Secondo alcune fonti del Washington Post, il presidente Donald Trump sarebbe molto frustrato dalla mancanza di progressi sul dossier nordcoreano. A differenza delle dichiarazioni pubbliche sui successi del vertice con Kim Jong-un e sul procedere spedito del percorso di denuclearizzazione che gli americani intendono intraprendere — ma su cui Pyongyang non è d’accordo — Trump privatamente avrebbe confessato il suo nervosismo con i più stretti collaboratori. Inaccettabile per il presidente che si professa artista del deal e che cerca con questo di sovvertire ordine e protocollo, dover accettare le previsioni degli esperti — inquadrabili nell’ottica trumpiana come una forma di establishment da scardinare e confutare — che annunciavano un percorso complesso.
I negoziatori americani che hanno proseguito i contatti dopo il vertice di Singapore lamentano che la controparte inviata da Pyongyang è fatta da diplomatici abili nel nascondere le carte: fanno saltare appuntamenti e riunioni, bluffano, provocano, ci sono difficoltà anche nel mantenere le comunicazioni di base. Non è una novità: la storia insegna che ogni genere di negoziato col Nord finora è andato così.
Una decina di giorni fa, infatti, i nordcoreani hanno dato buca agli americani a una riunione convocata sul territorio neutro del 38esimo parallelo (la linea di pace che divide le due Coree). Si doveva parlare del ritorno in patria dei corpi dei soldati statunitensi caduti durante la Guerra di Corea, una cosa su cui Trump ha speso parte della sua propaganda pre e post Singapore. La riunione s’è tenuta dopo tre giorni in Corea del Nord, le salme potrebbero tornare presto (la data da tenere d’occhio è il 27 luglio, per i 65 anni dall’armistizio), ma Pyongyang ha agito da bullo, sottolineando che si sente in mano il pallino di questo genere di contatti.
Ancora, per esempio: quando il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, è tornato in Corea del Nord per la prima volta dopo l’incontro tra i due leader, è rientrato a Washington a bocca asciutta. Nessun progresso, negato un incontro con Kim — “Segnale evidente di raffreddamento dei rapporti”, ha spiegato la giornalista esperta di Asia Giulia Pompili nella newsletter specialistica “Katane”, che cura per il Foglio. Di più: appena Pompeo è tornato negli Stati Uniti l’agenzia stampa del regime l’ha definito “un gangster” che tratta da bullo la denuclearizzazione. Una fonte della Cnn aveva rincarato la dose dicendo che la visita “peggio non sarebbe potuta andare” — ma il segretario ha mantenuto la calma e ha detto, con maggiore misura della Casa Bianca, che il lavoro è lungo e complicato, ma i segnali sono positivi.
Il lavorio diplomatico però non fa per Trump, che pensava di portare a casa un successo business-like in poco tempo da sbattere in faccia al mondo. A quanto pare invece, chi si lanciava in candidature per il Nobel per la Pace all’americano, dovrà attendere. Secondo quanto detto alla Cnn (si cita da Katane, ndr) da Cheon Seong Whun, ora analista un tempo ex dipendente del governo sudcoreano (nel ministero dell’Unificazione), l’incontro tra Trump e Kim è stato “un enorme errore politico”, perché “i nordcoreani capiscono perfettamente i punti deboli dei politici occidentali che stanno cercando di arrivare a un accordo con loro: devono sembrare ottimisti”. Anche per questo Pompeo non ammetterà mai di aver fatto un errore, dice Cheon.
Di più: l’intelligence americana ha segnali secondo cui i nordcoreani stanno aumentando la produzione di uranio arricchito e sostiene che di fatto non hanno ancora rinunciato a niente del loro programma nucleare (un sito dismesso era praticamente reso inagibile dai ripetuti test tenuticisi); anche se Trump ha detto pubblicamente che non sono più una minaccia. Inoltre, dicono i funzionare al WaPo, le agenzie sono preoccupate perché temono che il Presidente stia ignorando i loro segnali: ci sono briefing giornalieri, perché Trump è intrappolato nel dossier (per ragioni di immagine e contenuto), ma mentre la scorsa estate esaltava il valore dei report sui movimenti atomici del Nord per dare fondamento alle sue minacce militaresche, adesso che ha come paranoia i negoziati segnalazioni simili le ignora.