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Trump ha ragione sul Tap. Tabarelli spiega perché è strategico

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Il gasdotto Tap è fondamentale per la differenziazione energetica, serve all’Italia – e non solo – per non dipendere dal gas russo senza il quale la penisola rimarrebbe senza riscaldamento né luce se la Russia chiudesse i rubinetti del gas. Lo spiega a Formiche.net Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e professore all’Universitá di Bologna e al Politecnico a Milano, dopo le parole di Giuseppe Conte da Washington – “Ho prospettato la piena consapevolezza del mio governo che è un’opera strategica per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico del nostro paese e del Mediterraneo” – che ha incassato l’appoggio del presidente Usa Donald Trump (“Vorrei vedere qualcosa di competitivo. Spero che riuscirà a farlo e completarlo”).

Conte da Trump ha detto che Tap è un’opera strategica. Perché è così importante per gli Stati Uniti e l’Italia?

Perché finalmente si realizza il corridoio sud, l’affrancamento, parziale, dalla dipendenza dell’Europa dal gas Russo. Nel 2017, con le sanzioni sulla Russia in corso dal 2014, le importazioni dell’Europa dalla Russia hanno raggiunto un nuovo picco storico, oltre il 40% dei consumi finali. Non ci vuole un grande stratega per dire che la dipendenza è eccessiva.

Di che vantaggi si parla per l’approvigionamento energetico italiano con il Tap?

Oltre alla sicurezza, i vantaggi saranno anche di prezzo. Finalmente arriverà del gas che non sarà legato nei contratti al prezzo del petrolio, che ha una tendenza ad essere molto instabile, in particolare al rialzo. Poi rappresenta più competizione, già in queste ore. Sono in rinegoziazione contratti con l’Algeria che ovviamente sarà costretta a fare condizioni migliori se c’è Tap.

Dal governo sono arrivate posizioni diverse: il ministro Barbara Lezzi ha detto “Il gasdotto Tap non è un genere di investimento che serve né al Salento né alla Puglia né all’intera Italia”, smentendo il Presidente Mattarella e il ministro degli Esteri Moavero, ma venendo smentita a sua volta dal premier in viaggio negli Usa. Cosa dovrebbe fare il governo?

Innanzitutto rispettare gli impegni presi in precedenza dall’Italia su cui, anche non essendo d’accordo, non si può tronare indietro senza compromettere l’affidabilità del sistema Italia.

Il presidente Azero, durante la visita di Mattarella in Azerbaijan, ha lanciato un messaggio: ci sono altri Stati che subentrano se l’Italia non vuole più il Tap, ma le penali saranno alte. Al di là delle cifre, i danni per l’Italia saranno anche di credibilità?

Soprattutto di credibilità. Siamo un paese al centro del Mediterraneo, parte storica integrale dell’Unione Europea, vicini al Nord Africa e al Vicino e Medio Oriente. Abbiamo una responsabilità strategica nell’energia e nella politica e il Tap è il punto su cui misurare questa capacità.

Nei giorni scorsi è stato sostenuto da parte di autorevoli esponenti che parte del gas importato dal Tap potrebbe essere utilizzato per accelerare il risanamento dell’Ilva, oltre a contribuire all’approvvigionamento energetico dello stabilimento. Il terminale, d’altronde, non è così lontano da Taranto. Condivide questa lettura?

No. Convertire Taranto a gas è troppo costoso, sia per gli investimenti sia per il costo del gas. Il preridotto a cui alcuni si ispirano per l’Ilva è una tecnologia poco diffusa è fattibile solo dove il gas costa pochissimo, un terzo di quello importato in Italia. Snaturerebbe gli impianti Ilva fatti per funzionare a carbone con il minerale vergine che permette di fare acciaio di altissima qualità.

Uno dei vantaggi del Tap sarebbe senza dubbio quello aumementare l’indipendenza italiana dalla Russia. In caso di blocco russo sulle forniture, l’Italia avrebbe una fonte alternativa. Senza considerare la possibilità di aumentare gli stoccaggi di gas, gestiti dalla stessa Snam che è azionista del Tap. Come la vede?

La Russia è sempre stato un ottimo fornitore, affidabile, e non ha mai voluto interrompere. Tuttavia, i problemi ci sono stati, nel 2006 e nel 2009, soprattutto per il transito in Ucraina. Noi senza gas russo non ce la possiamo fare, non abbiamo alternative. Possiamo durare per circa un mese, ma poi rimarremmo al freddo, ma soprattutto senza luce. L’Italia è il paese fra quelli industrializzati che più dipende da gas importato per la generazione elettrica. Le rinnovabili da sole per il momento non ce la fanno, in particolare se chiuderemo anche le centrali a carbone.

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