un Paese esportatore di energia. Certo, abbiamo dinnanzi un Paese dall’altissima domanda domestica di energia e quindi il processo di vocazione esportatrice sarà graduale”. Secondo tali operazioni “dimostrano la crescita di Eni nel cercare fonti e giacimenti, direi che sono diventati molto bravi”.

Qualche migliaia di chilometro più a Sud, in Mozambico, arrivano altre buone notizie per l’Eni. Mozambique Rovuma Venture, partecipata da ExxonMobil, Eni e Cnpc, ha infatti sottoposto al governo di Maputo il piano di sviluppo relativo alla prima fase del Progetto Rovuma Lng, che produrrà, liquefarà e commercializzerà il gas naturale dei giacimenti di Mamba situati nell’Area 4 nell’offshore del Mozambico.

ExxonMobil guiderà le attività di liquefazione del gas e la costruzione dei relativi impianti, mentre Eni guiderà lo sviluppo e la gestione delle attività relative all’upstream. Con l’avanzamento delle attività relative al Progetto Rovuma, sarà dedicato il massimo sforzo allo sviluppo di una forza lavoro locale e all’impiego di indotto operativo in Mozambico.

“Siamo soddisfatti di stare portando avanti il Progetto Rovuma, lavorando a stretto contatto con il governo del Mozambico e facendo leva sull’esperienza e la capacità di tutti i partner”, ha dichiarato Liam Mallon, presidente della ExxonMobil. “Lo sviluppo del progetto sta avanzando rapidamente”, ha invece dichiarato Stefano Maione, direttore del Mozambique Program per Eni. “La dimensione del progetto non soltanto ne evidenzia l’importanza in termini di investimento nel Paese, ma offre anche una grande opportunità per contribuire alla crescita economica e aprire nuove opportunità per il popolo mozambicano”.

 

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